IL MINISTERO DEGLI INTERNI E’ SENZA SOLDI PER GESTIRE IMMIGRATI E PENTITI: LO AMMETTE PERSINO MANTOVANO
A FINE GIUGNO FINIRANNO I SOLDI PER I COLLABORATORI DI GIUSTIZIA MENTRE NON SI HANNO NOTIZIE PER GLI INTERVENTI SULL’EMERGENZA IMMIGRAZIONE, I CUI COSTI VENGONO SCARICATI SUL DIPARTIMENTO GIA’ GRAVATO DAI TAGLI… SPARITI 19 MILIONI IN TRE ANNI: ECCO IL DETTAGLIO DEI TAGLI ALLA SICUREZZA
Immigrati e pentiti, Mantovano ammette “Il Ministero sta finendo i soldi”
“Mancano i fondi per la gestione dei pentiti, con lo stanziamento del 2011 si riuscirà appena a superare il semestre”.
A lanciare questo allarme è stato Alfredo Mantovano, il sottosegretario dell’Interno che nei giorni scorsi s’è dimesso (per poi ritirare le dimissioni) per contrasti con la politica governativa sull’immigrazione.
Mantovano, davanti a tutti i segretari nazionali dei sindacati di polizia che lo incalzavano chiedendogli quante risorse il governo fosse intenzionato a stanziare per l’emergenza immigrazione, ha risposto così: “Sappiate che il problema della mancanza dei fondi c’è. Io lo sto vivendo in prima persona come presidente della Commissione pentiti: rischiamo di non arrivare alla fine dell’anno”.
È la prima volta che un governo, da quando i “pentiti” sono diventati un’arma fondamentale per l’aggressione alle mafie, si trova in crisi di liquidità addirittura per la gestione dei collaboratori di giustizia.
“Sì, è vero – ha confermato Alfredo Mantovano – il problema c’è, ma stiamo lavorando per risolverlo. Cercheremo di attingere al Fug, il Fondo unico giustizia”.
I pentiti sono circa 900, i loro familiari intorno ai tremila, un’ottantina i testimoni di giustizia e 300 i loro parenti.
Per capire il perchè dell’allarme del sottosegretario dell’Interno, basta osservare il trend delle spese per collaboratori di giustizia (in discesa negli ultimi anni dopo il picco di 70 milioni del 2006): 53 milioni nel 2009, 49 milioni nel 2010, 34 milioni nel 2011.
Un taglio nell’ultimo triennio di 19 milioni.
“È facile immaginare – commenta Enzo Letizia, segretario dell’Associazione funzionari di polizia – che non si possa arrivare alla fine dell’anno con il 35 per cento di risorse in meno rispetto a tre anni fa”.
Claudio Giardullo, segretario del Silp-Cgil, ricostruisce l’incontro con Mantovano: “Sono stato io a porre il caso dell’immigrazione perchè è inaccettabile che il governo la consideri una emergenza europea, e poi scarichi i costi solo sul dipartimento di Pubblica sicurezza. Volevo sapere se Palazzo Chigi fosse intenzionato a prevedere risorse specifiche perchè con i tagli di Tremonti abbiamo già raschiato il fondo”.
Franco Maccari, del Coisp: “Mantovano ha fatto una battuta, “coi pentiti, ha detto, fra un po’ dovremo fare come per gli immigrati, e chiedere che gli altri Stati europei se ne prendano un po’ per uno”.
Enzo Letizia: “Il sottosegretario ci ha riferito che le risorse finanziarie per i pentiti non sono sufficienti per arrivare alla fine del semestre. Per quanto riguarda l’emergenza Libia, ci ha detto che “siamo solo all’inizio””.
Giuseppe Tiani: “Mantovano era amareggiato, ad un certo punto ha commentato: “Ragazzi, anche con il fondo dei pentiti fra un po sarò costretto a dire i fondi sono finiti, prendeteveli voi che non so più come fare”.
Non sono mancate le reazioni nel mondo della giustizia e in quello politico.
Pier Giorgio Morosini, gip antimafia a Palermo: “Al di là della politica dei proclami e degli annunci rispetto all’azione antimafia, i fatti concreti per dimostrare che si fa davvero sul serio si manifestano anche attraverso una oculata politica di gestione dei fondi da dedicare a tutte le strutture di sostegno dell’azione anticriminalità . Il caso dei fondi per i collaboratori di giustizia è uno dei punti più importanti e delicati di questa politica di reperimento delle risorse in vista del contrasto alle mafie. Ai ministri della Giustizia e dell’Interno vorrei dire: meno proclami e più azioni concrete”.
Per il leader dell’Italia del valori, Antonio Di Pietro, il taglio al comparto sicurezza e giustizia “non può essere solo una esigenza di ristrettezze economiche, ma è una precisa scelta ideologica e programmatica del governo finalizzata non alla lotta al crimine, ma a rendere più difficile la lotta al crimine. Tagliare i fondi per i pentiti significa mettere il bastone tra le ruote agli operatori di giustizia sia sul piano della repressione che della prevenzione. È come togliere il bisturi al chirurgo”.
Le parole di Maroni secondo cui questo è il “governo che più di ogni altro ha combattuto la mafia” vanno ribaltate: questo è il governo che più di ogni altro ha tagliato fondi per la lotta alla mafia.
Ecco gli altri tagli alla sicurezza che stanno creando difficoltà al Dipartimento di Polizia.
Acquisto automezzi: 40 milioni nel 2009, 45 nel 2010, e 31 nel 2011. Manutenzione automezzi: 60 milioni nel 2009, 59 nel 2010, 41 nel 2011.
Fondo funzionamento Dia: 18 milioni 2009, 17 milioni nel 2010, 15 nel 2011. Missioni interno (pedinamenti, appostamenti, cattura latitanti): 20 milioni nel 2009, 22 nel 2010, 15,5 nel 2011.
Missioni estero (indagini all’estero): 9 milioni nel 2009, 9 nel 2010, 6 nel 2011. Fondo riservato traffico stupefacenti (pagamento fonti): 800 mila nel 2009, 800 mila nel 2010, 500 mila nel 2011.
Fondo riservato lotta alla delinquenza: 1 milioni nel 2009, 1 milione nel 2010, 600 mila nel 2011.
Affitti: 154 milioni nel 2009, 152 nel 2010, 84 nel 2011).
E nonostante questo, Maroni e Co. hanno ancora il coraggio di prendersi il merito degli arresti di latitanti mafiosi, invece che vergognarsi.
Merito esclusivo di magistrati e forze dell’ordine costretti a lavorare in condizioni sempre peggiori.
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