IL NUOVO PATTO RENZI-VERDINI: DALL’ITALICUM AL TOSCANUM, NOVITA’ SU PREFERENZE E SOGLIA DI SBARRAMENTO
PATTO DEL NAZARENO, FASE DUE: LISTINO FACOLTATIVO FINO A TRE NOMI BLOCCATI E POI PREFERENZE, COSI BERLUSCONI NOMINA CHI VUOLE E RENZI EVITA L’INCOSTITUZIONALITA’… PER LE LISTE COALIZZATE SOGLIA DEL 3%, PER QUELLE NON COALIZZATE IL 5%
È una sorta di “capitolo due” del “patto del Nazareno” che sta prendendo forma lungo la linea telefonica che tiene in costante contatto Matteo Renzi e Denis Verdini.
E che prevede “modifiche condivise” sulla legge elettorale con l’obiettivo, o magari l’auspicio, di andare al voto nella prossima primavera.
Le modifiche di cui i due hanno già parlato avvicinano l’Italicum alla legge elettorale approvata da Pd e Forza Italia in questi giorni in Toscana.
Il Toscanum, bollato dalle opposizioni locali come il frutto dell’inciucio tra Pd e Forza Italia.
E c’è un motivo se Renzi, attorno all’ora di pranzo, afferma che “l’Italicum sarà modificato dal Senato e diventerà legge definitivamente”.
Sono le stesse ore in cui Verdini va ad Arcore per un vertice con Silvio Berlusconi, ancora un po’ acciaccato dall’influenza. Presente anche Gianni Letta, praticamente tutti i negoziatori del patto del Nazareno “prima parte”.
Il segnale di Renzi sulle modifiche, la trama di Verdini per convincere il Cavaliere.
Ecco, il gioco — se mai è cambiato — è ormai solo a due: Pd e Forza Italia.
Perchè il premier non ha offerto modifiche ai suoi riottosi senatori o all’odiato Vendola.
Con la sua dichiarazione sulle modifiche ha voluto dare un segnale al Quirinale. È come dire: i cambiamenti possibili in materia di legge elettorale si faranno con Forza Italia.
È il risultato di una trattativa tanto “coperta” quanto intensa di questi ultimi due giorni.
E allora occorre riavvolgere la pellicola del nastro di 24 ore, a quando Renzi e Verdini nella giornata di lunedì si sono sentiti, come anticipato dall’HuffPost.
Nell’ambito di quella telefonata i due non solo si sono scambiate rassicurazioni sulla battaglia del Senato. Ma hanno ipotizzato un modo per superare l’impasse sulla legge elettorale.
Ecco la “seconda parte” che Verdini ha portato oggi ad Arcore.
Perchè — è ciò che raccontano fonti autorevoli — fosse per Renzi, l’Italicum non lo cambierebbe. E Berlusconi nemmeno. Ma su questo il Quirinale ha speso parole inequivocabili nel corso della cerimonia del Ventaglio, invitando a cambiare le parti che potrebbero avere “profili di incostituzionalità ”.
Insomma: soglie (per accedere al premio di maggioranze) e preferenze.
Non si può non assecondare il gioco di Renzi, è la tesi di Verdini.
Perchè il premier sta alla parola data e sta tenendo fede al patto del Nazareno. Va rassicurato il Colle. È da questo ragionamento politico che prende forma il Toscanum.
Come l’Italicum prevede le coalizioni, il doppio turno se una coalizione non raggiunge il 40 per cento (soglia più alta di quella prevista dall’Italicum), e il premio di maggioranza.
E come l’Italicum ha soglie diverse per le liste: il 5 per cento per le liste non coalizzate, il 3 per cento per le liste coalizzate e il 10 per cento per le coalizioni.
Ma la parte davvero creativa del Toscanum riguarda le preferenze.
Nell’Italicum le liste sono bloccate. In Toscana è prevista la possibilità del listino, ma è facoltativo.
Nel senso che ciascun partito può esprimere fino ad un massimo di tre candidature regionali in ordine alternato di genere.
Sotto il listino ci sono le preferenze.
Quindi, detta in modo semplice: il Toscanum rispetto all’Italicum viene incontro a due perplessità del Colle, le soglie di accesso al premio e le preferenze.
Con il listino facoltativo si dà a Berlusconi la possibilità di nominarsi, di fatto, il gruppo parlamentare.
Renzi può sventolare dinanzi ai suoi un sistema che sulla carta recepisce le obiezioni di chi vuole le preferenze.
È su questo denso report di Verdini che Berlusconi ha iniziato a riflettere.
Al netto dei proclami di intangibilità dell’Italicum, la sensazione è che l’ex premier asseconderà la manovra sul Toscanum.
Perchè l’asse con Renzi sta portando i suoi frutti: “Ha rotto a sinistra in Parlamento — dice una vecchia volpe azzurra – e rischia la rottura con Sel nelle giunte. Se non ci fosse Berlusconi sarebbe ostaggio dei suoi”.
E perchè, per la prima volta da tempo, si torna a parlare di voto insieme alle regionali del 2015. Dopo che il premier avrà dovuto gestire un autunno infernale sull’economia.
E lì la stampella azzurra non c’è.
(da “Huffingtonpost”)
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