IL PARTITO DEGLI AMICHETTI DICE NO A MATTEO: SI CANDIDA FIORELLO (PER SCHERZO)
FARINETTI, GUERRA, BARICCO E PRODI RIFIUTANO UN POSTO AL GOVERNO, IL CONFLITTO DI INTERESSI LI FRENA
«Caro Matteo ti ringrazio. Ma ora non posso».
Comincia probabilmente così la lettera che molti di quelli considerati amici della ristretta cerchia di Renzi gli hanno recapitato dopo la chiamata nel suo esecutivo.
Per ora sono sei i passi indietro registrati.
Ha detto «no» il fondatore di Eataly, Oscar Farinetti. La poltrona proposta e rifiutata era quella del ministro dell’Agricoltura.
Per il profilo di Farinetti il posto giusto lui che è difensore del made in Italy gastronomico di qualità . Ma gli affari sono affari.
E considerato che le sue società hanno un legame diretto con il ministero che si occupa delle attività di promozione e sviluppo del settore primario, il conflitto di interessi non avrebbe tardato a emergere.
Dunque meglio curare il business.
Lo stesso ragionamento lo avrà fatto l’ad di Luxottica, Andrea Guerra.
«Resto a fare il mio lavoro» ha detto a proposito della candidatura. Due i possibili motivi del diniego. Il primo, anche per lui, rappresentato dal potenziale conflitto di interessi.
Come ministro dello Sviluppo Economico, qualunque suo atto che avesse soltanto sfiorato l’azienda di Leonardo Del Vecchio lo avrebbe messo sul banco degli imputati con l’accusa di favoritismo.
Secondo motivo, quello economico. Guerra nel 2011 ha guadagnato tra salario fisso e variabile 4,3 milioni di euro.
Nel 2012 a questa cifra si è aggiunta la somma di 10 milioni di euro sotto forma di azioni cedute a titolo gratuito.
Non è ancora noto quale è stato il suo stipendio nel 2013. Ma l’idea che da quelle cifre milionarie potesse scendere a 176.200 mila euro, paga da ministro, sembra difficilmente sostenibile, spirito patriottico a parte.
Anche lo scrittore Alessandro Baricco ha detto no. E anche per lui avrà giocato a sfavore un potenziale conflitto di interessi tra i poteri di ministro e la sua attività di autore. Sarebbe stato non esente da critiche, ad esempio, l’assegnazione di un premio letterario a una sua qualunque opera, visto che nelle giurie dei grandi eventi culturali raramente manca un rappresentante del ministero.
Dunque niente carica. Ma solo consigli.
Discorso diverso per Romano Prodi indicato per il ministero dell’Economia. Il Professore ha detto no.
In parte perchè ricoprire un incarico del genere rappresenta una diminutio nel suo curriculum. E poi meglio tenersi libero non sia mai si riaprisse la corsa al Quirinale. La candidatura di Montezemolo ad ambasciatore del made in Italy nel mondo è subito rientrata.
Per lui troppi impegni manageriali e soprattutto l’ingresso nel governo lo avrebbe obbligato a lasciare la presidenza della Ferrari per evitare conflitti.
Marchionne avrebbe sorriso per il risparmio di 7 milioni all’anno. Montezemolo no. Ultimo dietro front quello dell’ex ministro dell’Agricoltura, Paolo De Castro, oggi al parlamento Ue: «Voglio restare in Europa» ha risposto a Renzi. Per tanti che hanno detto no, qualcuno si candida.
«Renzi non mi ha ancora chiamato. Aspetto con ansia». Ha scherzato così Fiorello su Twitter.
(da “La Repubblica”)
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