IL PDL MANDA IL GOVERNO NEL CAOS PER L’IMU
UNICO PROVVEDIMENTO: SOSPESA L’IMPOSTA SULLA PRIMA CASA, MA RESTA PER LE IMPRESE E I BERLUSCONIANI S’INFURIANO
Prima una riunione tra i ministri a Palazzo Chigi, poi Fabrizio Saccomanni vede Renato Brunetta per cercare la “massima condivisione” dei partiti.
Il balletto attorno ai provvedimenti economici che venerdì mattina arriveranno in Cdm continuerà senza soste anche oggi, ma alla fine — se è consentita un’espressione abusata — la montagna partorirà il topolino: una sospensione della rata Imu di giugno sulla prima casa e, forse, sui fabbricati rurali e niente, invece, per i cosiddetti “capannoni” industriali, di cui “si parlerà in un secondo momento”; a seguire il finanziamento di un po’ di Cassa integrazione in deroga dall’incerta copertura (le cifre ballano fra 0,8 e 1,2 miliardi su un fabbisogno scoperto che supera il miliardo e mezzo).
Tutto qui, per la roba seria — compreso il blocco dell’aumento Iva di luglio — se ne riparla dopo l’uscita dell’Italia dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo (fine maggio): il via libera Ue consentirà a Enrico Letta e soci almeno di liberare una decina di miliardi di investimenti cofinanziati da gettare in pasto all’opinione pubblica, insieme a nuovi pagamenti dei debiti della P.A. nel 2014, come parte di un “piano per la crescita”.
In realtà , come ha spiegato il neosegretario del Pd Guglielmo Epifani “non ci sono i soldi: per questo se si vuole trovare in tre mesi qualche risorsa, magari per sospendere l’Imu anche in autunno, bisognerà fare dei tagli pesantissimi”.
Perchè? “Lo stato dei conti è peggio di quello che sembra”.
Ieri, per dire, è stato certificato un calo (-0, 5%) del Pil per il settimo trimestre consecutivo, il che porta la crescita tendenziale 2013 a -1,5%, ovvero già uno 0,2 peggio di quanto previsto dal precedente esecutivo.
Riassumendo, venerdì il Pdl pianterà la sua bandierina elettorale — “a giugno non si paga l’Imu” — e nient’altro.
Voci interne alla maggioranza, per di più, raccontano di un contrasto tra Pd/Saccomanni da un lato e berlusconiani dall’altro: i primi tentano di non esentare dall’imposta sulla prima casa anche i redditi alti e predicano prudenza con gli sgravi per non irritare le divinità bruxellesi, i secondi da questo orecchio non ci sentono e promettono meraviglie per il settore edilizia in particolare e la crescita del Pil in generale se solo si abolisce l’odioso balzello su abitazioni principali e capannoni (in soldi, fa oltre 12 miliardi di gettito).
La situazione s’è fatta ingarbugliata nella serata di ieri quando i ministri del Pdl, dopo una telefonata tra Alfano e il Cavaliere, si sono riuniti nella sede del loro partito per quello che sembrava un gabinetto di guerra (“abbiamo o no pari dignità in questo governo?”).
Versione poi smentita da un comunicato ufficiale: “Si tratta del secondo di una serie di incontri che hanno il solo scopo di armonizzare e integrare l’attività di governo e il lavoro dei gruppi parlamentari”.
Meglio per loro, perchè il ministro dell’Economia non sembra avere gran voglia di accontentarli.
Il problema è sempre lo stesso: “I soldi non ci sono” e l’unico modo per trovarli senza infrangere il dogma dei vincoli di bilancio europei è tagliare parecchia spesa pubblica (con i relativi e pesanti effetti recessivi).
Sempre a proposito di soldi, paradossale è la situazione che lunedì prossimo si verrà a creare in molti comuni: come deciso da un decreto del 2011 del governo Berlusconi, dal 20 maggio Equitalia non si occuperà più della riscossione di multe e tributi locali. Peccato che seimila sindaci (il 75% del totale) non abbiano ancora deciso chi sarà , da lunedì, a riscuotere quei crediti.
Marco Palombi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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