IL PRESSING DI BERLUSCONI SU RENATA: “COSI’ DIVENTIAMO IL PARTITO DEI LADRI”
SILVIO VUOLE MONTI A CAPO DEL GOVERNO E TEME LA SENTENZA RUBY
Il giorno dopo lo tsunami laziale la risacca del Pdl lascia sulla battigia la seconda vittima sacrificale: il capogruppo in regione Francesco Battistoni, costretto da Berlusconi e Alfano a mollare l’incarico (ma il posto da consigliere se lo tengono stretto sia Battistoni che “Batman” Fiorito).
Il segretario Alfano, dopo aver ricevuto a via dell’Umiltà il reprobo, rivendica il repulisti in corso: «Il Pdl ha cacciato Fiorito dal partito, sostenuto il piano di riforme della presidente Polverini, rinnovato i vertici del gruppo e convocato i capigruppo di tutte le regioni».
La riunione con i capigruppo del Pdl di tutte le regioni italiane servirà a «condividere una linea comune che rafforzi gli elementi di trasparenza nei confronti dell’opinione pubblica sulla gestione dei fondi pubblici».
Ma per quanto Alfano si sforzi, il Pdl ormai appare una nave in balia della tempesta.
Persino Mario Monti, incontrando Antonio Martino prima della presentazione del libro di Federico Rampini, si sente in dovere di chiedere: «Cosa sta succedendo nel Pdl?».
Risposta: «Di tutto, ma finirà bene».
Dall’interno si moltiplicano le voci che chiedono una sterzata radicale, non i pannicelli caldi visti finora.
Guido Crosetto si augura che Fiorito «venga mandato a spaccare le pietre».
Laura Ravetto chiede che il Pdl faccia «pulizia» e prende in prestito dalla Lega l’immagine delle «ramazze».
In mattinata una delegazione di sindaci guidata dal primo cittadino di Pavia e leader dei “formattatori”, Alessandro Cattaneo, viene ricevuta da Alfano e alza la voce.
Ci sono i sindaci di Lecce, Verbania, Ascoli, Pescara, esprimono «forte malessere rispetto la gestione a livello locale del partito» e chiedono al segretario di fare di più: «O ci diamo una mossa oppure andiamo tutti a picco. È il momento di scelte drastiche».
Intanto a palazzo Grazioli Berlusconi riunisce i capigruppo e la prima linea dei dirigenti per cercare di fermare l’ondata di panico.
«Il nostro – dice – non può passare per un partito dei ladri». La prima cosa da fare «è convincere la Polverini a restare al suo posto».
In serata il Cavaliere la contatta prima della sua partecipazione a “Piazzapulita” ma ancora non riesce ad ottenere una risposta definitiva.
Il fatto è che anche Pier Ferdinando Casini sta facendo pressioni su «Renata», ma tira dalla parte opposta.
Ieri mattina il leader dell’Udc ha chiamato infatti la governatrice per consigliarle di dare le dimissioni, evitando di restare «altri due anni sulla graticola con il Pdl che ti farà la guerra su tutto».
Senza contare che al consiglio regionale si frigge per le voci di nuove indagini e rivelazioni che farebbero cadere altre teste del Pdl.
Ma non c’è solo lo scandalo laziale a turbare i sonni del Cavaliere.
Nella cerchia stretta di Berlusconi raccontano che al primo posto tra le preoccupazioni di questi giorni c’è il processo Ruby, con l’interrogatorio fissato per il 19 ottobre e una sentenza che l’ex premier è convinto sia di condanna.
Sentenza che arriverebbe prima delle elezioni, scombinando tutti i piani.
Sarebbe questa la ragione della cautela di questi giorni verso un’ipotesi di ricandidatura.
Ieri a palazzo Grazioli si è discussa l’idea di spacchettare il Pdl, lasciando che gli ex An si fondano con Storace in una “Cosa” nera.
La parte restante del Pdl – con Berlusconi costretto al passo indietro dal processo di Milano – sarebbe a quel punto una casa accogliente per Luca Cordero di Montezemolo.
Si dice che Alfano e Montezemolo si siano visti domenica scorsa per parlarne, ma la notizia non trova conferme.
L’altra idea del Cavaliere riguarda Monti: «E se fossimo noi – ha buttato lì – a chiedergli di restare a palazzo Chigi?»
Francesco Bei
(da “La Repubblica“)
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