IL VESUVIO DI GENOVA: SCATTA IL RIMPALLO DELLE RESPONSABILITA’ PER LA MANUTENZIONE DEI FIUMI
MANCANO 400 MILIONI PER IMBRIGLIARE IL BISAGNO CON LA COSTRUZIONE DI UN CANALE SCOLMATORE… SONO 40 ANNI CHE SE NE PARLA E NESSUNO HA FATTO NULLA
Lo dice la parola stessa: la piena cinquantennale dovrebbe arrivare una volta ogni mezzo secolo.
Invece il Bisagno ne ha regalate tre in quarant’anni.
Il Bisagno per Genova è come il Vesuvio per Napoli, una bomba pronta a esplodere intorno a cui, follemente (ma con le approvazioni delle autorità ) è cresciuta la città . Il fiume oggi, dopo gli ultimi interventi, può reggere 710 metri cubi d’acqua al secondo.
Le piene più devastanti ne portano 1. 300. I seicento di troppo devastano la città .
Uccidono.
Ecco la bomba del Bisagno e del Fereggiano che venerdì è esplosa.
E adesso tutti a Genova temono di restare con il cerino in mano.
La posta in gioco è alta. C’è in ballo anche la guida della città e della regione. Così ieri in molti hanno cominciato a puntare il dito contro Marta Vincenzi.
Un po’, forse, perchè il sindaco è il parafulmini.
Non solo: siamo alla vigilia delle elezioni, Vincenzi è sola.
Di fronte ha il centrodestra, alle spalle una parte del suo centrosinistra, che sarebbe lieto di togliersela dai piedi.
Poi Vincenzi ci ha messo del suo, con le dichiarazioni della prima ora: “Se qualcosa abbiamo sbagliato, è stata la scelta di fare poco terrorismo”. Ancora: “Non mi sento responsabile. I genovesi devono capire che l’allerta 2 è una cosa seria”.
Le scuole aperte? “Pensate se i bambini fossero stati in giro per la città invece che in luoghi sicuri”.
Nessun mea culpa.
Così gli abitanti della val Bisagno l’hanno contestata.
Venerdì a Genova qualcosa non ha funzionato: le scuole erano aperte. All’una, quando il Bisagno e il Fereggiano hanno invaso il centro, c’erano migliaia di ragazzi per strada.
A Brignole il traffico era congestionato come in un giorno qualsiasi.
Se il Bisagno fosse esploso come nel 1970 oggi conteremmo decine di morti. Ma la tragedia del Bisagno, e l’alluvione di polemiche che in Italia segue sempre quella di fango, ci raccontano altro.
Dalle nostre parti la matematica è un’opinione.
È vero, c’è la crisi, ma per il Ponte sullo Stretto targato Berlusconi sono previsti 10 miliardi.
Per l’autostrada Mestre-Civitavecchia, cara al centrosinistra, siamo oltre i 15 miliardi.
Mentre a Genova mancano 400 milioni per imbrigliare il Bisagno, un torrente d’estate invisibile che in autunno si ricorda di essere un fiume.
Così si fanno i risparmi in Italia: “Le alluvioni dal 1945 al 1970 sono costate molto più di quanto sarebbe stato necessario per mettere in sicurezza il fiume”, assicura Paolo Tizzoni, dirigente Area Sviluppo Urbanistico del Comune.
E non contiamo le alluvioni dei primi anni Novanta e quella di venerdì. Insomma, se si fosse intervenuti per tempo, si sarebbero risparmiati centinaia di milioni.
Senza contare le vite umane: più di trenta dal 1970 a oggi.
Ma i morti non entrano nei bilanci dello Stato.
La storia del Bisagno dice molto dello spirito con cui si affrontano — o meglio, non si affrontano — le emergenze in Italia: soldi cacciati al vento, opere lasciate a metà , interventi tampone, competenze divise tra una miriade di enti. E morti.
A Genova la parola magica è “scolmatore”, l’opera che risolverebbe la questione.
In pratica è una bretella che raccoglierebbe 450 metri cubi d’acqua del fiume e li devierebbe altrove.
Se ne parla dagli anni Settanta, è stata avviata, poi lasciata a metà , con un seguito di inchieste giudiziarie.
Poi ripresa nel 1998, ma mancano i fondi.
A chi tocca, però, curare i fiumi liguri che si trasformano in killer ogni autunno, dal Vara al Magra, passando per il Bisagno?
“La legge è un labirinto”, allarga le braccia Sebastiano Sciortino, assessore all’Ambiente della Provincia di Genova.
“La parte alta dei fiumi toccherebbe alla Provincia, quella bassa a Regione e Comuni. E poi ci sono anche i frontalisti”.
Cioè? “Gli abitanti”. Sembra fatto apposta per perdersi.
Così nello stesso ente c’è un assessore che parla di investimenti per 160 milioni e un altro che si limita a 10.
Ma che cosa è stato fatto davvero?
Mario Margini, assessore ai Lavori Pubblici del Comune, mostra i suoi dati: “Per l’assetto idrogeologico abbiamo lavori in corso per 132 milioni. La nostra Giunta ha ultimato cantieri per 81 milioni”.
Ma il Bisagno e il Fereggiano? “Sono stati oggetto di importanti e recenti interventi”, ha assicurato Claudio Burlando, presidente della Regione.
Già , interventi alla foce e a monte.
Sono stati abbattuti palazzi che rischiavano di formare una diga in caso di alluvione. Lo scolmatore è stato approvato, ma resta al palo dopo i tagli selvaggi di Berlusconi.
E la pulizia del fiume? “Dire che l’alluvione è stata provocata dalla sporcizia è una fesseria”, è perentorio Margini.
Aggiunge: “I rivi erano stati appena puliti”.
Gli abitanti della Val Bisagno non sono tutti d’accordo: “C’erano tronchi e rifiuti di ogni genere”.
Una cosa è certa: i soldi sono pochi.
“Noi ce la mettiamo tutta. Per la pulizia dei fiumi abbiamo stanziato circa due milioni l’anno”, racconta Paolo Perfigli, assessore alla Pianificazione di Bacino della Provincia.
Pochi soldi, tante polemiche.
Spesso nessun responsabile.
Il presidente Giorgio Napolitano ieri ha sollecitato chiarezza: “Cerchiamo ancora di capire quali siano state le cause della tragedia”.
Beppe Grillo, che è originario dei quartieri alluvionati, è duro: “L’Italia del fango sta mostrando il suo ghigno. Il cittadino è solo. L’Italia del cemento lo sta seppellendo vivo. Non c’è governo, non c’è opposizione, ma un comitato di affari che si spartisce il Paese. Oggi mi sento impotente, la distruzione di Genova era annunciata. Ho visto la mia città trasformata in fanghiglia”.
Ma non c’è solo il Bisagno.
Il Wwf lanciano altri allarmi: “La Regione Liguria ha ridotto il limite previsto per le nuove costruzioni lungo i fiumi. Erano dieci metri, adesso sono tre. Si rischiano nuovi disastri”.
La Liguria continua a crescere intorno al suo Vesuvio.
In attesa che esploda ancora.
(da “Il Fatto Quotidiano)
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