IMPIANTI OLIMPICI DI TORINO 2006: SPESI 150 MILIONI E ORA ABBANDONATI AL DEGRADO
TRAMPOLINI, PISTA DI BOB, SLALOM ABBANDONATI A SE STESSI….TRA OPERE SPORTIVE E ACCOGLIENZA ERANO STATI SPESI 773 MILIONI DI EURO….IL SITO OLIMPICO E’ UNA CATTEDRALE NEL DESERTO DELLA NEVE, UNICO CASO AL MONDO DI IMPIANTI DI QUEL LIVELLO INUTILIZZATI
Per le Olimpiadi invernali di Torino 2006, lo Stato italiano aveva costruito impianti di avanguardia, con un impegno economico rilevante, la bellezza di 773 milioni di euro, tra opere sportive e di accoglienza.
Erano stati costruiti 6 stadi del ghiaccio, 10 villaggi olimpici, 12 impianti di risalita, 10 impianti per l’innevamento programmato, 5 piste di sci alpino, 18 interventi stradali, per un totale di 65 opere realizzate.
Si erano spesi 61 milioni di euro per gli impianti di bob, slittino e skeleton, 34 milioni per il trampolino di Pregelato, 25 milioni per la pista di biathlon di Cesana, 20 milioni per la pista di fondo di Pregelato, 7 milioni per l’illuminazione della pista di slalom speciale.
E ora rimane quasi ovunque un penoso stato di abbandono e di degrado.
Lo ski jumping che ci invidiava tutto il mondo (34,3 milioni di costo) , una soluzione in cemento armato per cui era stata disboscata mezza montagna per creare due salti di gara, col fine di dare vita poi a una scuola di atleti, è abbandonato a se stesso dopo la caduta di due slavine.
Chiuso anche il mega albergo costruito alla base dell’impianto.
E lo stesso discorso vale per gli altri impianti olimpici, nuovi e fiammanti nel 2006, ma scomparsi dalla programmazione degli appuntamenti internazionali con grave danno per l’economia locale e l’immagine del nostro Paese.
A Pregelato è inutilizzata la pista olimpica di sci di fondo, un investimento di 20 milioni di euro per cablare i dieci chilometri dell’anello olimpico, creare un lago artificiale e acquistare 12 cannoni sparaneve.
Tutti impianti che non servono più a nulla: il sito olimpico, fiore all’occhiello del fondo nazionale, è diventata una banale pista turistica.
Stessa sorte a San Sicario all’impianto olimpico di di biathlon, con lo stadio che ospita il poligono di tiro sommerso dalla neve e la pista intorno neppure battuta. Era costato 25 milioni di euro.
Stessa sorte per la pista “Giovanni Agnelli” di Sestriere, simbolo delle gare di discesa e dello slalom speciale notturno: costato 7 milioni di euro è ovviamente eternamente spento.
Dopo l’evento olimpico, era stata creata una fondazione, con relativo braccio operativo: si aspetta sempre di perfezionare l’accordo con qualche privato per la gestione.
Ora pare sia la volta della Live Nation, una multinazionale americana dello spettacolo, che gestirebbe una parte degli impianti nel solo periodo estivo. Per la pista di bob non se ne parla: ci vogliono soldi e il governo non ci sente. La gente ricorda ancora quando il ministro Frattini voleva assolutamente che le gare di bob si svolgessero in Italia e non in Francia, come qualcuno suggeriva, e impose la costruzione della pista.
Ora non si ricorda più evidentemente e l’impianto avrà vita breve.
Purtroppo l’approccio ai grandi eventi in Italia è sempre visto come un’occasione di visibilità per la politica, ma la programmazione e la conservazione per il futuro non esiste quasi mai.
Finite le passerelle, buttati i milioni, presa qualche medaglia, lo sport e gli sportivi finiscono nel dimenticatoio e il denaro pubblico sputtanato una delle tante voci di deficit del nostro Paese.
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