IN EUROPA CORDONE SANITARIO CONTRO I SOVRANISTI
BARRICATE CONTRO GLI XENOFOBI PER IMPEDIRE L’ACCESSO ALLE CARICHE APICALI
No pasaran. I sovranisti non devono passare.
Il tentativo è tuttora in corso, chissà se regge ma nel 2014 una roba simile fu tentata ed ebbe successo. Allora lo chiamavano il ‘lodo Schulz’: meticolosa costruzione per impedire l’accesso alle cariche apicali dell’Europarlamento (presidenze di commissione, vicepresidenze d’aula) agli eurodeputati che non rispettassero lo spirito dei trattati.
E così a inizio legislatura il M5s, allora movimento ‘no euro’, restò fuori (la vicepresidenza a Fabio Massimo Castaldo è stata decisa solo dopo, al cambio di presidenza al Parlamento Ue a metà legislatura).
Oggi l’obiettivo è più ambizioso, gli euroscettici sono aumentati, ma comunque l’intenzione è di tenere fuori i leghisti di Matteo Salvini e lepenisti francesi, ma anche – la novità degli ultimi giorni – gli eletti di Fratelli d’Italia, i tedeschi dell’ultradestra tedesca Afd, i nazionalisti spagnoli di Vox.
E’ il cordone sanitario, che socialisti e liberali stanno costruendo con l’appoggio del Ppe, mentre tra mille tensioni interne ai gruppi tenta di prendere forma la maggioranza per la legislatura 2019-2024.
In sostanza gli europeisti puntano a presidiare il Parlamento europeo. Faranno blocco in aula. Esempio: se l’Ecr, il gruppo dei Conservatori e Riformisti che tra gli altri comprende gli eletti di Fratelli d’Italia e gli spagnoli di Vox, propone qualcuno di loro per la presidenza di una Commissione, in aula la proposta non passa.
Il cordone sanitario insomma tenta di prevenire il rischio che qualche Commissione parlamentare dia l’ok alla candidatura di un esponente dei partiti nazionalisti ed euroscettici per la Commissione Ue: i commissari nazionali devono infatti passare al vaglio della commissione parlamentare di competenza e poi dell’aula. Se la commissione dicesse ok, l’aula avrebbe problemi a bloccare la nomina.
I leader dei partiti più numerosi dell’Ecr — i polacchi di Jaroslaw Kaczynski, i conservatori britannici — sono avvisati.
Niente scherzi coi sovranisti: devono restare fuori. Qualche giorno fa David Sassoli, capo delegazione del Pd all’Europarlamento, ne ha parlato in una riunione con i socialisti. “Il rapporto con gli altri gruppi europeisti — sono le sue parole – passa dalla volontà di isolare le frange nazionaliste presenti al Parlamento europeo”.
E’ la condizione che i socialisti pongono a Liberali e Popolari europei, gli interlocutori per la formazione della nuova maggioranza. Se lo schema regge, nessun sovranista arriverà ai vertici del Parlamento, nessun commissario sovranista arriverà a Palazzo Berlaymont. Reggerà ? I socialisti sono compatti, per ora allineati dietro Pedro Sanchez, il nuovo e unico gioiello che hanno da competizione elettorale, incaricato dell’interlocuzione con gli altri leader sulle nomine europee.
Dei liberali invece non si può dire la stessa cosa: il post-elezioni gli ha portato in casa gli eletti de La Republique en marche e quindi le prevedibili scintille con la vecchia guardia del belga Guy Verhofstadt. Pare siano agli stracci.
Stanno tentando di dar vita al nuovo gruppo Renaissance ma è guerra sul capogruppo. La ‘macroniana’ francese Nathalie Loiseau, ex ministro degli Esteri ora eletta all’Europarlamento, contro Verhofstadt, ex capogruppo. Una situazione che si è incancrenita negli ultimi giorni, dopo che il giornale belga ‘Le soir’ ha messo nero su bianco delle frasi attribuite alla francese: serve una “nuova leadership” con un “baricentro meno nordico”. Caos e polemiche. Lei ha cercato di sminuire, ma secondo Le Soir avrebbe esagerato anche con il capolista del Ppe Manfred Weber definendolo un “ectoplasma”. Delirio.
Ma la navigazione di inizio legislatura non è tranquilla nemmeno negli altri gruppi.
I Verdi, la novità di queste elezioni, secondo partito in Germania, planati all’Eurocamera con ben 74 eletti, pure sono spaccati tra la parte più radicale e la parte più istituzionale guidata dalla tedesca Ska Keller. Già eurodeputata nella scorsa legislatura, ex punk sbarcata in politica, Keller ha imparato bene l’arte della diplomazia, tanto da spiazzare il suo elettorato in Germania con una frase troppo benevola verso il rivale bavarese Weber, Spitzenkandidaten del Ppe.
“Non ho nulla contro di lui”, ha detto Keller e via con le polemiche, che però non le hanno impedito di superare la Spd alle urne.
Weber, ecco questo è il punto. E’ arrabbiato con i francesi: l’insulto di Loiseau arriva dopo che Macron ha praticamente ammazzato la sua candidatura per la presidenza della Commissione. Un po’ per ripicca, un po’ per cercare alleanze, Weber — finora sostenuto da tutto il Ppe per Palazzo Berlaymont — viene a Roma lunedì prossimo per incontrare Giuseppe Conte, il capo del governo nazional-populista più osteggiato dal resto d’Europa. Il tutto mentre socialisti e liberali cercano di comporre il cordone sanitario anti-sovranista.
(da “Huffingtonpost”)
Tornando all’Europarlamento, lo stesso gruppo sovranista di Salvini e Le Pen fa fatica a imbarcare nuovi affiliati (leggi qui). I 14 eletti del M5s sono ancora senza casa, tentano di sfuggire all’abbraccio di Nigel Farage che confermerebbe il loro vecchio gruppo Efdd (salvo trovare i numeri, al momento insufficienti), hanno chiesto asilo perfino all’Ecr e che gli ha sbattuto la porta. Insomma all’Eurocamera le cose vanno a rilento, il 25 giugno scade il termine per presentare i nuovi gruppi. E di conseguenze anche sulle nomine è tutto in alto mare. Ieri il vertice a sei tra il premier belga Charles Michel, Sanchez, il liberale olandese Mark Rutte, il socialista portoghese Antonio Costa, il Popolare croato Andrej Plenkovic e il Popolare lettone Krisjanis Karins non ha partorito nulla. Si tenta di chiudere entro il 2 luglio, quando l’Europarlamento dovrà eleggere il presidente d’aula. Per questo non è escluso un ennesimo vertice il 30 giugno, se il consiglio europeo del 20 e 21 non dovesse concludersi con un altro nulla di fatto. Altrimenti il Parlamento eleggerà il suo presidente e i capi di Stato dovranno adeguarsi. Sempre che il Parlamento sia pronto, provocazione ma mica tanto.
(da “Huffingtonpost”)
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