INSULTI RAZZISTI SUL CAMPO, IL GIOVANE CALCIATORE RESPONSABILE CACCIATO DAI COMPAGNI DI SQUADRA
QUINDICENNE INSULTA COMPAGNO DI SQUADRA PER UN PASSAGGIO SBAGLIATO… A FINE PARTITA NELLO SPOGLIATOIO LA RIVOLTA DEI RAGAZZINI: “VATTENE, NON GIOCHERAI MAI PIU’ CON NOI”
Quindicesimo minuto, secondo tempo di una partita del campionato allievi d’inizio novembre a Genova. Simone e Marco hanno quindici anni – i nomi sono di fantasia – litigano per un passaggio sbagliato.
Sono compagni di squadra, indossano la stessa maglia. Sono entrambi genovesi, di diverso hanno soltanto il colore della pelle.
Simone è arrabbiato, perde le staffe per quel passaggio che non è arrivato. Insulta il compagno, lo apostrofa con il peggiore degli insulti razzisti. «Sei un negro di m.», grida a Marco in campo. Finisce la partita. Ma non finisce la vicenda.
Interviene la società , intervengono i compagni. Tutti hanno sentito, tutti stanno dalla parte di Marco.
Una delegazione di ragazzini della squadra alla fine della partita va dal presidente e chiede che Simone venga allontanato dallo spogliatoio, che non giochi più con loro proprio a causa di quel gesto di razzismo: «Vogliamo bene a Marco -raccontano al presidente – non merita di essere trattato in questo modo. Quello che è successo è un fatto grave, non lo possiamo più accettare con noi».
La società – omettiamo ogni riferimento per tutelare la privacy dei minori coinvolti – non ha dubbi. E prende una decisione estrema ma necessaria. Simone viene allontanato dal gruppo, non è più degno di indossare quella maglia.
È il presidente della società che comunica alla famiglia del quindicenne quanto accaduto e che lui non fa più parte di quella squadra. «Si è trattato di un gesto molto grave, troppo grave -spiega il massimo dirigente della società – non era possibile far finta di niente, non intervenire. Non è soltanto una questione di rispetto per il ragazzo che è stato insultato ma verso anche tutti i compagni. Come società di calcio insegniamo valori e vincere o perdere una partita davanti a fatti come questi poco importa. Il calcio giocato passa necessariamente in secondo piano».
Nei giorni scorsi le famiglie dei due calciatori coinvolti in questa vicenda si sono chiarite, anche tramite l’intervento del presidente stesso. In particolare papà e mamma di Simone hanno chiesto scusa per gli insulti del loro figlio.
(da “il Secolo XIX”)
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