INTERVISTA A BUTTAFUOCO: “PARENTI, COGNATI, CUGINI, MANCA SOLO DI CANTARE ‘IO, MAMMETA E TU”
«E’ UNA VICENDA DA CORTILE, SONO TRIBU’ IN LOTTA, LA PAGHERANNO CARISSIMA”
Un candidato a sinistra, Roberto Giachetti, l’hanno trovato. A destra invece…
«La destra è grossier, non ha raffinatezze e ha risolto tutto in vicenda di cortile. La battuta fulminante è di Italo Bocchino: a Berlusconi gli è finita come a Gheddafi. Tolto il rais le tribù hanno iniziato a massacrarsi tra di loro. E questo è successo nella vicenda romana. È un’operazione da manuale».
Di autodistruzione?
«Avevano la possibilità di vincere immediatamente, avevano pure il candidato pronto. Bastava salire sul treno di Marchini».
Marchini, dunque, è il centrodestra?
«No. Fino a ieri era il vaso di coccio tra due di ferro: quello del centrosinistra e quello del centrodestra. Ma l’evoluzione dei fatti, con il centrosinistra che si dilania nelle primarie, con il centrodestra che invece si riduce alle guerre tribali, è andata a finire che il vaso di coccio è diventato d’acciaio e ha frantumato gli uni e gli altri».
A destra è stato tutto un ondeggiare tra proposte, ripensamenti, veti e controveti. In campo, a contendersi la stessa porzione, ad oggi ci sono principalmente quattro destre — Meloni, Bertolaso, Marchini e Storace — più outsider (Tosi) e gli identitari (Msi e CasaPound). Che segnale è?
«Faccio un’obiezione. Marchini non c’entra niente con la destra. Era l’opportunità , come lo fu Berlusconi nel ’93, che la destra non ha saputo cogliere. Del resto, non si può mettere sulle sue spalle la responsabilità della catastrofe del centrodestra. Questa è una vicenda dove, se si mettono in fila i fatti, non si può che ridere a ogni passaggio. Un candidato, schierato contro la sinistra e contro Renzi, insomma c’era. Marchini, ricordiamolo, è quello che ha costretto Ignazio Marino alle dimissioni consentendo ai romani di tornare al voto. E il centrodestra, invece di seguire uno schema “tatarelliano”, si è incarognito in una guerra tribale».
Quali tribù?
«Parenti, cognati, cugini, manca solo di cantare, con “Io, mammeta e tu”, jatevenne tutti quanti!»
Perchè?
«Da un lato Berlusconi perde perchè vuole assicurare al Matteo suo (Renzi, ndr ) la tranquillità , loro invece hanno l’interesse a mantenere i piccoli appezzamenti. Perchè hanno necessità di farsi contare».
Al Pantheon un po’ tutti spiegavano che quella di Meloni era e resta la «scelta naturale» per Roma.
«Se tu sei di destra e vuoi fare una scelta identitaria non puoi che votare Storace. Oppure, il Movimento sociale Italiano con Alfredo Iorio, quindi CasaPound con Simone Di Stefano».
Ma della candidatura Meloni, con la citazione della Lupa che allatta i due gemelli?
«Ecco, la prima cosa che mi viene in mente è che uno dei due gemelli ha ammazzato l’altro».
Non si può non fare un parallelismo con il ’93.
«Un parallelismo, in verità , c’è: hanno perso l’opportunità . Allora si chiamò Berlusconi, oggi Marchini».
La ditta Berlusconi e Pascale non trovato di meglio che definire i leghisti di Roma “fascisti” e “fascista”, per quanto “raffinata” e “moderna”, Giorgia Meloni.
«Berlusconi dovrebbe pensare che l’antifascismo, soprattutto quello suo, gli porta male. Ma male vero. La sua sfiga iniziò a Onna, quando, al culmine del suo successo, indossò il fazzolettone da partigiano: da lì cominciarono Noemi, la D’Addario, i bunga-bunga…»
Le abbiamo ribattezzate sul Tempo “Le liti di Marzo”. Un necessario parricidio?
«I parricidi in politica sono fondamentali, non v’è dubbio. Ma si fanno quando i padri sono al potere».
Si dice, infine, che nella confusione a destra s’avanza la (penta)”stella” di Virginia Raggi.
«La stragrande maggioranza degli elettori che non è di sinistra le ha dato appuntamento al ballottaggio. Fermo restando questo andazzo».
Antonio Rapisarda
(da “il Tempo”)
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