INTERVISTA AL SINDACO DI SIRACUSA: “C’E’ UNA LEGGE MORALE CHE VIENE PRIMA DI QUESTA POLITICA”
FRANCESCO ITALIA: “NON C’E’ UNA MOTIVAZIONE PER NEGARE L’INGRESSO DELLA NAVE IN PORTO, HO CHIESTO UFFICIALMENTE UNA RISPOSTA AL MINISTRO COMPETENTE TONINELLI, E’ INCONCEPIBILE CHE NON RISPONDA E NON SI ASSUMA LA RESPONSABILITA'”… “LA CITTA’ VUOLE ACCOGLIERLI, I MINORI SONO 15”
“Il comandante ha fatto richiesta di scarpe, viveri e altri generi necessari e noi siamo pronti a fornirli. Aspettiamo il via libera della Capitaneria di porto”.
Francesco Italia è ancora a bordo della “SeaWatch3”.
Il sindaco di Siracusa è salito sull’imbarcazione ferma a un miglio dalla costa stamattina insieme ai tre parlamentari Nicola Fratoianni, Riccardo Magi e Stefania Prestogiacomo, a due avvocati, a un medico, a un membro dello staff di Mediterranea e alla portavoce di Sea Watch Italia. “Per poter sbarcare, così come indicato dalla Capitaneria, dobbiamo essere visitati da un medico. Stiamo aspettando che arrivi”, spiega Italia ad HuffPost.
Il gommone col quale stamattina la delegazione ha raggiunto la “Sea Watch3”, spiega, ce l’ha la Capitaneria e tiene a fare una precisazione. “Non abbiamo forzato blocchi, nè opposto resistenza ad alcuno – scandisce – nessuno ci ha impedito di salire a bordo quindi non abbiamo commesso violazioni di sorta”.
Sindaco, che situazione avete trovato sulla nave?
“Il disagio è enorme. Si tratta di persone salvate in mare. Alcuni ci hanno raccontato che quando la Sea Watch3 si è avvicinata pensavano fosse una nave libica e che se fosse stato davvero così avrebbero preferito lasciarsi morire. Non c’è alcuna drammatizzazione, queste persone sono scappate dall’inferno e io sono qui a portare loro il conforto della mia comunità . Ritengo che farlo sia un mio preciso dovere, indipendentemente dalla nazionalità di queste persone. C’è una legge morale che viene prima di questa politica”.
Nei giorni scorsi ha detto di essere disposto ad accogliere i 47 migranti a Siracusa. È ancora così?
“Certo, col passare dei giorni sta aumentando il numero di offerte di aiuto che ricevo, da parte di associazioni e anche di privati cittadini. Si è attivata una grande catena di solidarietà della quale sono orgoglioso. A bordo cominciamo a scarseggiare i viveri, le condizioni igieniche si fanno più precarie. È evidente che più passa il tempo più la situazione si aggrava. E poi c’è un altro elemento da tenere in considerazione”.
Quale, sindaco?
“La condizione psicologica di queste persone. Sono tutti maschi, arrivano da Paesi diversi, parlano lingue diverse dunque non si capiscono tra loro. In un clima di convivenza forzata, in spazi angusti, mantenere l’equilibrio può risultare difficile”.
Potrebbero esserci disordini?
“No, si trovano in uno stato di notevole prostrazione. Ma la loro condizione psicologica è in equilibrio precario, anche per ciò che hanno vissuto prima che la Sea Watch3 li portasse in salvo”.
Lei ha scritto al ministero dei Trasporti per chiedere di far sbarcare la nave. Ha ricevuto risposta?
“Ad oggi che io sappia non sono arrivate risposte. Resta il fatto che non c’è alcuna motivazione specifica per negare l’ingresso della nave nel porto”.
C’è anche chi la accusa di cercare visibilità .
“Sono stato eletto da sei mesi, a capo e con il supporto di uno schieramento civico, non devo fare campagne elettorali. È squallido pensare che qualcuno possa fare politica sulla pelle di queste persone. L’accusa neanche mi sfiora. Poi, certo, la questione va affrontata su un piano più generale”.
Cioè?
“È evidente che le risposte che solleva la questione delle migrazioni devono arrivare dall’Europa, non si può pensare se ne faccia carico un solo Paese. Ma quando ci sono persone in tali difficoltà , in uno stato di necessità come quello in cui si trovano i 47 migranti a bordo della “Sea Watch3″ bisogna soccorrerli”
Cosa gli avete detto, sindaco?
“Che ci sono migliaia di persone che lottano per loro, per quei valori che nessun Governo può cancellare”.
E i minori, in che condizioni sono? Sappiamo ce ne sono tredici a bordo.
“Anche a noi risultava fossero tredici, ma il comandante ci ha detto che in realtà sono quindici. Hanno lo sguardo impaurito, totalmente silenti. Sono passati da una prigione a un’altra. A tutti abbiamo detto che ci batteremo per loro. Ma che razza di immagine vogliamo dare del nostro Paese?”.
A cosa si riferisce?
“Al fatto che il nostro rischia di passare per un Paese razzista e non è così. In Italia ci sono rabbia e sfiducia diffuse, non si riesce ad arrivare a fine mese, ma la colpa non è dei migranti, come qualcuno sta raccontando e vuole far credere. Questa rappresentazione non corrisponde alla realtà . Tanti italiani vivono una frustrazione profonda e hanno le loro ragioni, ma la politica deve individuare soluzioni concrete, non additare un nemico contro il quale scagliarsi”.
(da “Huffingtonpost”)
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