INTERVISTA ALLO STORICO FRANCO CARDINI: “SU GAZA GIORGIA MELONI SBAGLIA, LA BASE DEL PARTITO NON LA PENSA COME LEI, APPIATTITA SU NETANYAHU, SU TEL AVIV IL SUO SILENZIO E’ ASSORDANTE. COSI’ PUO’ PERDERE”
“SUL RIARMO E NATO E’ APPIATTITA SU TRUMP”…. “HA LA CODA DI PAGLIA SULL’ANTISEMITISMO E QUINDI DEVE FARSI VEDERE FEDELE A ISRAELE”… “IL DNA DEL MSI ERA SOCIALE, NULLA A CHE VEDERE CON LA LINEA DI FDI CHE TUTELA SOLO GLI INTERESSI DEGLI IMPRENDITORI”
Professor Franco Cardini, storico medievista e con un passato nella destra del Movimento Sociale, che intende?
Partiamo dal conflitto in Ucraina. La presidente del Consiglio è totalmente allineata con la Nato e non perde mai occasione di farlo notare. Da un lato lei non può deflettere da questa scelta politica. Dall’altra parte, però, se dovesse iniziare ad aumentare la pressione finanziaria e fiscale sul riarmo o addirittura sulla partecipazione dei nostri soldati in Ucraina rischierebbe di andare incontro a un drastico calo della sua popolarità, che oggi è in ascesa dal punto di vista personale.
Si avvicinano anche le elezioni del 2027 e Meloni cerca la riconferma a Palazzo Chigi.
Infatti, quello del riarmo per lei è un grosso problema. Se prosegue su questa strada può andare incontro a brutte sorprese. Anche nel suo stesso partito – più tra la base che tra i dirigenti – iniziano a emergere sacche di resistenza rispetto alla posizione su Ucraina e Gaza.
Da parte di chi?
Sia tra la base elettorale (e lo dicono i sondaggi) che sui social. Invece non vedo grandi resistenze tra i dirigenti, che sono stati tutti selezionati non puntando sulla qualità quanto sulla fedeltà.
E quindi come finirà sulle spese militari: Meloni le aumenterà fino al
3,5%? C’è anche il problema che la Lega è contraria e in Parlamento la maggioranza rischia grosso.
Al momento per lei è una questione non risolvibile vista la contrarietà della Lega: Meloni proverà a procrastinare sperando che succeda qualcosa che cambi il quadro, sperando in qualche mossa di Donald Trump per arrivare alla pace. Ma sarebbe un modo solo per allontanare il problema. A fronte di una sinistra compatta contro il riarmo, la destra è molto divisa e sia l’elettorato della Lega che quelli di FdI lo stanno iniziando a far pesare.
Perché Meloni viene spesso esclusa dai tavoli europei sulle trattative di pace?
Perché la sua posizione suona troppo favorevole a quella della Casa Bianca e quindi la taglia fuori dai tavoli europei. Essere molto leale al presidente degli Stati Uniti la mette in difficoltà su molte questioni. Basti pensare alla rottura tra Trump e Musk: se prima Meloni traeva giovamento da questo rapporto privilegiato, ora che il rapporto tra i due si è rotto la sua posizione è diventata immediatamente critica. Anche in Europa la premier viene considerata alleata di Paesi come l’Ungheria e questo un po’ la mette in difficoltà.
Su Gaza Meloni non riesce a dire una parola chiara contro Netanyahu, qual è il motivo?
Il silenzio su Gaza sta diventando assordante. Fratelli d’Italia è il partito più filo-israeliano e meno critico nei confronti di Netanyahu: quest’ultimo viene considerato l’emblema di colui che combatte il mondo arabo e palestinese. L’anti-arabismo in FdI dà l’impressione di essere il rifugium peccatorum di persone che hanno la coda di paglia sull’antisemitismo e quindi riversano questi sentimenti contro il mondo arabo e dell’Islam. Di Netanyahu non si parla, ma si sta con Israele senza se e senza ma.
Cosa le consiglierebbe di fare su Israele?
Per esempio dovrebbe iniziare ad applicare sanzioni o smettere del tutto di vendere armi a Tel Aviv. Più resta in silenzio, invece, più si creerà un effetto di “bolla d’aria” che viene repressa ma che prima poi rischia di scoppiare. Perché molti suoi elettori sono durissimi contro il governo israeliano. Per lei vale il principio della metallurgia: più si è duri, più si è affilati e più si è fragili.
Meloni ora è fragile? Non si direbbe…
Le sue posizioni in politica estera sono forti, ma il dissenso nella sua base può aumentare. Anche sulla questione sociale. Finora ha avuto una linea economica schiacciata sulle imprese trascurando sanità, scuola e demografia. Questioni che hanno contraddistinto il dna sociale del Msi. Ora sono sparite e Meloni rischia di pagarne il prezzo.
Condivide la sua posizione sul referendum di andare al seggio ma non ritirare la scheda?
Dal suo punto di vista è corretta. Meloni non ha interesse al raggiungimento del quorum ma è andata al seggio come segno di rispetto delle istituzioni. Nel merito, invece, sul quesito sulla cittadinanza, 10 anni sono troppi per ottenerla, vanno bene 5.
Vi sentite spesso? Meloni le chiede consigli?
Durante il suo viaggio in Uzbekistan le ho mandato il mio ultimo libro sull’Asia. Mi ha ringraziato la sua segreteria, ma direttamente non ci sentiamo da tempo. Meloni sa quali sono i miei contatti e sa che io sono affezionato a lei, credo ricambiato. Ma non vengo interpellato sulle questioni politiche e io mi guardo bene dal farlo.
Anche perché temo che sul silenzio su Gaza e sulla questione russa-ucraina la penseremmo agli antipodi…
(da Il Fatto Quotidiano)
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