”ISRAELE ALLARGA IL SUO SITO NUCLEARE COL PLUTONIO NEL DESERTO”
HA 5 SOTTOMARINI ARMABILI CON 20 MISSILI PIU’ 125 CON POTENZIALE NUCLEARE, MA NESSUNO SI INDIGNA CHE SIANO IN MANO A UN CRIMINALE
Benjamin Netanyahu ha giustificato la guerra scatenata contro l’Iran assicurando che gli ayatollah erano a un passo dal completare la costruzione dell’ordigno nucleare: nove bombe atomiche in sei mesi, ha precisato il suo ministro della Difesa, che avrebbero dato ai loro alleati proxy.
Ma il governo israeliano non ha fornito le prove delle sue affermazioni, e l’intelligence degli Stati Uniti ha già segnalato di non condividerle, restando convinta, come l’Aiea, che la Repubblica islamica era lontana mesi, forse anni, dal raggiungere anche solo il primo step di arricchimento necessario a costruire poi un ordigno.
All’opposto, Israele nell’ultimo anno ha potenziato il suo reattore per la produzione di plutonio nel sito nucleare di Dimona. Lo ha documentato, sulla base dell’analisi di foto satellitari e degli elementi raccolti dal Bollettino degli scienziati atomici, il centro di ricerca sulla pace di Stoccolma, Sipri, nel suo annuario 2025 sulle armi nucleari nel mondo.
Com’è noto, Israele si è dotato segretamente della bomba atomica a partire dagli anni 50. Il suo approccio all’atomica è
stato battezzato dai politologi come “dottrina dell’ambiguità nucleare”: non conferma ufficialmente di avere testate nucleari, non aderisce al Trattato di non proliferazione nucleare dell’Onu. A differenza dell’Iran (pur con le violazioni contestate), e come Pakistan, India, Corea del nord e Sud Sudan. In base al trattato, che riconosce solo cinque Paesi come Stati nucleari ufficiali perché hanno fatto esplodere ordigni prima del 1967 (sono Gran Bretagna, Cina, Francia, Russia e Stati Uniti, membri permanenti del Consiglio di Sicurezza Onu), se anche volesse entrare nella legalità internazionale sul nucleare, dovrebbe prima rinunciare alle armi nucleari che ha sviluppato. Ma anche in questa “ambiguità”, negli anni analisti e intelligence hanno prodotto alcuni dati certi sulla capacità nucleare israeliana.
Secondo le stime, a gennaio 2025, l’arsenale israeliano conta almeno 90 atomiche (ma c’è chi dice 200), rispetto alle 5400 di Russia e Usa e alle 600 della Cina e alle 180 di India e Pakistan. Ma Israele, scrive il Sipri, “sta modernizzando il suo arsenale nucleare”. Nel 2024 ha effettuato un test per un nuovo sistema di propulsione missilistica. Le immagini satellitari mostrano che dal 2021 sono in corso grandi attività di espansione del sito del reattore di Dimona, nel deserto del Negev, dove è unanimemente riconosciuto (Gerusalemme nega) che siano immagazzinate le atomiche israeliane. A Dimona c’è un reattore nucleare costruito negli anni 60, che certamente ha bisogno di riparazioni e ammodernamento, ma i ricercatori del Sipri ritengono che lo scopo ultimo delle attività sia costruire un nuovo reattore per la produzione di plutonio. Può essere utilizzato sia per scopi pacifici, in particolare per le missioni nello spazio, ma anche per produrre potenti armi nucleari.
A differenza delle cinque potenze che compongono il Consiglio di sicurezza Onu, Israele non ha dispiegato nessuna delle sue testate su vettori che possono essere lanciati, ma le tiene tutte immagazzinate nei suoi depositi. Potrebbero essere armati dai missili balistici Jericho III, evoluzione degli storici missili creati dalla Dassault per lo Stato ebraico, anche se dal 2019 Israele sta testando una nuova versione. Lo Stato ebraico possiede almeno cinque sottomarini Dolphin che possono essere armati con capacità nucleare, che secondo il Sipri potrebbero trasportare fino a 20 missili. Più un sesto sottomarino, l’Ins Drakon, dotato di un sistema lanciarazzi verticale.
A questo va aggiunto che, sempre secondo le stime del Sipri, lo Stato ebraico ha almeno 125 caccia che hanno un potenziale nucleare. Sono F-16 e F-15, anche gli Stati Uniti hanno modificato questi ultimi caccia con l’aggiunta di testate atomiche. Gli analisti militari ritengono che una cinquantina di questi velivoli siano stati preparati per ospitare testate nucleari. Nessuno può garantire che lo Stato ebraico non sia già andato oltre, ma negli ultimi anni non ci sono stati segnali in questo senso. Nell’amministrazione Usa, del resto, c’è già chi ha fatto riferimento a questi aerei come lo “squadrone nucleare” di Gerusalemme. Che ora è a disposizione di Netanyahu.
(da ilfattoquotidiano.it)
Leave a Reply