LA DIPLOMAZIA DEL COLLE E IL FASTIDIO DI BERLUSCONI CHE SI SENTE ORMAI OSCURATO DA NAPOLITANO
DALL’AMBASCIATA USA RINGRAZIAMENTI AL COLLE PER IL RUOLO CHE SVOLGE IN LIBIA…LA CENA AL QUIRINALE CON I CAPI DI STATO: UN SUCCESSO DI NAPOLITANO CHE IL PREMIER HA DOVUTO SUBIRE
È il suggello su un’assenza politica, quella di Berlusconi, e su un’inevitabile supplenza.
La festa al Quirinale peri 150 anni della Repubblica è un successo per Giorgio Napolitano, la conferma del suo standing intenazionaie (a Roma sono arrivate 80 delegazioni internazionali, con 42 capi di Stato e di governo presenti), ma allo stesso tempo rivela quanto sia diventato problematico per il capo del governo avere un ruolo sulla scena.
Chi era presente riferisce di un Berlusconi immusonito al grande banchetto del Quirinale. Irritato, oltretutto, per dover fare la comparsa allo spettacolo messo in piedi da quello che considera ormai un suo rivale politico.
E non c’è solo la politica estera, dove Napolitano ha acquistato una crescente credibilità – confermata dai ringraziamenti giunti di recente dall’ambasciata americana per il ruolo svolto sulla Libia – di pari passo al declino di quella del premier.
Contano anche i piccoli dettagli.
Ieri ad esempio la prova della piazza si è di nuovo rivelata amara per il Cavaliere. Mentre al capo dello Stato, che passava in rassegna il picchetto d’onore, venivano tributati applausi corali e scroscianti, Berlusconi doveva sperimentare anche i fischi. Persino in un’occasione di festa bipartisan e politicamente “neutra” come il 2 giugno. Ormai per il premier il confronto con Napolitano è diventato un cruccio continuo, quasi un’ossessione.
Considera l’attivismo del Colle una vera e propria «invasione di campo».
Quando ha saputo degli incontri al massimo livello che avrebbe avuto il capo dello Stato (da Biden all’astro nascente cinese Xi Jimping), Berlusconi ha chiesto al suo staff di correre ai ripari, organizzando in fretta e furia un incontro a villa Pamphili con il russo Dimitrij Medvedev e Joseph Biden.
Ma il vice di Obama ha lasciato prima degli altri il casino dell’Algardi, disertando la conferenza stampa con Berlusconi.
Con gli americani il rapporto tra il “comunista” Napolitano è ormai molto stretto. Consolidato grazie anche al ruolo decisivo del capo dello Stato in occasione della crisi libica, mentre il premier – paralizzato dal rapporto con Gheddafi e dal veto di Bossi – appariva in Europa e a Washington come un “re Tentenna”.
«Per gli americani – confida un diplomatico italiano – ormai in Italia ci sono solo tre interlocutori per la politica estera: Napolitano, Frattini e Gianni Letta. Berlusconi non viene più considerato reliable, affidabile».
Di certo non deve aver aiutato a migliorarne la considerazione la scena vissuta in prima persona da Obama al G8 di Deauville.
Quando il capo del governo, saltando ogni protocollo, provò ad arruolare il presidente Usa nella sua crociata contro i magistrati e la loro «quasi dittatura».
Lo stesso Berlusconi, tornato a Roma, a un amico ha confidato la ragione di quel gesto sorprendente: «Mi guardavano tutti con una certa freddezza. Così sono stato costretto a spiegare di persona cosa sta succedendo in Italia».
La «freddezza» degli altri leader e delle cancellerie europee (Sarkozy, Merkele Obama, dopo quel G8, hanno deciso di disertare Roma) paragonata al «calore» con il quale ieri Napolitano è stato omaggiato da tutti.
Arrivando persino a mettere a tavola vicini il presidente di Israele Shimon Peres e quello dell’Anp Abu Mazen, dopo un vertice a tre sulla ripresa del processo di pace. «Sono vecchi amici», ha spiegato Napolitano, riferendosi a quella mini Camp David al Colle.
Ad aumentare l’irritazione di Berlusconi nei confronti del Quirinale ha contribuito da ultimo la decisione della corte di Cassazione di trasferire il referendum contro il nucleare sulle nuove norme.
«Non si sarebbero mai permessi una forzatura del genere – ha confidato Berlusconi a un ministro – se non fossero stati sicuri dell’avallo di Napolitano».
E proprio il referendum potrebbe essere il terzo tempo delle elezioni amministrative, assestando il colpo finale al governo Berlusconi.
Un timore che ha aumentato i sospetti del Cavaliere.
Senza contare l’elemento della popolarità . Negli ultimissimi sondaggi, infatti, il Quirinale surclassa Palazzo Chigi.
La popolarità di Napolitano sfiora il 90 per cento.
Quella del Cavaliere è ormai precipitata al 33 per cento.
Bei Francesco
(da “La Repubblica“)
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