LA FIDUCIA NEI PARTITI E’ SCESA AL 7,8%, IL 45% RITIENE QUELLI ATTUALI PEGGIORI DI QUELLI DELLA PRIMA REPUBLICA
SOLO IL 20% PENSA SIANO MIGLIORI…iL 45% OGGI GIUDICA POSITIVAMENTE LA DC, IL 35% IL PCI, IL 32% IL PSI… COSTANTE CRESCITA NEGLI ULTIMI 5 ANNI: SONO PIU’ APPREZZATI OGGI DI UN TEMPO…PIU’ CHE PER MERITO LORO, PER DEMERITO DI QUELLI ATTUALI
Citiamo subito la fonte, per evitare che qualcuno pensi siano dati inventati: si tratta dell’Atlante politico di Demos, febbraio 2010, quindi ricerca seria e dati recentissimi.
Non che la sensazione non fosse nell’aria, ma le percentuali indubbiamente possono stupire i non addetti ai lavori.
Dopo gli anni di Tangentopoli, gli scandali, le condanne, le monetine, i processi e tutto quanto ne seguì, con la nascita di nuove forze politiche e il de profundis per quelle che avevano governato 50 anni il nostro Paese, sentirsi rispondere dagli italiani che erano meglio i partiti di allora che quelli attuali induce a riflettere.
Alla domanda “quanta fiducia avete nel partiti attuali?”, solo il 7,8% degli italiani risponde positivamente.
Peggio delle banche e della borsa, è detto tutto.
Si tratta peraltro del dato più basso degli ultimi dieci anni.
Rispetto al periodo della prima Repubblica, cioè prima del 1993 e di tangentopoli, i partiti sono migliori o peggiori?
Risponde “peggiori” il 45,3% degli italiani, “migliori” il 20,3%, “uguali” il 23,4%, non risponde l’11%.
I partiti attuali sono accumunati in un giudizio senza appello, tanto deprecabili da far assolvere quelli passati, ed è detto tutto.
Passiamo alla rivalutazione dei partiti della Prima Repubblica che appare piuttosto estesa, a destra come a sinistra.
Il 45% degli italiani oggi giudica positivamente la Democrazia Cristiana, il 35% il Partito comunista, il 32% il Partito socialista.
Un apprezzamento che si è rafforzato sensibilmente negli ultimi 5 anni: di circa 9 punti verso la Dc e il Psi, di circa 4 verso il Pci.
Si arriva al paradosso che sono più apprezzati oggi che quando esistevano veramente.
La sinistra di allora ha oggi una credibilità in percentuale che gli attuali partiti di sinistra si sognano.
Chi ha ereditato una politica di centrodestra raccoglie meno consensi che se si riesumasse la vecchia Dc.
Il quadro che emerge è che i partiti attuali vengono votati per mancanza di alternative reali.
Mai come oggi il sentimento antipolitico e antipartitico degli italiani è parso così diffuso e sviluppato.
La nostalgia dei vecchi partiti, più che merito loro, è colpa di quelli che li hanno sostituiti.
Nessuno di quelli attuali ha saputo imprimere una svolta nella considerazione degli italiani, traducendo in fatti, comportamenti coerenti e lineari il malessere esistente nel Paese.
Nulla è stato fatto per far crescere la considerazione dei partiti nell’opinione pubblica in termini di onestà , legalità , provvedimenti anti-casta, competenza. Neanche un elettore su dieci pensa che il partiti facciano gli interessi degli italiani.
Certo, votano il meno peggio o, per dirla allla Montanelli, turandosi il naso.
Ma che un Paese non riesca ad esprimere una classe dirigente in grado di suscitare fiducia nelle istituzioni è un fatto su cui meditare e che la dice lunga sul senso critico degli italiani.
Ogni governo parla di “fatti”, ma i cittadini percepiscono che si tratta di chiacchiere e la politica si allontana sempre più, viene percepita come qualcosa di losco.
Almeno i partiti di un tempo avevano dei riferimenti e delle radici, ideali o ideologiche che fossero, c’era un minimo senso di appartenzna, quelli di oggi sembrano fusioni a freddo, senza ideali e senza anima.
Gli italiani li percepiscono come comitati di affari e come tali li rifiutano.
E l’astensionismo viaggia ormai su livelli impensabili, a destra come a sinistra.
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