LA FRONDA ANTI-SALVINI NEL NOME DELLA PADANIA CERCA DI ORGANIZZARE LA RESISTENZA: SONDAGGI DISASTROSI PER LE AMMINISTRATIVE
E’ ANIMATA DAI GIOVANI PADANI: “IL 30-40% DEI MILITANTI CONTRARI ALLA LINEA SOVRANISTA”… SALVINI PUNTA A UN CONGRESSO LAMPO E A UN REGOLAMENTO CHE PENALIZZA CHI GLI SI OPPONE… CI SARA’ UN CANDIDATO ALTERNATIVO?
«Matteo ha deciso di fare un congresso-lampo a fine maggio perchè i sondaggi sulle amministrative non sono buoni. E teme di arrivarci azzoppato», spiega una qualificata fonte leghista che non si allinea tra i tifosi del segretario.
Sembra di stare nel Pd, e invece parliamo della Lega Nord.
Nel Carroccio però i dissidenti, quelli che vedono come fumo negli occhi il polo sovranista-lepenista con la Meloni, non cercano la ribalta mediatica: tranne il vecchio Umberto Bossi, i più giovani si muovono nelle retrovie, tra i militanti.
Cercano di organizzare la resistenza a una riconferma scontata: quella di Salvini.
E lo fanno nel nome della Padania, del partito come «sindacato del Nord».
Una partita difficilissima, anche perchè, denunciano i non salviniani, «Matteo sta mettendo in piedi delle regole liberticide, per candidarsi servirà un numero troppo alto di firme». «E poi come fa un candidato alternativo a farsi conoscere in meno di due mesi?».
Le assise si terranno con tutta probabilità il 21 maggio a Padova, la città che più sta a cuore al leader nella sfida delle amministrative di metà giugno.
Qui si ricandida Massimo Bitonci, sindaco vittorioso nel 2014 e poi caduto per una faida con Forza Italia.
Padova e Genova (dove si candida per il centrodestra Marco Bucci, sono le due sfide chiave per misurare il tasso gradimento del centrodestra a trazione sovranista.
Salvini tiene molto anche a Parma e Piacenza. Ma i sondaggi che circolano a via Bellerio indicano una Lega sotto il 10% nelle due città emiliane.
Numeri che potrebbero dare fiato ai critici della linea di Salvini. Soprattutto se Marine Le Pen non dovesse essere eletta alle presidenziali francesi di fine aprile-inizio maggio.
Salvini spera invece che la vittoria dell’alleata francese sia a portata di mano. E per questo pensa di fissare congresso per il 21 maggio, per andare in scia alla francese e abbattere le resistenze che pure ci sono nella base rispetto all’idea di un partito di destra e nazionalista.
Prima del congresso ci saranno le primarie aperte agli iscritti, che incoroneranno il leader. Possono votare solo i militanti con 5 anni di anzianità .
«Gente che ha poca voglia di archiviare i temi dell’autonomia, mentre i militanti entrati in Lega negli ultimi due-tre anni sono molto più sensibili alla leadership di Salvini», spiega una fonte dei dissidenti.
Per non urtare queste sensibilità , Salvini ha deciso di non toccare l’articolo 1 dello Statuto leghista, quello che indica «l’indipendenza della Padania» come finalità del movimento.
Una mossa di strategia che tuttavia non gli impedisce di giocare tatticamente sul tavolo del polo sovranista, con liste anche alle comunali di Palermo e alle regionali in Sicilia.
Il 10 aprile il consiglio federale si riunirà per varare le regole del congresso.
Si annuncia battaglia da parte del fronte variegato che lavora a una candidatura alternativa: non solo Bossi (che esclude una sua corsa anche per i problemi giudiziari) ma anche una fetta di ex Barbari sognanti (la corrente di Maroni) che resta fedele ai principi della Lega delle origini.
Bossi ha lanciato la candidatura di Paolo Grimoldi, segretario della potente Lega lombarda. Che però si chiama fuori: «Io resto a fare il mio lavoro…».
Salvini smentisce l’intenzione di dar vita a una lista comune con la Meloni: «Listoni unici alla vista non ce ne sono. La Lega è la Lega: un altro conto è parlare di federazione e cercare di riunire tutti coloro che pensano a un’Italia e un’Europa diversa».
Tutto dipenderà dalla legge elettorale. Se dovesse passare un modello tipo Mattarellum, “lo scenario cambierebbe non solo per noi, ma per tutti i partiti”, spiega Grimoldi.
I dissidenti aspettano la riunione di lunedì. A quel punto decideranno se presentare un candidato alternativo.
«Uno scenario molto probabile», spiegano fonti leghiste. I ribelli contano su un sostegno dei militanti alla linea di un partito nordista al 100%.
«Almeno il 30-40 della nostra gente non vuole una Lega lepenista. Vedremo se a questa parte del partito sarà data la possibilità di organizzarsi, o se verremo eliminati tramite i regolamenti», spiegano.
La sfida appare più che impervia. Con Salvini pronto a regolare i conti con i dissidenti. «Al congresso chiederò alla nostra gente il gradimento per quello che abbiamo fatto negli ultimi tre anni e mezzo e per quello che faremo nei prossimi. Il congresso darà un mandato totale, voterà il segretario, il suo programma e la sua linea».
«I nostri avversari si chiamano Renzi, Boldrini e compagnia, non ho bisogno di polemiche interne o di dubbi. Non voglio più voci di fondo che contestano e polemizzano qualunque cosa si faccia».
Il leader parla di «voci di fondo». Perchè, diversamente dal Pd, nella Lega dissensi e faide covano sottopelle, lontano dai riflettori.
Ma non per questo sono meno virulenti.
Andrea Carugati
(da “La Stampa“)
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