SUGLI STIPENDI RADDOPPIATI DELLO STAFF DELLA RAGGI INDAGA L’OREF
“AUMENTI DI STIPENDIO SOSPETTI”… L’ULTIMO A FINE MARZO: RETRIBUZIONE RADDOPPIATA PER UN COLLABORATORE DELL’ASSESSORE MANTOVANI
Il caso che salta agli occhi di tutti è quello di Silvano Simoni, ingaggiato nello staff dell’assessore all’Ambiente, Pinuccia Montanari.
Il contratto firmato appena prima di Capodanno prevedeva un «trattamento economico complessivo» di 23.725 euro all’anno. Tre mesi dopo però il Campidoglio gliel’ha raddoppiato o quasi, dato che d’ora in poi percepirà 44.892 euro.
Questa la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso e ha scatenato un’indagine dell’Organismo di Revisione Economico Finanziaria guidato da Federica Tiezzi che aveva già bocciato il bilancio di Andrea Mazzillo.
Il Messaggero in un articolo a firma di Lorenzo De Cicco racconta oggi i dettagli della verifica straordinaria sulle spese per consulenti e staff esterni avallate dalla Giunta Raggi richiesta, con una lettera ufficiale che verrà spedita oggi, dai revisori dei conti del Campidoglio.
Un’ispezione che cercherà le «possibili anomalie», viene spiegato negli uffici dell’Oref, e gli aumenti di retribuzione «sospetti» a parte il caso più famoso, quello di Salvatore Romeo, che con la Raggi appena insediata a Palazzo Senatorio, si vide triplicare lo stipendio da funzionario del Comune in virtù del suo nuovo ruolo di capo della segreteria politica della sindaca: un salto da 40 a 120mila euro l’anno.
Quello spiegato con l’immaginifico “Era agosto, faceva caldo, ci siamo sbagliati” da parte dello stesso Romeo.
Dopo il disastro della bocciatura dei conti quindi il faro è acceso sulle 48 delibere della Giunta Raggi per autorizzare 77 contratti di assunzione a tempo determinato.
L’ultimo provvedimento sulle assunzioni passato in giunta risale allo scorso 17 marzo e prevede un aumento di stipendio per Silvano Simoni, ingaggiato nello staff dell’assessore all’Ambiente, Pinuccia Montanari.
Simoni era stato messo sotto contratto dalla giunta Raggi lo scorso 30 dicembre, insieme a un’ex collaboratore di Paola Muraro,Stefano Cicerani (con un passato in un’impresa partecipata da Manlio Cerroni).
Il contratto firmato appena prima di Capodanno prevedeva un «trattamento economico complessivo» di 23.725 euro all’anno. Tre mesi dopo però il Campidoglio ha deciso che quella cifra era troppo bassa.
E così, riconsiderate «le rilevanti attività di supporto svolte dal dott. Simoni», si legge nella delibera, lo stipendio è stato«rideterminato». Cioè raddoppiato, o quasi, dato che d’ora in poi percepirà 44.892 euro.
Sempre a dicembre venne formalizzato un altro in carico che fece discutere: quello di Andrea Tardito, architetto, già candidato del M5S, assunto nello staff dell’assessore al Patrimonio con un contratto da 88mila euro annui per occuparsi della «gestione e valorizzazione del patrimonio immobiliare».
Quasi il doppio rispetto a quanto guadagnava da dipendente di una delle società in house del Campidoglio, Aequa Roma.
La Raggi è già da tempo indagata per la nomina di Romeo. All’epoca, alla giunta, presieduta dalla sindaca Virginia Raggi, presero parte gli assessori Baldassarre, Berdini, Marzano, Meleo, Minenna e Muraro.
Oltre alla nomina di Romeo fu decisa, tra le altre, anche quella di Andrea Mazzillo. Nella deliberazione di fatto si indicava la mansione di Romeo, “attività di supporto nell’ambito dell’Ufficio di diretta collaborazione della sindaca“, e anche lo stipendio che non veniva indicato però in maniera diretta, ovvero con una cifra, ma riferendosi al “trattamento economico lordo, parametrato a quello dirigenziale terza fascia di retribuzione” legato al Contratto integrativo dei dirigenti di Roma Capitale.
Una dicitura poco comprensibile ma che di fatto triplicava l’emolumento di Romeo.
Nel memoriale consegnato in procura dopo le dimissioni la Raineri sottolinea di aver «illustrato a Raggi che doveva ritenersi impossibile per un dipendente assunto a tempo indeterminato ricorrere all’istituto dell’aspettativa per poi essere assunto dal medesimo ente a tempo determinato, e la invitai a revocare la delibera».
Paventando l’ipotesi di abuso d’ufficio laddove un tale meccanismo fosse stato posto in essere allo scopo di attribuire al dipendente un vantaggio economico altrimenti non conseguibile. Ma la sindaca non la sta a sentire:
«La sindaca non volle sentire ragioni. Disse che avrebbe consultato l’Avvocatura. Il professor Minenna e io aderimmo all’ipotesi, ma lei chiese al capo dell’Avvocatura un preventivo parere solo orale e quando realizzò che l’avvocato Murra era di avviso contrario (cioè favorevole alla mia tesi) non gli commissionò il parere scritto».
Murra sarà interrogato questa mattina dai magistrati e dovrà chiarire anche altre circostanze contenute nell’esposto.
Dieci giorni dopo a Raggi fu infatti consegnato il parere dell’avvocato amministrativista Aristide Police secondo il quale non esisteva «alcuna ragione che possa giustificare il mutamento del rapporto di servizio di un proprio dipendente o meglio, la duplicazione di tale rapporto».
Ma lei decise evidentemente di ignorare anche questo e – lo specifica Raineri – «si rivolse a una giovane avvocatessa sua amica (che di lì a poco avrebbe reclutato) la quale trovò un precedente costituito da un altro parere dell’Avvocatura capitolina e da un regolamento del Comune di Firenze», mai recepito dal Campidoglio.
Questa è la seconda indagine su Virginia Raggi che coinvolge atti della sua amministrazione: in entrambi i casi la sindaca è finita nei guai per la promozione di suoi “fedelissimi” che in seguito ha dovuto rimuovere dagli incarichi.
Marra è stato arrestato per corruzione; di Romeo il M5S ha chiesto la testa insieme a quella di Frongia dopo la notizia delle indagini su Marra.
(da “NextQuotidiano”)
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