LA GRANDE OCCASIONE PERSA: SE FINI AVESSE ASCOLTATO LA BASE, ADESSO FLI SAREBBE L’UNICO PARTITO A DESTRA AD AVER VINTO I REFERENDUM
L’ANALISI DEL VOTO HA EVIDENZIATO CHE IL 40% DEGLI ELETTORI DI PDL E LEGA SONO ANDATI A VOTARE E QUATTRO SU CINQUE SI SONO SCHIERATI PER QUATTRO SI’…. O SI SA INTERPRETARE IL CAMBIAMENTO E SI OPERANO SCELTE CORAGGIOSE O SI MORIRA’ CON I RONCHI IN CASA E GLI URSO ALLA PORTA
Gli elettori di centrodestra che sono andati a votare (secondo le stime diffuse dal Tg La7 oltre il 40 per cento dell’elettorato di Pdl e Lega) non hanno rifiutato di ritirare la scheda verde, quella in cui si chiede agli elettori se vogliono che il presidente del consiglio e i ministri siano protetti da norme particolari.
Ma si sono espressi chiaramente.
Contro Berlusconi e i suoi, che da 17 anni continuano a sostenere la necessità di leggi per mettere la politica al riparo dai processi.
Un colpo durissimo che conferma l’esito delle elezioni amministrative, ma soprattutto un segnale di cui l’esecutivo non potrà non tenere conto, quando si tratterà di discutere e approvare altre norme in questo senso, come il processo breve o i limiti sulle intercettazioni telefoniche.
L’analisi è chiara: ben il 40% dell’elettorato di Pdl e Lega è in libera uscita, non risponde più ai comandi della premiata copia Be-Bo e va “dove lo porta il cuore” (e il cervello).
Il che vorrebbe dire, in termini di voti, il 40% del 37% di consensi derivanti dalla somma dei due partiti, qualcosa come il 14% di proiezione reale alle politiche.
Qualsiasi partito di centrodestra che avesse come ambizione quella di puntare a fare propria quella parte di elettorato avrebbe intuito il vento di cambiamento nel Paese e avrebbe rischiato i 4 Sì.
Come, per convinzione ideologica, abbiamo fatto noi e, in Fli, solo i fans di Fabio Granata e Flavia Perina.
Dato che quei vecchi arnesi della politica come Ronchi e Urso volevano 4 No (grande capacità la loro di captare i segnali del popolo italiano), si è preferito lasciare libertà di voto.
Questo dimostra due cose:
1) una strategia rinunciataria dove “non si perde e non si vince mai”.
2) una carenza culturale di fondo che fa emergere le contraddizioni di un partito che da un lato reclama il rispetto delle istituzioni e la funzionalità delle stesse, ma che poi, di fronte alla scelta “rendere efficiente il settore pubblico o regalare la gestione dei servizi ai privati” preferisce abdicare al suo ruolo.
Se Fli si fosse schierata per il Si’ sul nucleare e l’acqua pubblica, oggi sarebbe l’unico partito non di sinistra a poter dire di aver vinto i referendum.
Futuro e Libertà pare invece vittima della sindrome di Stoccolma, quella per capirci che fa innamorare la rapita dei suoi sequestratori.
Nel caso di Fli le sembianze dei rapinatori assumono quelle di Ronchi e Urso che condizionano sempre la scelta di Fini, costretto a mediare come se glielo avesse ordinato il medico.
Se qualcuno vuole un partito del 3% è giusto continuare così fin alla consunzione, ma se si ha l’ambizione di volare alto occorre da un lato coraggio nelle scelte, unito a capacità autocritica, dall’altro la sensibilità di captare il vento che cambia e saper prendere la posizione giusta nel momento adatto.
Non si può stare irrigiditi alla fermata del tram e lasciare passare tutte le vetture senza mai salire a bordo non avendo chiara la direzione di guida e le fermate successive.
Inutile a quel punto munirsi persino del biglietto.
Leave a Reply