LA LEGA A FERRARA CERCA DI NASCONDERE I PRECEDENTI GIUDIZIARI DEL SUO SEGRETARIO PROVINCIALE
IL MESSAGGIO INTERNO INVITA A COMMENTARE IN MASSA UN ARTICOLO PER ORIENTARE L’OPINIONE PUBBLICA… IN PASSATO DIVERSE CONDANNE PER LE QUALI E’ PREVISTA LA NON MENZIONE NEL CASELLARIO GIUDIZIARIO_
Non è un bel periodo per la Lega.
Dopo il caso Siri e l’indagine a carico di Attilio Fontana in Lombardia i leghisti non hanno voglia di passare per quelli sporchi e cattivi. Questo a qualsiasi livello.
E così a Ferrara il responsabile comunicazione della Lega ha pensato bene di diramare via WhatsApp delle direttive agli attivisti per “rispondere” ad un’inchiesta portata avanti dal quotidiano Estense.com circa i trascorsi di Nicola ‘Naomo’ Lodi, segretario provinciale della Lega e candidato per un posto in Consiglio Comunale alle amministrative del 26 maggio.
A denunciare il tentativo di oscurare e screditare il lavoro dei giornalisti dell’Estense con tramite una “strategia Web” e una “strategia Facebook” è lo stesso quotidiano che pubblica lo screenshot di un messaggio fatto circolare su WhatsApp nel quale si invitano gli attivisti a commentare in massa subito dopo la pubblicazione dell’articolo su Lodi in modo da “monopolizzare” i commenti per influenzare quelli successivi.
In questo modo gli utenti che dopo aver letto l’articolo si trovassero a scorrere i commenti si troverebbero di fronte ad una reazione negativa a sostegno del segretario provinciale della Lega.
L’operazione di “shitstorming” (inondare una pagina o un sito di commenti) si compone di tre fasi. Ma la fase tre non viene al momento rivelata agli attivisti che devono impegnarsi a “contrastare un articolo” che secondo la Lega getta fango sulla persona di Lodi.
«Domani dobbiamo essere compatti e soprattutto incazzati contro una stampa che, con un colpo di coda, vorrebbe condizionare il voto dei ferraresi» conclude il comunicato che lascia capire che un conto sono gli avversari politici, un altro sono i “nemici”.
E a quanto pare per la Lega i giornalisti ricadono nella seconda categoria.
Ma cosa ha scritto di tanto pericoloso l’Estense? Ha scritto che il segretario provinciale della Lega ha avuto più di qualche guaio giudiziario.
Non si tratta di “informazioni personali”, visto che Lodi è una figura pubblica, ma di fatti la cui divulgazione è tutelata dal diritto di cronaca.
L’Estense ha infatti scoperto che Lodi ha patteggiato — tra il 1994 e il 2018 in cinque differenti procedimenti giudiziari — una serie di condanne per reati lievi come ad esempio l’usurpazione di funzioni pubbliche oppure quello manifestazione non autorizzata.
Lodi risponde su Facebook esibendo il certificato penale del Casellario Giudiziale che riporta come la sua fedina penale sia intonsa. E risponde anche via mail alla redazione dove lamenta che nei suoi confronti sia tata «attivata la macchina del fango che si riserva ad un avversario particolarmente temuto».
Lodi continua dicendo che le accuse nei suoi confronti sono «peraltro false e tendenziose riguardanti reati bagatellari, compiuti oltre 20 anni fa e per i quali avrei potuto chiedere ed ottenere la riabilitazione».
E se è vero che i procedimenti per cui ha patteggiato riguardano reati bagatellari ovvero di poco conto e di minima lesività sociale è lo stesso Lodi a confermare che quei piccoli guai con la giustizia ci sono stati.
Vero è del resto che il solo fatto di aver riportato — o in questo caso patteggiato — una pena non significa che una persona deve smettere di impegnarsi in politica o ritirarsi a vita monastica. I famosi “conti con la giustizia” sono stati chiusi. Ma si sa che l’elettorato a volte la vede diversamente.
Il fatto che non risultino sul certificato penale del casellario giudiziario è perchè per quei reati era prevista la non menzione (anche tenuto conto dell’entità minima della pena, estinta con una multa).
Il certificato penale contiene infatti i provvedimenti penali di condanna definitivi ad eccezione di quelli per i quali il T.U. non prevede la menzionabilità .
Naturalmente si tratta in ogni caso di reati che non impediscono a Lodi di candidarsi, ed infatti la sua candidatura è stata accolta. Ma il compito del giornalista è un altro ed è quello di raccontare i fatti. Tornando per un attimo alle vicende di attualità e facendo le dovute proporzioni anche la pena patteggiata da Armando Siri per bancarotta fraudolenta (un reato ben diverso da quelli che riguardano Lodi) non era menzionata nel casellario giudiziale. Non per questo è stata considerata irrilevante ed è anzi uno degli elementi “extra giudiziari” del caso Siri.
I reati saranno anche bagatellari, ma la shitstorm è un metodo assai poco democratico. Ed è questo il problema.
(da “NextQuotidiano”)
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