LA PAURA DELLE URNE FA FRENARE DI MAIO SULLA GIUSTIZIA
SI TROVA I PARLAMENTARI CONTRO E PUR DI MANTENERE LA POLTRONA AMMORBIDISCE LA LINEA SULLA PRESCRIZIONE… PRENDE SEMPRE PIU’ QUOTA CONTE ALL’INTERNO DEL M5S
La grande paura di Luigi Di Maio.
L’escalation dei toni e le vere e proprie minacce di Nicola Zingaretti, Graziano Delrio e degli altri dem di tornare alla urne stanno avendo un effetto dissuasivo.
La rigidità M5s sulla prescrizione si sta ammorbidendo. Sos nel pianeta stellato: “Se davvero andiamo alle urne adesso, noi rischiamo l’estinzione”. I sondaggi sono quelli che sono, tra poco sopra e poco sotto le due cifre.
Il mood di molti grillini non coincide affatto con quello di Di Maio, ovvero come dice un sottosegretario: “Noi con quelli del Pd lavoriamo molto bene”.
Ed è così che nel giro di pochissime ore il quadro è cambiato radicalmente. Dalla grande forzatura alla grande frenata e Di Maio ha capito che bisognava dare questa svolta per evitare che la reazione dem sulla giustizia portasse sull’orlo del baratro elettorale.
Costretto da chi invece vuole andare avanti nell’esperienza di governo giallorosso, il capo politico si è fermato un metro prima del reale o solo sbandierato precipizio: “Ogni buona proposta è ben accetta”. Ora a trattare con i dem sono principalmente il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e il premier Giuseppe Conte, la prossima settimana potrebbe esserci un vertice di maggioranza per trovare un accordo e approvarlo entro l’anno.
Le posizioni di partenza sono queste. Per i 5Stelle la riforma deve entrerà in vigore il 1° gennaio e prevede l’interruzione dei termini di prescrizione dopo la sentenza di primo grado, sia di condanna che di assoluzione.
Il Pd insiste invece sulle sue proposte: se proprio si deve lasciare la cancellazione della prescrizione dopo il primo grado, vanno prima introdotti termini di durata massima per le fasi dell’appello e della Cassazione.
Il tutto si cristallizza per giorni, facendo cadere il governo in un impasse che si intreccia anche con il Mes, il meccanismo economico di stabilità .
In campo però, per far cambiare idea al capo politico M5s, sono dovuti scendere diversi attori, tra cui il premier Giuseppe Conte. Intanto mercoledì sera ci sono state due riunioni parallele entrambe a Palazzo Madama.
Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia, tra i più attenti all’interno del Movimento, ha riunito un gruppo di parlamentari, erano circa trenta, per discutere di identità 5Stelle. Su quella che fu e che oggi non c’è più.
Velate ma neanche tanto le critiche a Di Maio. Nello stesso tempo il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che non fa più parte del cerchio magico del capo politico, ha incontrato i deputati e i senatori delle due commissioni competenti. Ed ecco i primi segnali arrivati stamattina: “Non voglio rompere con il Pd, non voglio neanche la prescrizione rientri dalla finestra ma sono aperto a nuove proposte”.
Bonafede, che in fondo è colui che ha presentato Conte al Movimento 5 Stelle, gioca sempre più in squadra con il premier.
L’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando annuncia la proposta dem all’attuale Guardasigilli e chiama anche lo stesso presidente del Consiglio, coloro che insomma usano toni più moderati.
La campagna spesso aggressiva messa in atto da Di Maio già da qualche tempo non piace ai parlamentari 5Stelle. In pratica il capo politico ha rinsaldato i rapporti con Alessandro Di Battista ma ha perso la sua base.
E nel frattempo a crescere nel gradimento è Conte, come figura che dà stabilità e ora sta prendendo in mano anche il pallino della giustizia.
(da “Huffingtonpost”)
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