LA RIVOLTA DI FORZA ITALIA BRUCIA CATRICALA’. RENZI INSISTE PER L’ULTIMA VOLTA SU VIOLANTE
RINVIO PER LA CONSULTA, SE VIOLANTE NON PASSA RENZI INDICHERA’ IL FEDELE BARBERA, FORZA ITALIA VIRA SU BRUNO
Alla fine un candidato, Antonio Catricalà , il “gran commis” del potere di Gianni Letta, è bruciato nell’ennesima fumata nera sulla Corte costituzionale.
Mentre è bruciato solo in parte Luciano Violante, uomo delle istituzioni per Giorgio Napolitano, parente stretto del Diavolo giudiziario, sia pur recentemente convertitosi sulla via del garantismo, per Berlusconi, scelta tiepida per Renzi.
Se regge alla prova del voto di lunedì — quando riprenderanno le votazioni – bene, altrimenti con grande nonchalance il premier indicherà Augusto Barbera che è sempre stata la sua prima scelta. Così ha confidato a più di un fedelissimo.
Ad Arcore invece già si ragiona sull’indicazione di Donato Bruno lunedì prossimo, l’annuncio avverrà nel corso di una riunione congiunta dei gruppi parlamentari di Camera e Senato a cui però non parteciperà Silvio Berlusconi che il lunedì è costretto ad andare a Cesano Boscone.
In accoppiata con Violante. Perchè l’ex presidente della Camera ha comunque raggiunto un risultato che lo tiene ancora in campo.
O meglio, quantomeno un altro giro.
Il “patto del Nazareno” è un falò, che brucia candidati, fumata nera dopo fumata nera. Incontro dopo incontro. Perchè non è affatto escluso, anzi l’ipotesi è concreta, che Berlusconi e Renzi si possano vedere martedì prossimo. Fonti di livello prevedono che sarà proprio l’incontro a sbloccare l’impasse. Chissà .
Prima i fatti: l’ultima votazione sulla Corte costituzionale dice che i due candidati portati da Pd e Forza Italia sono stati “bocciati” dal Parlamento.
È la grande rivolta azzurra contro Gianni Letta a inchiodare Catricalà a quota 368. Viene cioè vissuto come un corpo estraneo l’ex garante alla concorrenza prima e viceministro del governo Letta poi, molto apprezzato da Mediaset.
I gruppi sono insofferenti, senza regia politica. Basta avvicinare un “peone” qualunque per ricevere uno sfogo: “Non siamo neanche stati convocati per un incontro. La volta scorsa Gasparri e Cicchitto fecero delle riunioni sui nomi, stavolta ci è stato dato un foglio”.
Stavolta la frattura è stata anche verticale, con Niccolò Ghedini apertamente contrario all’uomo di Gianni Letta e favorevole alla candidatura di Donato Bruno.
E Denis Verdini che si aggirava in Transatlantico con aria nient’affatto addolorata. Anzi, più di un azzurro di rango racconta che è sua la trama che porta al complottone sul candidato di Letta: “I due candidati indicati, Violante e Catricalà , – dice a microfoni spenti — non piacciono fino in fondo a Verdini e Renzi. Ma uno non vuole apparire come il killer del candidato di Letta, l’altro della vecchia guardia. E allora assecondano il caos per bruciare i candidati bocciatura dopo bocciatura”.
Già , perchè è evidente che i gruppi azzurri non votano Catricalà , ma non votano neanche Violante.
Anzi, il risultato è che votano Donato Bruno, anche se non indicato, che raccoglie ben 120 voti. Un segnale politico enorme, visto che su Bruno converge anche la Lega.
Ed è evidente che pure su Violante ci sono un centinaio di franchi tiratori, al netto di Forza Italia.
Un centinaio, dentro la maggioranza di governo.
L’ex presidente della Camera raggiunge quota 468, cento voti in meno rispetto ai 570 necessari per passare.
Numeri che rendono problematica, secondo parecchi parlamentari, la riproposizione della sua candidatura. E che alimentano i sospetti di una manovra renziana tesa a sacrificare sull’asse del Nazareno un candidato che non gli è mai piaciuto fino in fondo (così come non è mai piaciuto a Berlusconi).
Per ora il diretto interessato (Violante) ha fatto sapere che è ancora in campo. E Renzi ha fatto sapere che fino a lunedì è il candidato del Pd: “Il problema è Forza Italia. Se vota compatta lui e Bruno — dice più di un renziano — ce la dovrebbe fare”.
Sennò martedì ci sarà il nuovo nome. Già , martedì, giorno in cui potrebbe esserci l’incontro con Berlusconi.
(da “Huffingtonpost”)
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