LE BUGIE DI LETTA: DAL TAGLIO DEL CUNEO SOLO 19 EURO LORDE AL MESE E LE ADDIZIONALI LOCALI ALLA FINE CANCELLANO PURE QUESTO
IL GOVERNO HA PRODOTTO UN MIGLIORAMENTO DI SOLI 40 EURO L’ANNO PER I REDDITI BASSI: 4 EURO AL MESE LORDI
«Lo rafforzeremo in Parlamento». Mai promessa fu più disattesa di quella sul taglio al cuneo fiscale.
Se da una parte, è vero che i redditi sotto i 20 mila euro riceveranno qualche soldino in più, dopo le correzioni di Camera e Senato alla proposta del governo.
Dall’altra parte è altrettanto vero che parliamo di briciole.
Alla fine, siamo passati da 15 a 19 euro al mese (lordi) come massimo beneficio per i lavoratori dipendenti.
Quindi da una pizza e birra a una pizza e birra con dolce. Meglio di niente, si dirà . Soprattutto, se come sembra, il “tesoretto” spunterà in busta paga in un’unica soluzione. E quindi quei 226 euro totali anzichè 182, spettanti a chi ne guadagna 15 mila lordi all’anno, di sicuro si noteranno di più.
Ma se guardiamo al valore medio, circa 191 euro, il discorso cambia.
Perchè il rischio di vederlo quasi del tutto risucchiato dalle tasse locali è concreto
Secondo le previsioni dell’ufficio studi della Uil, ad esempio, il prossimo anno solo di addizionali regionali all’Irpef gli italiani pagheranno in media 141 euro.
E questo grazie alle norme sul federalismo fiscale che consentono per il 2014 di portare l’aliquota su di un altro 0,6% e dunque fino a un massimo del 2,33%.
Questo significa – a parità di valori medi – un taglio annuale al cuneo fiscale di 50 euro (191 al netto dei 141): appena 4 euro e 20 centesimi al mese.
Altro che pizza e birra. Qui siamo a tre caffè e mezzo, a Genova ad esempio, dove la tazzina è al top.
Piemonte, Lazio, Liguria e Molise stanno decidendo proprio in questi giorni se avvalersi dell’ulteriore leva fiscale. E il Molise è già al 2,03% di addizionale.
Ma come mai alla fine neanche il Parlamento è riuscito a rilanciare quella che doveva essere la misura regina della legge di Stabilità appena varata? Le risorse.
È vero che le Camere hanno rimodulato il taglio del cuneo a favore dei redditi più bassi, ma a parità di perimetro, all’interno cioè del miliardo e mezzo stanziato nel 2014.
Nel triennio, ce ne sono 5 di miliardi per restringere la forchetta tra il costo lordo del lavoro e quanto poi ci si mette in tasca. Troppo pochi per rilanciare i consumi e sostenere i redditi.
Confindustria ne chiedeva 10, molti economisti bollano come pressochè inutile qualunque intervento “una tantum” sotto i 15.
Il Parlamento si è dunque trovato con le mani legate. La soluzione finale è stata quella di premiare i lavoratori sotto i 20 mila euro alzando di 40 euro circa il “regalo” del governo.
E levando agli altri (dai 22 mila fino ai 55 mila euro lordi annui) tra i 30 e gli 80 euro. Giustizia è fatta? Visti gli importi e la platea, sì e no.
I beneficiati sono solo uno su cinque (4 milioni di lavoratori su 20 milioni totali che usufruiscono delle detrazioni).
Il ministro del Lavoro Giovannini due giorni fa ha detto che grazie alla riprogrammazione di fondi europei a rischio perdita il taglio del cuneo in realtà salirà da 1,5 a «4,2 miliardi nel 2014».
Ma la differenza è vincolata al solo Mezzogiorno. Nè d’altronde si può sperare nel famoso “fondo taglia-cuneo”, varato dalla Stabilità e che sarà riempito con le risorse da spending review e lotta all’evasione.
Qualora avanzino, visto che in fila ci sono i conti dello Stato, le esigenze indifferibili e le priorità sociali.
Valentina Conte
(da “La Repubblica”)
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