LE IMPRONTE ALLA CAMERA: MA VOTARE PER ALTRI NON E’ REATO?
PER UN COMUNE CITTADINO SCATTEREBBE LA DENUNCIA PER FALSO IN ATTO PUBBLICO E SOSTITUZIONE DI PERSONA… SE LO FA UN DEPUTATO, IN BASE A UNA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE, NON LO E’… DIVENTA ESCLUSIVA PERTINENZA DEL PARLAMENTO
Sono da poco iniziate le prime votazioni alla Camera con il sistema identificativo delle impronte cui hanno aderito quasi tutti i deputati, salvo 19 che si sono rifiutati e che continueranno a votare come prima.
Insieme ad Albania e Messico, siamo gli unici al mondo ad aver dovuto adottare questo sistema per porre un freno ai “pianisti”, ovvero a coloro che votavano anche per altri colleghi assenti.
Avevamo già espresso la nostra opinione: invece che spendere 450mila euro per porre un argine a un reato, sarebbe bastato fare una legge che, alla terza accertata violazione, rendesse automatica la decadenza dalla carica di parlamentare.
Uno truffa? A casa con ignominia e avanti un altro.
Ovviamente una legge del genere non l’avrebbe votata nessuno, essendo tutti più o meno complici del “malaffare”. Già alle prime votazioni con il nuovo sistema si sono, infatti, verificati i casi di chi fa finta che “non gli funzioni il dito”, mentre qualcuno ha già votato per conto di un paio dei 19 che hanno rifiutato il nuovo sistema ( autori uno della Lega e uno del MPA), tanto per gradire.
Il cammino è ancora lungo, ogni votazione dura almeno 5 minuti, tra polemiche e reclami, c’è chi la sta palesemente ostacolando.
Ma vediamo di guardare un pochino oltre la semplice cronaca: è bene chiarire che il parlamentare che vota per conto di un collega assente commette due reati.
Il falso in atto pubblico, in quanto egli fa apparire il voto dato da lui come espressione di un altro soggetto, e la sostituzione di persona, in quanto egli si sostituisce surrettiziamente al vero titolare del voto, votando occultamente in sua vece.
Reati per cui un comune cittadino sarebbe stato denunciato e condannato.
Ma si dà il caso che quando la Procura di Roma, dodici anni or sono, ebbe a procedere contro due deputati, rei di aver votato per conto di altri, la Camera pensò bene di sollevare un conflitto di attribuzione contro la Procura, sostenendo che tutto ciò che avveniva in Aula fosse di esclusiva pertinenza del Parlamento e perciò sottratto alla competenza dell’autorità giudiziaria ordinaria.
E la Corte Costituzionale a chi pensate abbia dato ragione?
Con la sentenza del 2 novembre 1996, ha sposato le tesi della Camera, ovviamente, decidendo che nel nostro sistema costituzionale il Parlamento è l’unico a poter sindacare la correttezza o la regolarità delle operazioni di voto, anche nel caso in cui si possano astrattamente configurare dei reati.
Come dire che i reati ci sono, ma meglio far finta che non ci siano.
Siamo arrivati al punto che un gran numero di illeciti si commettano in Parlamento, nella sede del potere legislativo, come nulla fosse.
Violando tra l’altro il rapporto fiduciario tra eletto ed elettore, in quanto intromette nello stesso un’attività illecita che lo stravolge.
Chi si fa sostituire dal pianista poi viola il divieto di vincolo di mandato, perchè omette di esercitare il diritto dovere di voto in piena e libera coscienza.
Per non parlare della violazione di ordine morale, politico e deontologico.
Una situazione vergognosa su due livelli: da un lato perchè si stabilisce che quanto è reato perseguibile per un comune cittadino non lo è per un deputato, dall’altro perchè si sono spesi 450mila euro per evitare di cacciare dal Parlamento chi ivi aveva commesso due reati.
In Europa siamo gli unici a votare con le impronte, forse perchè abbiamo una casta politica unica?
Leave a Reply