LE MOLOTOV DI VOBARNO CONTRO L’ALBERGO: IL TITOLARE LEGHISTA CHE TRATTA SOTTO TRACCIA E “GIOVANI STRANI CHE GIRAVANO DA QUALCHE SERA”
E CERTI MEDIA CHE PARLANO DI “INSOFFERENZA” DI FRONTE A UNA PRECISA STRATEGIA CRIMINALE
La reazione all’annuncio del sindaco di Vobarno dell’arrivo di 35 profughi è nelle due molotov esplose al piano terreno dell’albergo Eureka che avrebbe dovuto ospitare i richiedenti asilo. E che in parte è stato divorato dalle fiamme.
Ne sono convinti gli inquirenti al lavoro per dare un nome ai responsabili dell’intimidazione firmata la notte scorsa all’hotel Eureka, a Carpeneda.
«Sono notizie che non fanno bene al paese» spiega il sindaco Giuseppe Lancini.
«Le due molotov esplose è qualcosa di molto brutto. Non mi aspettavo tanto violenza». .
Era stato lo stesso sindaco a annunciare alla sua popolazione l’arrivo di nuovi richiedenti. «Giovedì ho parlato con la gente di Carpeneda, frazione di 400 abitanti, e subito non hanno reagito bene. Pensavo si fossero tranquillizzati e invece…».
E invece si contano i danni all’hotel Eureka, chiuso al pubblico da quattro anni, e individuato dalla Prefettura di Brescia per affrontare l’ultima emergenza profughi.
«La prefettura – spiega il sindaco – mi ha avvertito giovedì che sarebbero arrivati in quell’albergo. Non ero d’accordo ma tanto anche se dici qualcosa te li mandano comunque» è il pensiero di Lancini
Pare che anche il proprietario del hotel Eureka avesse, almeno a parole, detto no all’ospitalità . «Se arrivano dei profughi è contro la mia volontà e vuol dire che la struttura mi è stata requisita in quanto non ho firmato alcun accordo» ha detto nei giorni scorsi Valerio Ponchiardi co proprietario dell’albergo.
«È un leghista della prima ora» assicurano in paese. Non risulta iscritto al Carroccio «ma fino a pochi giorni fa fuori dall’ hotel sventolavano le bandiere della Repubblica di Venezia» .
Dalla Prefettura bresciana è stato spiegato che l’accordo tra la cooperativa che aveva in carico i 35 nuovi profughi destinati a Vobarno e albergatore non era stato ancora trovato ma era in essere una trattativa.
«Confermo, ne abbiamo parlato con la proprietà dell’immobile, Ponchiardi stava facendo una valutazione e doveva parlarne anche con la sorella» precisa Marco Riva, responsabile della cooperativa un Sole per tutti, che ha in carico i richiedenti asilo destinati a Vobarno.
«Ma a noi invece è stato spiegato che sarebbero stati sistemati nelle 18 stanze dell’Eureka» racconta il sindaco del paese Lancini che è stato convocato per domani alle 12 in Prefettura.
Ad oggi nel paese della Valsabbia i profughi sono 23.
«Arrivarono tramite la cooperativa di Angelo Scaroni» ricorda il sindaco. Si tratta dell’imprenditore bresciano iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Brescia per truffa allo Stato nell’ambito della gestione dei richiedenti. Aveva partecipato al bando pubblico presentando autocertificazione e spiegando di avere strutture che gli inquirenti hanno ritrovato solo in parte. In alcuni casi non esistevano proprio gli immobili segnalati mentre in altre situazioni gli stranieri erano stipati in spazi troppo stretti.
«A Vobarno 23 erano stati messi in un’unica struttura con un solo bagno che dopo un’ora dall’arrivo dei profughi era già intasato» racconta il sindaco Lancini.
«Non condivido questa gestione dei profughi, ma il gesto intimidatorio contro l’albergo Eureka va condannato» .
In questo mix di interessi non dichiarati, intese fatte passare come dinieghi per salvare la faccia, Valerio Ponchiardi, titolare dell’Eureka di Vobarno, racconta ai microfoni di Radio Capital quello che è successo nella notte tra venerdì e sabato, quando due molotov sono state lanciate contro il suo albergo. “Era da qualche sera che giravano persone strane con intenzioni non normali” spiega.
Ma nessuno, caso strano, ha pensato di segnalare la cosa ai carabinieri. Fossero stati stranieri avrebbero tempestato le forze dell’ordine di telefonate, essendo italiani “non normali” ne hanno fatto a meno.
A dimostrazione che dietro l’attentato non c’è l’insofferenza dei cittadini, ma un preciso disegno criminale di cui questa volta è rimasto vittima un albergatore leghista che ufficialmente diceva di non volerli “salvo che me li imponga la Preferettura”, salvo trattare con la cooperativa “Un sole per tutti”.
(da agenzie)
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