LEGGE ELETTORALE, BRUSCA FRENATA
I PARTITI ATTENDONO LE MOTIVAZIONI DELLA CONSULTA
Solita storia: all’inizio grandi promesse che questa volta si farà di corsa, anzi la nuova legge elettorale verrà approvata a tempo di record.
Entro fine gennaio, si diceva quando la Corte costituzionale bocciò il «Porcellum», e comunque prima che siano rese note le motivazioni della sentenza…
Poi, strada facendo, sono emerse le solite divergenze: chi vuole il modello tedesco e chi lo preferisce spagnolo, chi guarda alla Francia e chi alla Svizzera.
Sembrava a un certo momento che il «Mattarellum» potesse rappresentare il minimo comune denominatore perlomeno tra i tre maggiori partiti (Pd, M5S e Forza Italia), ma poi Berlusconi si è ricreduto, e circa le vere intenzioni di Grillo nessuno metterebbe la mano sul fuoco.
Col risultato che dopo 20 giorni il treno della riforma è già fermo in stazione.
Tra i partiti (tutti) l’ansia da prestazione è ora rimpiazzata da una prudente e, per certi aspetti, ragionevole attesa di come la Consulta argomenterà l’incostituzionalità del premio (nella versione «Porcellum») e delle liste bloccate.
In particolare, ai piani alti della politica si vuol capire se il nuovo sistema elettorale dovrà prevedere per forza le preferenze, oppure la libertà di scegliere il proprio rappresentante sarà compatibile con altri congegni.
A qualunque porta si bussi in queste ore, la risposta è più o meno la stessa: «Non possiamo mettere in piedi adesso una riforma, col rischio che venga smontata dalla Corte costituzionale…»
D’accordo. Ma la Corte, quando renderà pubbliche le proprie motivazioni?
Non è dato sapere con certezza. Gli addetti ai lavori se le aspettano nella seconda metà di gennaio. Qualcuno ipotizza addirittura, data la complessità dell’argomento, i primi di febbraio.
Secondo Luciano Violante, ex presidente della Camera e «saggio» quirinalizio, questa attesa della Consulta è un po’ una scusa, nel senso che serve a mascherare una certa confusione di idee.
«Mi ricorda», spiega Violante con una battuta, «dei signori che litigano per prendere il taxi, però non sanno ancora dove vogliono andare…».
C’è un’ulteriore spiegazione. Renzi sta usando la riforma elettorale come una pistola puntata contro il Nuovo centrodestra alla vigilia della verifica di governo.
Casomai Alfano dovesse mettersi di traverso su qualche nodo programmatico, oppure volesse rifiutarsi di rinunciare a qualche poltrona ministeriale, il segretario Pd si riserverebbe di fare una legge con Berlusconi e Grillo («Non li tengo fuori», ha ribadito durante una puntata di Fazio) in modo da tornare alle urne il 25 maggio, insieme con le Europee.
I tempi della riforma, insomma, saranno in qualche misura condizionati dal negoziato sul governo (e viceversa)
Fatto sta che in Commissione affari costituzionali della Camera, spiega il suo presidente Sisto, il calendario dei lavori è al momento il seguente: «Entro sabato 28, i partiti potranno proporre i nomi degli esperti da consultare. Ai primi di gennaio si riunirà l’ufficio di presidenza per fissare le audizioni e la tempistica successiva». Nella speranza che, nel frattempo, qualcosa si sblocchi.
Ugo Magri
(da “La Stampa”)
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