LEGHISTA CAPITALE: FINISCONO A CASA DELL’UOMO DI SALVINI I LAVORI DEL COMUNE
MAFIA CAPITALE: NELLE CARTE ANCHE MARCO POMARICI, EX PDL E ORA PORTABANDIERA DELLA LEGA A ROMA… L’ACCUSA DI BIANCONI: “LA SUA CASA RISTRUTTURATA DAL COSTRUTTORE AMORE”
Marco Pomarici è il grande contestatore della Giunta di Ignazio Marino, di cui invoca le dimissioni da quando sono scattate le manette per Mafia Capitale.
Ex presidente del consiglio comunale in quota Pdl ai tempi di Gianni Alemanno sindaco, poi passato a Ncd e da fine ottobre portabandiera nella Capitale e unico rappresentante in Campidoglio della nuova Lega di Matteo Salvini, Pomarici è finito nelle carte dell’inchiesta.
Secondo i riscontri effettuati dai carabinieri del Ros, Pomarici si è fatto ristrutturare casa dal costruttore Patrizio Amore, impegnato nei restauri dell’aula consiliare Giulio Cesare del Comune di Roma negli anni in cui guidava il consiglio.
Il particolare è emerso dall’ascolto delle telefonate intercorse tra Patrizio Bianconi e Luca Gramazio, esponenti del centrodestra romano, nei primi mesi del 2013.
I due sono entrambi candidati alle amministrative.
Bianconi ha la necessità di coprire le spese della propria campagna elettorale e chiede i fondi a Gramazio, consigliere di Forza Italia iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di associazione mafiosa.
Il 23 marzo, alle 14.47 battendo cassa. “Uno si esaspera no? Perchè vedi Pomarici, vedi Cochi, senti la cena de quello, l’incontro di quell’altro… Facciamo le cacciatine degli Iban bancari e verifichiamo quanti soldi sono usciti dai conti correnti, poi se non so’ usciti ci spiegheranno perchè gliel’hanno finanziato i vari Fabrizio Amore, guarda caso quello che ha fatto i lavori nell’aula e che ha fatto anche la ristrutturazione a casa di Pomarici”.
Le richieste di Bianconi però per settimane cadono nel vuoto. E i rapporti degenerano rapidamente perchè le elezioni si avvicinano e i fondi per la campagna elettorale scarseggiano.
Bianconi arriva a minacciare di morte Gramazio e i suoi familiari.
Il 15 aprile 2013 durante una telefonata all’una di notte Bianconi accusa Gramazio e Alemanno “di essere mafiosi e tangentari e che lui voleva i soldi che gli spettavano”, annotano gli investigatori.
“La telefonata proseguiva con una serie di insulti reciproci”.
Alle otto del mattino successivo Bianconi manda un sms a Gramazio e rispunta Pomarici: “Racconta di quando smazzettavi i soldi di Parnasi con Cantiani Quarzo e Tredicine (consiglieri comunali, ndr) Ladro. Oppure quando hai coperto Pomarici sulla ristrutturazione dell’aula… Fabrizio Amore… ladri”.
Da qui sono partite le verifiche da parte del Ros che hanno portato ai riscontri sui lavori effettuati nell’abitazione di Pomarici.
Contattato dal Fatto, l’esponente romano del Carroccio nega categoricamente: “I lavori a casa li ho fatti nel 2008 e li ho pagati con soldi miei, della mia famiglia, con mia moglie”. Io, insiste, “non ho la più pallida idea del perchè mi tirino in mezzo”. Ancora: “Siamo pronti a far partire le querele e comunque a me sembra fuori dal mondo come riferimento”.
Ma l’azienda che le ha fatto i lavori a casa è stata l’azienda di Fabrizio Amore? “No, no, no… assolutamente no: ho tutte le carte che possono testimoniare il contrario, se qualcuno pensa sia così denunci il fatto e poi vedremo e lo dico con grandissima serenità ”.
E delle sue cene e dei suoi manifesti elettorali di cui parla Bianconi? Amore ha finanziato la sua campagna elettorale? “Guardi, io ho tutti i riscontri delle spese sostenute, tutte le ricevute, non ho alcun problema”.
Pomarici non figura tra gli indagati nell’inchiesta Mafia Capitale a differenza di altri consiglieri citati da Bianconi nella telefonata come Alessandro Cochi.
Ma gli inquirenti confermano di aver trovato riscontri sui lavori effettuati nella sua abitazione.
Non sarebbe di certo un bell’esordio per la Lega di Salvini a Roma.
Il leader del Carroccio cerca in ogni modo di offrire un’immagine pulita al movimento, dopo gli scandali delle lauree in Albania e dei diamanti in Tanzania, ma i fatti riporterebbero alla memoria i vizi della Padania che gridava “Roma Ladrona” e poi con i fondi del partito ristrutturava la casa di Umberto Bossi.
Davide Vecchi
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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