L’ITALIA DELLA GENEROSITA’ E QUELLA DELL’EGOISMO
TANTI GIOVANI HANNO TRASCORSO IL NATALE COME VOLONTARI AI PRANZI PER I POVERI DELLE COMUNITA’ DI ASSISTENZA….A GELA NON VIENE SOCCORSA UNA BIMBA PER UN CONFLITTO DI COMPETENZA TRA DUE SQUADRE DI ELICOTTERI DEL 118
Le festività natalizie sono, per la quasi totalità degli italiani, un momento di serenità da trascorrere con i familiari più cari, un recupero delle tradizioni, una pausa di meditazione nella frenetica vita quotidiana.
Per molti meno fortunati rappresentano invece un periodo in cui si acuisce la solitudine, l’emarginazione, il sentirsi un corpo estraneo della società .
Da qualche anno, per tanti clochard, poveri senza tetto, indigenti ed emarginati, il pranzo di Natale organizzato da comunità religiose o laiche, rappresenta un momento di concreta solidarietà umana.
A Genova la comunità di Sant’Egidio ne ha organizzati diversi, in differenti punti della città : sono stati oltre 2.100 i bisognosi che hanno potuto trascorrere così una giornata al caldo, con un pranzo “ricco”, grazie alla solidarietà di questa associazione che opera in tutta Italia.
La sorpresa da un lato è stata nell’alto numero di indigenti che vi hanno partecipato, segno che la soglia di povertà si sta sempre più abbassando nel nostro Paese e colpisce ormai anche ceti fino a ieri esclusi dal precipitare della crisi, dall’altro lato dalla straordinaria partecipazione di volontari per servire a tavola e preparare l’evento.
A Genova sono accorsi in 900 per dare una testimonianza concreta di solidarietà umana e di vicinanza ai più sfortunati: di questi ben 400 erano studenti liceali e universitari.
Tanto da far dire a un docente: “Faccio l’insegnante e spesso coi miei colleghi facciamo discorsi rassegnati sulle nuove generazioni, poi però vediamo che su questi temi sono i primi a rispondere”.
Il Natale con i poveri non è un gesto folkloristico, ma la risposta alle attese di tutti, l’attesa di chi è fragile e cerca un sostegno e una compagnia.
Il responsabile genovese della Comunità di Sant’Egidio testimonia che “spesso si confonde chi aiuta e chi è aiutato: una volontaria si è seduta a un tavolo raccontando che si è appena separata e che questo era il suo primo Natale senza marito e senza figli; ebbene una donna molto povera l’ha consolata e le ha dato forza”.
Queste occasioni sono la dimostrazione che individualismo ed egoismo, nonostante tutto, non hanno ancora avuto il sopravvento nella nostra società . C’e ancora speranza, un desiderio di umanità , di solidarietà , di vicinanza a chi sta peggio di noi.
Ci sono ancora tanti giovani che sanno riconoscere valori ed esempi di vita da seguire.
Un’altra notizia ci arrivava invece da Gela, dove una bimba è morta perchè ha dovuto attendere un soccorso medico per tre ore, in quanto le centrali del 118 di Palermo e Agrigento, invece che far intervenire tempestivamente l’elisoccorso, hanno litigato per ore su chi dei due centri dovesse intervenire. Un episodio di stupido egoismo, al di là delle responsabilità che saranno accertate in altra sede, la manifestazione di quanto menefreghismo verso la vita altrui ancora alligna nelle strutture sanitarie italiane.
E quante altre notizia possono leggersi in tal senso: dai due escursionisti che non rispettando la montagna e i consigli di pericolo valanghe, ma pensando solo a se stessi, hanno poi causato la morte di 5 soccorrittori che hanno perso la vita per un atto di amore e di solidarietà .
C’è un’Italia che se ne frega del prossimo e un’altra che sa amare e donarsi, c’è una parte del Paese che sa solo ostentare il lusso, e un’altra che sa distribuire solidarietà umana.
Nonostante i cattivi esempi di tanti padri e madri, intenti solo ad apparire, ci sono centinaia di migliaia di giovani che sanno coniugare ancora il verbo amare.
Non ha importanza in che idee credano, se siano di destra, di sinistra o di centro.
E’ importante che esistano: rappresentano la speranza di un’Italia migliore.
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