MA CHE TASSAZIONE DELLE BANCHE, NESSUN AUMENTO DI IRES E IRAP, SOLO UN ANTICIPO DEL CREDITO D’IMPOSTA CHE VERRA’ POI SCALATO DALLE BANCHE
LE BANCHE, COMPRESA LA MEDIOLANUM DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI, NON PAGHERANNO TECNICAMENTE PIÙ TASSE, MA DOVRANNO RINUNCIARE (TEMPORANEAMENTE) A 3,5 MILIARDI DI DEDUZIONI
Quando – sono già le ventuno – a Palazzo Chigi inizia il Consiglio dei ministri, dei dettagli della legge di Bilancio si sa ancora molto poco. A quell’ora sia Antonio Tajani che Matteo Salvini avevano però espresso entrambi soddisfazione sull’esito della trattativa con le banche.
Le banche non pagheranno tecnicamente più tasse, bensì dovranno rinunciare temporaneamente a 3,5 miliardi di crediti d’imposta.
«Si tratta solo di liquidità», minimizza un banchiere che chiede di non essere citato. La Lega avrebbe voluto ben altro, ovvero un aumento di Ires e Irap a loro carico. E però anche Forza Italia non è soddisfattissima: se avesse potuto, avrebbe evitato un sacrificio agli interessi di Mediolanum e della famiglia Berlusconi.
L’accelerazione mediatica di ieri e l’annuncio del via libera del governo serviva a far prevalere la sintesi di Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti, per giorni impegnati nella parte del poliziotto buono e cattivo. Il sistema finanziario darà un contributo alla causa, anche grazie alla mediazione del numero uno di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina.
Il contributo del settore bancario alla manovra finanziaria avrà un impatto di circa 3,5 miliardi su due annualità, il 2025 e il 2026, con un impatto in media attorno a 1,75 miliardi per ogni anno.
Il contributo delle banche che, va ricordato, si configura come un anticipo di cassa e quindi dovrà essere recuperato, prevede il rinvio delle deduzioni su svalutazioni di crediti, avviamernti e svalutazioni legate all’introduzione dei principi Ifrs9.
Rinvio che sarà fatto per due annualità: il 2025 e il 2026. I valori delle quote di deduzioni annue non sono semplicissimi da calcolare, soprattutto perché il ministero dell’economia e le banche usano modelli differenti.
È per questo motivo che per giorni i numeri avanzati dalle due parti non coincidevano: ieri si è arrivati a un intervallo di valore complessivo per le due annualità fra 3 e 3,35 miliardi. La restante quota per arrivare ai 3,5 miliardi sarebbe colmata con il rinvio delle deduzioni legate alle stock options.
In ogni caso i numeri individuati dal ministero ai fini della definizione della manovra andranno al vaglio del comitato esecutivo dell’Associazione bancaria che si riunirà oggi sotto la presidenza di Antonio Patuelli.
Il contributo trattenuto con il rinvio delle deduzioni verrà recuperato gradualmente dalle banche nell’arco del triennio successivo alle due annualità, dunque tra il 2027 e il 2029. Va detto che se anche oggi il ministero per l’Economia fisserà un valore finale per le entrate derivanti dal contributo delle banche, i numeri potrebbero cambiare al momento della monetizzazione di quelle somme.
Questo potrebbe accadere perché le quote annuali derivanti dal rinvio delle deduzioni sulle tre diverse voci delle Dta sono calcolate utilizzando i dati relativi a fine 2022, perché quelli relativi al 2023 e al 2024 oggi ancora non sono disponibili.
(da il Sole24ore)
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