EVVAI CON L’ENNESIMO COMPLOTTO, PANICO A PALAZZO CHIGI – NELL’INCHIESTA SU TANGENTI E APPALTI CHE HA TRAVOLTO SOGEI È INDAGATO ANCHE ANDREA STROPPA, BRACCIO DESTRO DI ELON MUSK, CHE STA TRATTANDO L’ACCORDO CON IL GOVERNO ITALIANO PER INTEGRARE IL SISTEMA SATELLITARE STARLINK ALLA RETE DELLA BANDA ULTRALARGA (ACCORDO CHE NON TUTTI, NELL’ESECUTIVO, APPOGGIANO)
L’EX HACKER ORA EVOCA COMPLOTTI, IN PURO STILE MELONIANO: “ABBIAMO TOCCATO DEI BUSINESS. CI SI SCOTTA”… CON CHI HA AVUTO CONTATTI STROPPA? . LA SUA RETE COMPRENDE I MINISTERI DEGLI ESTERI, DELLA DIFESA, DELL’INTERNO E DEL MADE IN ITALY
Un’adolescenza da hacker di Anonymous, con condanna e successivo perdono del Tribunale dei minori. Una carriera da autodidatta, senza laurea, nella sicurezza informatica. I rapporti con la politica, fin da quando fece da consulente a Matteo Renzi. E poi l’ingresso nel cerchio magico di Elon Musk, l’imprenditore più visionario e potente del mondo. A soli trent’anni il romano Andrea Stroppa è già stato tutto questo.
Ora recita “tecnico” di SpaceX, l’azienda dei razzi e dei satelliti di Musk, ma dovrebbe raccontare di più: uno dei pochissimi che Elon – come lo chiama lui – rilancia su X; uno che vuole accanto quando arriva in Europa per lavoro o vacanza, come l’estate scorsa in Francia; il suo uomo in Italia, quello che negli ultimi mesi – «da amico» dice lui, o da lobbista – ha organizzato i ripetuti e calorosi incontri con Meloni.
«Se ho corrotto qualcuno voglio essere condannato e andare in carcere con il massimo della pena», replica Stroppa alla notizia dell’indagine. Puro stile Musk: sicurezza che sconfina in sfida all’autorità. «Non posso parlarne. Abbiamo toccato dei business. Ci si scotta», scrive via messaggio, aggiungendo l’emoticon che piange dalle risate. Stile Musk è anche l’appello ai follower su X a far sentire la voce contro chi, «anche nei palazzi, prova a fermarci». Chi? Promette che lo racconterà in un libro, e qui l’emoticon si lecca i baffi. Aggiunge, da appassionato di storia romana, l’immagine di un soldato a spada sguainata.
I “palazzi” da cui ora si dice attaccato, in realtà, li frequenta fin da giovanissimo. Fu l’imprenditore della cybersicurezza Marco Carrai, che lo aveva reclutato per una delle sue aziende, a introdurlo a Renzi. E per l’ex premier produsse un lavoro sulla disinformazione che inchiodava una rete di profili legati a 5Stelle e Lega.
Il primo contatto con Musk è stato invece su X, dopo che Stroppa aveva realizzato uno studio sugli utenti falsi della piattaforma. Il legame si è consolidato a colpi di tweet, è diventato rapporto di lavoro e amicizia. Quasi totale sintonia sul fatto che la libertà di parola in Occidente sia sotto attacco, o che l’immigrazione illegale ne metta in pericolo il futuro.
Mentre Musk si schierava con Trump, Stroppa si avvicinava al sovranismo di governo. Dove c’è Musk, c’è Stroppa, quando il tycoon incontra Meloni non manca mai. C’era nel primo incontro a Palazzo Chigi, giugno 2023. Sedeva con loro nel retropalco di Atreju. Ed è stato presenza costante nell’ultima missione della premier negli Stati Uniti. Stroppa, riferiscono fonti di governo, incrocia Meloni in una stanza riservata dell’hotel Peninsula. Ed è seduto a un tavolo dell’Atlantic Council, la sera in cui Musk le consegna il premio del think tank. Di più: quando Meloni e il miliardario si appartano nel backstage lui — ancora — è lì.
È il ponte tra Palazzo Chigi e il fondatore di Tesla. L’uomo utile a incrociare le agende. Capace se necessario — ricostruiscono adesso — di consultare la premier con un sms o una chiamata, autorizzato ad ascoltare gli scambi su alcuni dossier delicati: dati, satelliti, investimenti. Ecco perché la notizia dell’indagine non passa inosservata, ai vertici del governo. Dove non tutti tifavano per questa relazione privilegiata con il tycoon.
Resistenze, riferiscono, erano state riscontrate da parte di un paio di ministri, ma anche di alcuni tra i massimi dirigenti del gabinetto. «Parlerò con calma con l’avvocato, ora devo lavorare e non perdere il focus», è l’ultimo messaggio di Stroppa prima del silenzio.
I palazzi. I poteri forti. Meloni tirata in ballo come vittima predestinata di un complotto. Trame evocate, ma senza nessun nome. Sembra il calco di uno dei tanti discorsi della premier in questi primi due anni di governo, sempre prontamente rilanciati nelle batterie delle dichiarazioni dei parlamentari di FdI, nei quali Meloni ha adombrato cospirazioni e intrighi ai suoi danni, senza mai portare una prova.
Meloni è in Senato quando la notizia dell’inchiesta Sogei diventa pubblica. Le girano i primi articoli. A Palazzo Chigi scatta l’allarme per verificare ingressi e contatti con Stroppa, l’uomo che sta trattando l’accordo con il governo per integrare il sistema satellitare di Musk, Starlink, alla rete della banda ultralarga.
Stroppa è a Palazzo Chigi con il guru sudafricano quando Mister Tesla incontra la premier. È con lui quando viene accolto tra gli applausi come ospite d’onore ad Atreju, la festa annuale di FdI. È con lui alla serata di gala del 23 settembre all’American Council di New York, mentre l’uomo più ricco del mondo siede al tavolo con Meloni dopo averle consegnato il Global Citizenship Award.
Quando c’è Musk, c’è Stroppa, colpito come per osmosi dall’infatuazione politica del miliardario per Meloni e per Donald Trump. A Palazzo Chigi si minimizza l’imbarazzo ma non si negano le verifiche. La rete di Stroppa si allarga ai ministeri Esteri, Difesa, Interno, Imprese e Made in Italy.
La premier chiede che sia il sottosegretario con delega ai Servizi, Alfredo Mantovano, a occuparsene. Anche perché dalle carte spunta un documento della Farnesina – definito «segreto» dai pm – che un indagato, l’ufficiale della Marina Militare Antonio Masala, ha passato a Stroppa.
Il ministero guidato da Antonio Tajani conferma, con una precisazione, però: non si tratta di un documento riservato ma a uso interno. Ed è un elenco di ambasciate e consolati da collegare a Starlink per «migliorare il livello delle comunicazioni di installazioni della presidenza del Consiglio, degli Esteri, della Difesa in aree problematiche, soprattutto nel Mediterraneo».
È solo una piccola parte del grande affare che Stroppa esalta quasi quotidianamente su X, e di cui si fa vanto con gli indagati, interessati a entrarci con la società Olidata. Un accordo pubblico-privato che il governo sovranista di Meloni sta accarezzando per colmare i ritardi nei progetti del Pnrr sulla rete ultraveloce, che valgono 6 miliardi di euro. Lo conferma il sottosegretario all’Innovazione tecnologica Alessio Butti che ha ammesso una prima sperimentazione per portare il servizio “space-based” in aree remote, difficilmente raggiungibili dalle infrastrutture terrestri.
Le resistenze di Telecom e Open Fiber, gli operatori che gestiscono la rete e che temono l’avanzata di Musk, sembrano ormai superate dalla volontà politica dell’esecutivo. Meloni è decisa ad andare avanti, nonostante i rischi evidenziati dal Pd con un’interrogazione alla premier e al ministro del Made in Italy Adolfo Urso, e con le dichiarazioni rilasciate da Lorenzo Guerini. L’ex ministro della Difesa e presidente del Copasir, il comitato parlamentare di controllo sui Servizi, a fine settembre, durante gli Stati generali sullo Spazio, ha invitato il governo a riflettere su cosa comporti per la sicurezza dell’Italia affidare a un privato, proprietario di satelliti a bassa quota, i dati dei cittadini.
(da La Repubblica/La Stampa)
Leave a Reply