MAL DI MASI: IL DIRETTORE GENERALE DELLA RAI SFIDUCIATO DA 1.391 GIORNALISTI SU 1.438
SCOPPIA IL CASO DEI RIMBORSI E DEI SERVIZI SPECIALI DEL TG1….MASI COSTRETTO A ORDINARE UN’INDAGINE INTERNA SUI RIMBORSI SPESE DI 64.000 EURO DI MINZOLINI….LA SUA POLTRONA COMINCIA A SCRICCHIOLARE: RISCHIO 650 MILIONI DI EURO DI DEBITI CHE DOVRA’ RIPIANARE IL GOVERNO
Giornata nera.
Un colpo dietro l’altro: la sfiducia dei giornalisti, il duello tra Saviano e Maroni, le spese pazze di Augusto Minzolini.
Per uscire dall’angolo, Mauro Masi ha mollato il direttore del Tg1: il dg ha ordinato un’indagine interna su Minzolini, accertamenti sui rimborsi per le trasferte e i servizi sulla Royal Caribbean (c’è puzza di pubblicità occulta).
Il Tg1 ha organizzato un concorso per famiglie con la multinazionale americana per il varo di una nave “gigante dei mari” e, in otto mesi, ospitato per sei volte un alto dirigente della Royal.
In più: Minzolini ha usufruito di uno sconto nel lussuoso albergo “Terme di Saturnia”, poco prima il Tg1 aveva intervistato il responsabile marketing.
Masi non s’è fatto pregare: “Abbiamo una società che può controllare chi e come promuove i marchi nei passaggi televisivi. Saranno efficienti e veloci”.
A sua volta Masi, per far tacere voci inconsulte, alza le mani: “Mi rivolgo al Collegio dei sindaci: avete i miei dati, sono a disposizione per verifiche sulla mia carta di credito”.
Un’operazione trasparenza volontaria per frenare pettegolezzi, mostrarsi casto e puro con i conti aziendali e distinguersi con Minzolini che, senza scusarsi nè pentirsi, in un anno ha speso 64 mila euro con una revolving di viale Mazzini, dieci volte in più di Mario Orfeo del Tg2.
E sulla bocciatura dei giornalisti?
Passa, nemmeno guarda.
Anche se la poltrona scricchiola e la reputazione pure: “Alla luce delle politiche aziendali esprimi fiducia al direttore generale Masi?”.
Il sindacato Usigrai l’ha chiesto a tutti i 1.878 giornalisti Rai: tra i 1.438 votanti, il 95% (1.391) ha risposto no.
L’indice di impopolarità di Masi rasenta lo zero tra i dipendenti (sondaggi, proteste, scioperi), ma il dg rifiuta il dissenso: “Come tutte le cose prive di rilevanza formale e sostanziale, il voto può essere solo o una manifestazione politica o un tentativo di intimorire”.
Ma sembra avere pochi dubbi: “Obiettivo fallito in entrambi i casi. Il primo perchè non c’era bisogno di questo costoso evento per sapere come è schierata politicamente l’Usigrai e soprattutto nel secondo caso perchè ci vuole ben altro e ben altri personaggi per provare soltanto ad intimorirmi”.
Il segretario Usigrai, Carlo Verna, alza la posta e invoca le dimissioni: “Masi deve lasciare. Il direttore generale ha messo in atto una serie di azioni negative. Il mancato accordo con Sky, mai spiegato in modo convincente, che ci fa perdere decine e decine di milioni di euro, un piano industriale che non prende corpo”.
La Federazione dei giornalisti (Fnsi) è con l’Usigrai : “I dati sono di una chiarezza impressionante. Masi si è aggrappato all’assenza di rilevanza formale del voto. Ma la sostanza del risultato fischia nelle sue orecchie come un tempo che è scaduto”.
Masi prova a restare in piedi tra le buche, la più grossa, una voragine sono i conti: senza tagli e manovre, entro tre anni, la Rai rischia 650 milioni di euro in rosso.
Viale Mazzini cerca uscite d’emergenza perchè l’ora è disperata, Masi cerca una scialuppa di salvataggio — come scrive Milano Finanza — nelle casse del governo: il contratto di servizio che lega la Rai al ministero dello Sviluppo economico e giustifica la tassa chiamata canone di abbonamento.
Il palinsesto Rai è diviso tra “programmi commerciali” (finanziati dalle pubblicità ) e “programmi di servizio pubblico” (coperti con il canone): la gestione separata del bilancio ha provocato perdite di circa un miliardo di euro in tre anni e dunque, per scongiurare tagli di personale e settori, l’azienda presenta il conto al ministro Paolo Romani.
Il ministero ha le chiavi per aprire una fonte vitale per la Rai: in una riunione con i dirigenti, aspettando un piano industriale, Masi aveva lanciato l’allarme per i creditori e le banche.
Chi ha voglia di scommettere sulla Rai di oggi?
Carlo Tecce
(da “il Fatto Quotidiano“)
Leave a Reply