“MALEDETTO IL GIORNO IN CUI CI SIAMO PRESI QUARTO”
GRILLO PRONTO A CACCIARE I 15 ELETTI FEDELI ALLA CAPUOZZO…SENATORI M5S CONTRO IL “DIRETTORIO DI RAGAZZINI”
Quarto, Campania: per una settimana l’epicentro della politica italiana.
Loro, i quindici consiglieri comunali di maggioranza, resistono attorno al sindaco Rosa Capuozzo come le avevano giurato nella notte tra domenica e lunedì, un’ora dopo la richiesta del M5S di rassegnare le dimissioni.
Lei entra e esce dalla casa muncipale. Ingresso laterale, labbra serrate e in tasca una lista di assessori nuovi di zecca. Ieri era in procura, per aggiungere dettagli al quadro dei magistrati. Poi di nuovo barricata nel suo studio.
Altrove i vertici del M5S aspettano; dopo aver espulso lei sono pronti a cacciare dal Movimento anche la sua maggioranza per provare a chiudere col fantasma della cittadina campana.
Grillo non ne può più. Ieri si è sostituito ai suoi ragazzi provati dai riflettori con un’uscita al Pitti Immagine Uomo, area cappotti. «Il caso è chiuso», ha ripetuto, «scrivete un po’ quel che vi pare».
In paese invece il caso è ancora aperto.
Da quando le cronache cittadine sono finite nelle pagine dei giornali nei bar del centro si vola alto, inserendo Quarto tra gli equilibri del Senato e il gradimento dei leader. Ieri l’ultima svolta: contro l’ex M5S De Robbio e l’ex Pd Ferro è arrivata la richiesta di arresto dei Carabinieri per le collusioni tra politica e camorra.
E martedì 19 alle otto di sera Rosa Capuozzo sarà a Roma. Verrà ascoltata dalla commissione parlamentare antimafia.
«Purtroppo la vicenda vissuta qui a Quarto non è stata ben compresa dai vertici nazionali del nostro movimento» dice Giorgio Fontana, uno dei quindici pretoriani. «Vogliamo proseguire l’esperienza e ci prenderemo l’espulsione, se dovesse arrivare».
Il sindaco, dal suo bunker, scrive un messaggio per ribadire il ribadito: «In merito agli ultimi eventi relativi alla pubblicazione delle conversazioni via whatsapp che ho avuto col vice presidente della Camera tengo a precisare che le stesse rappresentano unicamente la condivisione coi vertici del M5S delle difficoltà politiche che stavamo affrontando».
Non certo un assist al leader Cinquestelle che l’ha messa alla porta, quanto un tentativo di uscire definitivamente dalla questione e provare a ripartire in autonomia nel suo comune.
A Roma, intanto, sono riprese le sedute di psicoanalisi collettiva dei tempi dell’ingresso alle Camere, tra accuse reciproche e malumori generalizzati.
Tutti contro il direttorio. Ma i più arrabbiati sono i senatori.
«Ragazzini», «gestione deludente», «comunicazione dilettantistica», sono i commenti più lusinghieri.
Mentre qualcuno, ai piani alti del Movimento, sintetizza: «Maledetto il giorno che ce la siamo presa, quella città ».
Francesco Maesano
(da “La Stampa”)
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