MUORE SUICIDA ROBERTO SCOCCO: CANTO’ LE SPERANZE DEI GIOVANI DI DESTRA
SUA LA CANZONE “A SERGIO”, DEDICATA A RAMELLI
Rispetto. Dolore e rispetto.
È questa la reazione degli amici di Roberto Scocco alla notizia della sua morte.
Roberto, noto a destra per le sue ballate alternative negli anni Settanta, è stato trovato morto un una torretta di Villa Lauri, a Pollenza, nelle Marche, terra di cui era originario: si sarebbe sparato con un fucile da caccia.
Poco prima, non lontano dalla villa, era stato ritrovato il suo furgone Doblò, all’interno del quale c’era anche il suo cellulare.
Roberto, che i giornali definiscono pubblicitario, ma che era soprattutto cantautore e poeta, era nato il 23 dicembre 1956 e gestiva il castello Pallotta di Caldarola.
La moglie e il fratello ne hanno denunciato la scomparsa in Questura perchè mancava da due giorni e sono così iniziate le ricerche.
Roberto lascia due figli e di 5 e 7 anni.
Da sempre impegnato in politica, a destra, dopo la svolta di Fiuggi si era candidato con la Fiamma tricolore alle comunali e in Regione.
Negli anni Settanta i giovani missini ascoltavano le sue canzoni in musicassetta, tra le quali “A Sergio”, dedicata a Sergio Ramelli, il giovane assassinato a sprangate dall’ultrasinistra a Milano, “La vendetta della civetta”, e soprattutto “Contadino”, uno dei suoi primi brani, nel quale auspica un recupero del rapporto tra l’uomo e la natura.
Ha partecipato ai campi Hobbit, i raduni della giovane destra, sempre negli anni Settanta, fu esponente del Fronte della Gioventù di Macerata, teneva concerti fortemente caratterizzati. Aveva anche un’impresa di grafica pubblicitaria e organizzava eventi e iniziative culturali.
A detta dei suoi amici, non era tipo da fare quel che ha fatto, perchè aveva una visione scanzonata e ottimistica della vita, scherzava sempre.
Fu lui l’autore della parodia dell’Avvelenata di Francesco Guccini, un cult del gruppo rautiano del Msi, modificata in funzione politica con i nomi di allora.
Diceva cose tipo “boia chi molla è il motto della colla”, e così via…
Ma non sempre scherzava.
Ultimamente aveva scritto così: «Ho lavorato sempre e tanto ma ho anche coltivato molte passioni cercando di non lasciare niente indietro…adesso non è il massimo ma vado avanti lo stesso e mi sento sempre più una roccia in mezzo alla tempesta…o uno scoglio?».
Antonio Pannullo
(da “il Secolo d’Italia“)
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