“NEL FASCISMO DI MUSSOLINI C’ERA ENERGIA, FORZA, SPINTA VERSO IL FUTURO, IL FN HA UN’IDEOLOGIA DA VECCHIETTI, BASATA SULLE PAURE”: INTERVISTA ALLO SCRITTORE JAUFFRET
“MARINE LE PEN ATTIRA I PREOCCUPATI: NON CHI HA PROBLEMI, CHI LI TEME”… “MACRON E’ UN OTTIMISTA, MARINE VEDE IL FUTURO IN MODO RISTRETTO”
È la Francia triste a votare per Marine Le Pen, sostiene lo scrittore Règis Jauffret: «Gente pessimista, angosciata per l’avvenire, che non ha necessariamente problemi sociali, ma teme di averli. Non il disoccupato, ma qualcuno che magari conosce qualcun altro che ha perso il lavoro, ed è preoccupato».
Celebre per i romanzi costruiti su fatti di cronaca (e per essere stato portato a giudizio dall’ex direttore del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Khan, dopo la sua Ballata di Rikers Island), Jauffret resta un attento osservatore della politica francese («Anche se ora – confessa al tavolino di un bar di Montparnasse – mi sto dedicando alla pura finzione»).
Si presta anche al reportage, di frequente, per L’Obs o Libèration, e in questa veste insolita di «giornalista letterario» ha attraversato diversi raduni del Front National. «A Tolone, per esempio, due anni fa: sono entrato nella sala del comizio ed ero circondato da persone anziane…»
Perchè Le Pen attrae questo tipo di elettori timorosi?
«Il suo è un discorso centrato sulla paura. Poco eccitante, costruito da parole già sentite che non accendono desideri. È un’ideologia da vecchietti, con una visione del futuro ristretta e negativa. In questo senso per nulla fascista».
Che cosa intende?
«Nel fascismo mussoliniano, per esempio, c’era forza, energia, spinta all’espansione e alla conquista. Nel Front National c’è ripiegamento, manca lo slancio, nessuna idea di una Francia che può diventare dominante chessò nel settore della tecnologia».
Eppure lei è passata al secondo turno, con il risultato storico per il Front National di 7,6 milioni di voti
«Non s’è vista, però, un’avanzata irresistibile del Front National: suo padre Jean-Marie era già andato al ballottaggio con Jacques Chirac nel 2002, 15 anni fa. In così tanto tempo avrebbe dovuto fare di più… Alla fine il partito resta un’impresa di famiglia, con tutti limiti che questo comporta».
Come si fa da questa base timorosa ad allargare il bacino elettorale, allora, per passare anche il secondo turno? Se lei fosse Marine Le Pen, che cosa farebbe?
«Mi sembra molto difficile che possa conquistare tante preferenze. Anche perchè come presidente è poco credibile, e non ha possibilità di formare un governo. Molto di quello che dice è irrealizzabile, come il ritorno al franco o la chiusura delle frontiere. Se fossi lei, spererei in un errore dello sfidante, Emmanuel Macron. È l’unica via».
L’elettorato di Macron è più ottimista?
«Senza dubbio. Macron rappresenta un’incognita totale, è questo fa un po’ paura, è venuto dal nulla. Il suo movimento “En Marche!” è nato meno di un anno fa, con quattro gatti, e si ritroverà all’Eliseo. È come se lei domani fondasse una casa automobilistica e nel giro di 12 mesi sparissero le Peugeot, le Fiat, e girassero solo le sue vetture… Macron, però, a differenza di Le Pen, parla di speranza e di sogni».
I due grandi partiti della Quinta Repubblica, gollisti e socialisti, sono finiti
«Io non credo. Sono grandi strutture, con budget importanti, hanno i mezzi per risorgere, entrambi».
Sono gli ultimi giorni di Franà§ois Hollande presidente: che opinione ne ha?
«È come se venisse da un’epoca lontana, da un altro Paese. L’altro giorno l’ho visto in tv e avevo l’impressione che non esistesse. È scomparso nel momento stesso in cui ha ritirato la candidatura alle presidenziali».
(da “Il Corriere della Sera”)
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