“NIENTE PROCESSO PER CAROLA RACKETE, AVEVA IL DOVERE DI PORTARE I MIGRANTI IN PORTO”: LA RICHIESTA DEI PM DI AGRIGENTO FA CROLLARE MESI DI BALLE SOVRANISTE
“NESSUNA RESISTENZA O VIOLENZA CONTRO UNA NAVE DA GUERRA”… FINALMENTE GIUSTIZIA PER CHI HA AVUTO IL CORAGGIO DI FAR CROLLARE DECRETI LIBERTICIDI… E ORA SALVINI DOVRA’ RISPONDERE DI DIFFAMAZIONE
Quasi due anni dopo quella notte ad alta tensione del 29 giugno 2019 a Lampedusa, la Procura di Agrigento chiede l’archiviazione per la comandante della Sea Watch 3 ,che entrò di forza nel porto dell’isola “toccando” la motovedetta della guardia di finanza che vigilava per impedire l’ingresso alla nave della Ong tedesca.
La Procura di Agrigento dopo aver chiesto una proroga delle indagini, ha deciso di adeguarsi alla pronuncia della Cassazione che nel 2020 aveva dato ragione alla Rackete.
Dunque la comandante agì per stato di necessità, aveva il “dovere di portare i migranti in un porto sicuro” non potendo più garantire la sicurezza a bordo delle 42 persone soccorse 17 giorni prima che l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini non voleva far sbarcare.
Dopo aver già disobbedito al decreto di Salvini che vietava alla nave l’ingresso in acque italiane, Carola arrivò davanti al porto di Lampedusa invocando lo stato di necessità e ribadendo la richiesta di sbarco immediato.
Poi, non ottenendo alcuna risposta sul ventilato impegno di alcuni Paesi europei alla ricollocazione dei migranti e con le motovedette schierate davanti al porto, all’1.50 di notte accese i motori e decise giustamente di entrare.
Nella manovra stretta tocco’ l’imbarcazione della Finanza che non doveva essere lì, ma semmai a scortare la nave all’attracco.
Fu il più grosso braccio di ferro tra Matteo Salvini e le Ong nell’estate dei decreti sicurezza-bis finito con i migranti portati a terra, in un porto sicuro, e con la 31enne capitana scortata a terra nella notte dai finanzieri e poi finita agli arresti domiciliari con l’accusa di aver disobbedito agli ordini di una nave da guerra oltre che favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Un arresto in flagranza, quello della Rackete, annullato qualche giorno dopo dal giudice delle indagini preliminari Alessandra Vella che ritenne prioritario il dovere della comandante di portare a terra le persone che aveva soccorso, un’interpretazione nei mesi successiva confermata dalla Corte di Cassazione con una sentenza che ha fatto giuriprudenza affermando che un soccorso non può ritenersi concluso fino a quando le persone salvate non sono condotte a terra, che una nave non può definirsi un porto sicuro e che il dovere prioritario di un comandante e dunque anche quello della Rackete era quello di portare in salvo i migranti.
“Carola Rackete – scrisse la Cassazione – agì correttamente seguendo le disposizioni sul salvataggio in mare perché l’obbligo di prestare soccorso non si esaurisce nell’atto di sottrarre i naufraghi al pericolo di perdersi in mare ma comporta l’obbligo accessorio e conseguente di sbarcarli in un luogo sicuro”.
La sentenza della Cassazione fu il primo colpo di piccone ai decreti sicurezza dei quali fu sancita l’illegittimità nella parte che conferiva al ministero dell’Interno la possibilità di vietare l’ingresso in acque territoriali italiane di navi di soccorso, in violazione delle convenzioni internazionali sul soccorso in mare.
Concetti poi più volte rivalutati nelle successive inchieste che hanno visto negli anni successivi finire sul banco degli imputati per sequestro di persona Matteo Salvini.
Tre anni dopo il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, l’aggiunto Salvatore Vella e il sostituto Gloria Andreoli chiedono al gip di archiviare il caso.
Quella dell’estate 2019 fu l’ultima da comandante di una nave umanitaria per la Rackete.
L’attivista tedesca, in attesa della conclusione delle indagini preliminari, ha preferito impegnarsi in altri campi, a cominciare dall’ambiente. Ma non ha rinunciato alla sua personale battaglia contro Matteo Salvini, trascinandolo in tribunale e Salvini è stato rinviato a giudizio a Milano per diffamazione
(da La Repubblica)
Leave a Reply