NUOVA AGGRESSIONE CONTRO IL PERSONALE SANITARIO DEL POLICLINICO DI FOGGIA: INFERMIERI DEL PRONTO SOCCORSO COLPITI CON CALCI E PUGNI DA UN PAZIENTE. BENVENUTI NEL PAESE DEL “GOVERNO CHE GARANTISCE LA SICUREZZA DEI CITTADINI”
ALCUNI GIORNI FA I FAMILIARI DI UNA 23ENNE HANNO AGGREDITO I MEDICI DELLO STESSO OSPEDALE, DOPO LA MORTE DELLA RAGAZZA… LA RIDIClLA PROPOSTA DI FRATELLI D’ITALIA: IL DASPO SANITARIO PER CHI AGGREDISCE I MEDICI (SIAMO ALLO STADIO?),,, MA METTETE UN PRESIDIO FISSO DI DUE AGENTI AI PRONTO SOCCORSO, MAGARI SOTTRAETELI ALLA SCORTA DI QUALCHE POLITICO CHE NON SI FILA NESSUNO
Un’altra aggressione al personale sanitario del policlinico di Foggia si è verificata la scorsa notte: nel pronto soccorso tre infermieri sono stati aggrediti con calci e pugni da un paziente giunto per uno stato d’ansia.
L’uomo è stato denunciato dai carabinieri che sono intervenuti. Questo nuovo episodio segue l’aggressione subita pochi giorni fa dal personale sanitario dello stesso policlinico, nel reparto di chirurgia toracica, da alcuni famigliari di una ragazza deceduta durante un intervento.
La fine dell’estate ha fatto registrare una escalation di aggressioni ai danni degli operatori sanitari dal Nord al Sud.
“L’episodio del Policlinico Riuniti di Foggia – ha commentato Antonio De Palma, presidente nazionale del Nursing Up – ha toccato un nuovo record: ci ha lasciati sgomenti, e non era facile. Non si erano mai viste 50 persone che aggrediscono tutte insieme medici e infermieri, costretti a barricarsi in una stanza di pochi metri quadrati, arrivando anche a ferire uno di essi con calci al volto, in preda, lasciatecelo dire, a veri e propri raptus di follia che hanno caratterizzato la maggior parte di questi fatti di cronaca. E’ notizia recentissima, poi, che uno professionisti aggrediti, avrebbe intenzione di rassegnare le dimissioni”.
Nel 2023 – secondo i dati dell’Anaao-Assomed – le aggressioni sono, infatti, state ben 16mila, di cui un terzo fisiche e nel 70% dei casi verso donne. Secondo il sindacato degli infermieri, Nursing Up, “calci e i pugni sembrano essere addirittura finiti in fondo alla vergognosa classifica delle tipologie di violenza.
Ai primi posti ci sono addirittura i tentativi di strangolamento, le tirate di capelli, i calci altezza volto stile arti marziali, mentre abbondano, all’insegna del terrore puro, le minacce di morte verbali e addirittura la comparsa di una pistola, per fortuna giocattolo, come avvenuto il 23 agosto scorso al Serd di Anzio, senza dimenticare la mazza da baseball che ha seminato il terrore il 16 agosto al pronto soccorso del San Leonardo di Castellammare”.
“Il vaso è colmo” è il succo degli appelli che hanno lanciato tanti protagonisti della sanità, dagli Ordini dei medici ai sindacati di categoria fino alla Federazione delle asl e ospedali, la Fiaso. Una levata di scudi che ha portato anche diverse proposte, vecchie e nuove, per arginare le violenze che hanno come bersaglio chi salva le vite.
L’ultima in ordine cronologico è una proposta di legge del senatore FdI Ignazio Zullo e prevede una sorta di ‘daspo’, una esclusione a tempo determinato dalle cure gratuite nel Ssn per chi si rende autore di aggressioni al personale sanitario o di reati contro il patrimonio sanitario. L’obiettivo, si legge nella Ddl, è “lanciare un messaggio forte e chiaro sulla gravità di talune manifestazioni violente in ambito sanitario” e dall’altro a “costituire un fattore di deterrenza”.
Il sindacato degli infermieri Nursing Up chiede invece “l’immediata presenza dell’esercito negli ospedali e la convocazione urgente del Comitato dell’Ordine e della Sicurezza Pubblica del Viminale”.
Il sindacato ha anche ricordato che “nel mese di agosto, che ci siamo appena lasciati alle spalle, abbiamo calcolato ben 34 episodi di violenza, fisica e psicologica, su 31 giorni”. I sindacati dei medici si sono detti “pronti ad abbandonare gli ospedali” se non ci saranno “misure urgenti” contro le aggressioni e chi le commette.
La Fiaso punta invece ad “un’azione determinata da parte delle forze di polizia e della magistratura con norme operative che consentano di procedere con l’arresto immediato dei responsabili. Senza misure di deterrenza concrete e tempestive, la situazione non può cambiare e il rischio è abituarsi a episodi di violenza reiterata nelle corsie contro chi, ogni giorno e tra mille difficoltà, assicura il diritto alla salute dei cittadini”.
(da agenzie)
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