NUOVA BOZZA SUI RISTORI: AIUTI LEGATI SOLO AL PRIMO BIMESTRE 2021 E NON ALLE PERDITE DI TUTTO IL 2020
E SI SCOPRE CHE LE PERCENTUALI SONO IDENTICHE A QUELLE DI CONTE
Chi si aspettava una rivoluzione rimarrà deluso. Stando all’ultima bozza, il decreto Sostegno a cui sta lavorando il governo Draghi non riconoscerà alle attività danneggiate dalla pandemia ristori maggiori rispetto a quelli concessi dal Conte 2: la percentuale di fatturato perso che verrà versata sui conti correnti sarà identica a quella prevista dai “vecchi” decreti Ristori.
Non solo: i contributi a fondo perduto non saranno parametrati alla perdita dell’intero 2020, come ci si attendeva, ma prenderanno in considerazione solo l’andamento di gennaio e febbraio 2021 rispetto allo stesso bimestre del 2019.
Una scelta temporale che fa venir meno quella “perequazione” di cui aveva parlato l’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, che avrebbe compensato eventuali penalizzazioni subite a causa dei criteri utilizzati lo scorso anno.
Per di più a gennaio e febbraio quasi tutte le attività — fatta eccezione per gli stabilimenti sciistici — erano aperte, quindi verosimilmente hanno subito cali di fatturato più modesti. Difficile quindi rispettare il requisito del 33% di perdita necessario per ottenere il sostegno.
Invariate le percentuali di ristoro
Secondo la nuova bozza rimane invariata al 20% del fatturato perso la quota di aiuti che vanno alle imprese più piccole, quelle con un giro d’affari che non supera i 400mila euro l’anno.
Nei giorni scorsi si era ipotizzato che l’asticella potesse salire fino al 30% a beneficio soprattutto dei piccoli esercizi.
La soglia rimane al 15% per chi aveva ricavi compresi fra 400mila euro e un milione e al 10% per chi aveva ricavi tra 1 e 5 milioni di euro.
Esattamente le fasce previste dal decreto Rilancio e dai successivi decreti Ristori di Conte. Sul piatto ci sono 9,7 miliardi — a valere sullo scostamento di bilancio da 32 approvato prima della caduta di Conte — a fronte degli oltre 10 miliardi distribuiti l’anno scorso con i decreti Rilancio e Ristori.
Via gli Ateco, ma occorre aver perso almeno il 33% del fatturato
L’unico vero cambiamento è che viene meno l’utilizzo delle classificazioni Ateco per decidere chi ha diritto agli aiuti. Al contributo a fondo perduto potrebbero accedere tutti i titolari di partita Iva che abbiano subito perdite di almeno il 33% del fatturato.
Ai soggetti che hanno iniziato l’attività a partire dal 1 gennaio 2019 il contributo spetta, sempre secondo le bozze, anche in assenza dei requisiti. I trasferimenti vanno da un minimo di 1.000 a un massimo di 150.000 euro: cifre identiche, anche queste, a quelle previste dai decreti del precedente governo.
Il risarcimento potrà essere erogato come contributo diretto oppure riconosciuto sotto forma di credito d’imposta utilizzabile in compensazione tramite modello F24.
Non c’è l’esonero dalla ripresa dei versamenti fiscali
Infine, non c’è traccia dell’”esonero parziale o totale” dalla ripresa dei versamenti fiscali e contributivi promesso lo scorso anno dal governo Conte.
Nelle bozze la sanatoria — stavolta per le imprese che nel 2020 hanno registrato un calo del fatturato del 33% rispetto al 2019 — si limita all’abbattimento di sanzioni e interessi richiesti con le comunicazioni di irregolarità sulle dichiarazioni relative ai periodi di imposta 2017 e 2018. In caso di adesione, è previsto il versamento secondo le ordinarie modalità di riscossione delle somme dovute in seguito a controlli automatici.
(da agenzie)
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