ORBAN SE LO E’ PRESO NEL CULO: NON RAGGIUNGE NEANCHE IL QUORUM, VINCE L’UNGHERIA CIVILE
L’AFFLUENZA SI FERMA AL 45%, CONSULTAZIONE NON VALIDA… E ORA L’EUROPA PROVVEDA A TOGLIERE I 5,6 MILIARDI UE GRAZIE AI QUALI L’UNGHERIA NON E’ ANCORA FINITA NELLA BRATTA… 400.000 UNGHERESI HANNO CERCATO FORTUNA ALL’ESTERO: SIANO RIMPATRIATI, CI PENSI ORBAN A TROVARGLI UN LAVORO
Sono troppo pochi gli ungheresi che nella splendida Budapest ingrigita da nubi e pioggia e nel resto del paese sono andati a votare: quota di partecipazione al voto attorno al 45 per cento, ben sotto il quorum del 50 per cento che secondo Costituzione e leggi magiare è necessario perchè un referendum sia valido.
In altre parole: il premier Viktor Orbà n ha mancato un bersaglio per lui prioritario, ha incassato una sconfitta di primo peso.
La sconfitta è stata riconosciuta con dichiarazioni pubbliche dal vicepresidente della Fidesz (ndr: il partito del premier, membro del Partito popolare europeo) Gergely Gulyas, e dal presidente della commissione elettorale Andras Pulai.
Puntando a vincere e sperando di andare oltre il quorum Orbà n voleva rafforzarsi ancor più sia in patria, sia in Europa, ma è stato sconfitto e il segnale può trasmettersi ora agli altri Paesi dell’est.
Ma le conseguenze potrebbero andare oltre
L’economia ungherese regge solo grazie ai ricchi contributi elargiti dall’Unione europea (5,6 miliardi di euro nel 2015), e i salari — in media l’equivalente di 350 euro al mese — sono troppo bassi perchè gli ungheresi possano pensare al futuro con serenità .
E molti, soprattutto i giovani, preferiscono cercare fortuna all’estero, proprio come i loro coetanei mediorientali o asiatici che il governo respinge ogni giorno.
Negli ultimi cinque anni tra i 300 mila e i 500 mila magiari hanno scelto di vivere in un altro paese, prevalentemente in Germania, Gran Bretagna e Austria.
Contraria a ogni forma di immigrazione, paradossalmente l’Ungheria si ritrova così ad aver bisogno dei migranti per supplire alla carenza di manodopera.
Mancherebbero 22 mila informatici oltre a infermieri, cuochi, camerieri e addetti alle pulizie.
Al punto che il ministro dell’Economia Mihà¡ly Varga a luglio aveva annunciato misure per attrarre lavoratori stranieri nel paese, salvo poi fare marcia indietro.
(da agenzie)
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