ORDINANZE COMUNALI SUL DECORO URBANO: A GENOVA UN FLOP
SOLO 100 MULTE IN SETTE MESI NEL CAPOLUOGO LIGURE… MARONI AVEVA AMPLIATO I POTERI DEI COMUNI PROMETTENDO UN RITORNO AL DECORO… SOLO 318 COMUNI HANNO ADERITO SU 8.000 E LE CITTA’ RESTANO SPORCHE COME PRIMA
A distanza di sette mesi, l’ordinanza comunale sul decoro urbano, nonostante il clamore iniziale, a Genova non ha prodotto nulla o quasi: appena 100 le multe elevate in oltre 200 giorni.
L’ordinanza fa parte di una serie di misure, su alcol, prostituzione e decoro, varate anche in altre città italiane, a seguito del decreto Maroni che aveva ampliato i poteri dei Comuni.
Un flop federalista insomma, visto che su 8.000 comuni italiani solo 318 sono stati i sindaci che hanno firmato nuove ordinanze sulla sicurezza urbana, dopo il decreto nazionale.
A dimostrazione che non contano le teorie enunciate, ma i fatti concreti che come sempre latitano. Sulla carta il provvedimento voluto dal sindaco di Genova prometteva di fare piazza pulita di coloro che per strada consumano “in modo indecoroso o indecente, seduti o sdraiati, bevande e alimenti”, di chi “si trattiene nei medesimi luoghi, senza soluzione di continuità , sollecitando in maniera petulante e molesta questue e altre offerte in denaro” e di chi “intralcia in qualsiasi modo la libera circolazione delle persone, occupando gli spazi destinati ai disabili”.
Sarebbe insomma stato lecito aspettarsi un’impennata di sanzioni, invece poco o nulla.
Però l’importante è aver dato la “percezione che qualcosa si facesse”.
Il sindaco a Genova era riuscita a complicare la vita dei vigili urbani, emanando pure una circolare attuativa dell’ordinanza che, di fatto, mitigava gli effetti più rigidi della stessa.
Si diceva che come leva dell’azione del vigile di turno vi doveva essere il presupposto che la situazione riscontrata costituisse un pericolo di “sicurezza urbana”, ovvero ” l’intervento è previsto in quei casi in cui si verifichino danni per l’incolumità delle persone o del patrimonio pubblico”.
Alla fine la norma è divenuta fumosa e di difficile applicazione: a sette mesi dall’entrata in vigore del provvedimento sui “comportamenti contrari alla sicurezza urbana e al decoro in città ” che punisce con multe di 50 euro chi non si attiene ai “requisiti di igiene e decoro” e al “corretto uso dei beni comuni”, le multe sono una miseria e la città è sporca come prima.
Lo stesso comandante dei vigili urbani ammette che la materia è complessa: “è difficile stabilire quali comportamenti indecorosi pregiudichino la sicurezza urbana e quali invece no”e ancora: “il confine è labile e rende difficile spesso l’applicazione dell’ordinanza”.
Sarebbe meglio forse che i vari Comuni invece che burocratizzare ogni intervento applicassero semplicemente le norme in vigore da decenni.
Assistere gli sbandati e i clochard, invece che farli morire dal freddo a due passi dal Teatro dell’Opera ( come lo scorso inverno).
E dall’altro ristabilire un principio: il vigile urbano deve stare e camminare per strada, non imboscato negli uffici.
E per strada svolgere un compito di “vigilanza”, non limitarsi a diventare una macchina da multe per divieti di sosta.
Recuperando questo concetto di “vigilante della città “, non sarebbero necessari nè decreti maroniani, nè ordinanze comunali, nè circolari di applicazione.
Basterebbe che ognuno tornasse a svolgere il proprio lavoro, senza intenti persecutori.
Una volta affidati ai servizi sociali i disperati, resterebbe da perseguire ed “educare” quella minoranza di ignoranti che lordano per sfregio.
In questi casi meglio della multa sarebbe una norma che li obblighi per una settimana a pulire le strade della città e i wc delle stazioni: si raddrizzerebbero le schiene di tanti bulli e vandali recidivi. Invece si fanno norme nazionali e locali sempre più contorte e chi le deve applicare non capisce neppure come deve porsi di fronte a un reato presunto.
Ma una comparsata in Tv ormai non si nega a nessuno.
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