PASSA AL SENATO IL “PROCESSO BREVE” CHE AVRA’ VITA BREVE: AD PERSONAM E INCOSTITUZIONALE
PALAZZO MADAMA HA APPROVATO IL DECRETO SUL PROCESSO BREVE NELLA NUOVA VERSIONE, TRA CONTESTAZIONI E SCONTRI…VALEVA LA PENA BRUCIARSI CON UN DECRETO AD PERSONAM PALESEMENTE INCOSTITUZIONALE? … PERPLESSITA’ DA FINIANI E QUIRINALE: SI CONTINUA A PARLARE DI RIFORME E SI FANNO SOLO NORME PER SALVARE IL PREMIER
Finisce con il Senato che approva il decreto sul processo breve, tra le proteste dell’opposizione e l’esultanza della maggioranza (ormai esulta anche per norme che riguardano un solo cittadino).
Con 163 sì e 130 no, ora la palla passa alla Camera, ma il cammino è meno scontato di quanto si possa credere.
Ritirato nella prima versione, ripresentato riveduto e corretto dal relatore Giuseppe Valentino, la norma causerà la fine di molti processi per eliminarne solo due, quelle che riguardano il premier.
Una qualificata voce di dissenso è venuta dal senatore ligure Enrico Musso (Pdl), persona amica e stimabile, che ama ragionare col proprio cervello e che si è astenuto precisando: “Stiamo commettendo un errore grave, quello di non ammettere pubblicamente che c’erano due obiettivi, quello della ragionevole durata dei processi e quello che è diventato una sorta di agenda nascosta, la tutela del presidente del Consiglio”.
Purtroppo è la sola voce di “spirito libero” che si è sentita in un centrodestra sempre più prono ai diktat del vertice e incapace di autocritica.
Berlusconi ha dichiarato che “i miei legali mi sconsigliano di presentarmi ai processi, troverei un plotone di esecuzione”.
Peccato che la stessa cosa non possano fare gli italiani accusati ingiustamente che invece ai processi si presentano per difendersi, non potendo contare su leggi ad hoc.
Evidentemente sono dei coglioni.
La frase appare infatti quasi un insulto al cittadino comune che non ha certo i privilegi dei potenti.
Quando uno fa politica dovrebbe dare il buon esempio, non accusare gli altri poteri dello Stato.
Se i giudici sono prevenuti, a maggior ragione uno deve presentarsi a testa alta e sfidarli con il suo comportamento, difendendosi con le carte che dimostrano la propria innocenza.
A destra ci si comporta così da una vita, non ci piacciono i vili e gli inciuci.
Ci sono tre gradi di giudizio, fino alla sentenza definitiva nessuno è colpevole per la storia.
E poi finiamola di difendere Craxi e la prima Repubblica come vittime di una congiura, tra un po’ siamo alla causa di beatificazione.
In quegli anni le vittime innocenti furono solo tanti ragazzi di destra e di sinistra, mandati al massacro da un sistema che con loro riempiva le prime pagine dei giornali, mentre dietro le quinte i partiti incassavano tangenti e ingrassavano i conti esteri dei loro segretari.
Non basta autodichiararsi “governo di centrodestra” per “vivere” da persone di destra.
Una destra che si riduce a fare il lacchè non è destra, è una solo una associazione di miracolati che deve riconoscenza al suo benefattore.
Romani e padani che erano con le pezze al culo e che, grazie al premier, vivono una seconda florida giovinezza, prendendo per i fondelli l’elettore.
Ma di quali riforme andate cianciando?
Le uniche all’ordine del giorno sono solo le tre salva-premier.
Da mesi è la stessa storia, inutile prendersela con gli avversari che fanno (pure malamente) il loro mestiere.
Aver voluto il processo breve è stato un errore, la brutta sorpresa è già dietro l’angolo, lo stesso Fini aveva cercato di convincere il premier a non presentarlo.
Non solo: i finiani ne fanno una questione politica e tecnica.
Loro avevano esaminato un decreto differente, su cui avevano già espresso dubbi.
Poi è stato cambiato pure in peggio, senza neanche che Fini fosse avvisato. “Silvio quel testo è incostituzionale” ha detto Fini al premier.
Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, allora vadano a sbattere pure il muso.
Gli esperti giuridici del Quirinale sono già al lavoro e i dubbi convergono su tre aspetti: le disposizioni transitorie che salvano Berlusconi da Mills e Mediaset, ma affondano migliaia di processi, il processo corto per la Corte dei Conti e per le persone giuridiche.
Se ai finiani non piace un rito corto allargato anche ai reati erariali, in quanto non ne vede la necessità e c’è il rischio che lo Stato danneggi se stesso, il Colle guarda la norma transitoria.
Fulminare i processi per reati commessi prima del maggio 2006, già coperti dall’indulto, equivale di fatto a un’amnistia, per la quale però ci vorrebbero i due terzi del Parlamento.
Visto che va avanti anche il legittimo impedimento e il lodo Alfano costituzionale, era necessario forzare la mano con una legge penosa come il processo breve?
Scusate, ma la destra è altra cosa, questo sembra un consiglio di amministrazione di un’azienda decotta.
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