PERCHE’ NON POTEVANO OSCURARCI: ECCO LA LEGGE COSA DICE IN REALTA’
IL DL 70/2003 AGLI ART. 16 E 17 SMENTISCE CLAMOROSAMENTE CHI CI HA OSCURATO… LE LEGGI VANNO CITATE PER ESSERE APPLICATE NON PER ATTENTARE ALLA LIBERTA’ DI CRITICA… SOLO L’AUTORITA’ GIUDIZIARIA E’ LEGITTIMATA A FAR OSCURARE UN SITO, NON UN ATTO DI PARTE AUSPICATO DA CHI POTREBBE POI RISULTARE SOCCOMBENTE IN CAUSA
Cerchiamo di spiegare nel dettaglio l’inconveniente di cui siamo rimasti vittime e che ha portato all’oscuramento del ns. sito per 11 giorni con una decisione unilaterale e improvvisa di Altervista. La Provincia di Genova ha inviato a noi una citazione di fronte al tribunale civile di Genova per presunto “danno all’immagine” per alcuni articoli relativi ai concorsi ( di cui parliamo a parte). Anche il ns. provider Altervista è stato citato dalla Provincia nella medesima causa ( che inizierà a giugno) in quanto”editore” dello spazio web.
Facendo riferimento a sue responsabilità presunte nel caso non provvedesse ad eliminare gli articoli contestati. Il tutto sulla base degli art. 16 e 17 del DL 70/2003 che regolano la materia.
Per non avere guai Altervista ha ritenuto di aderire al “pressante invito” di una parte e senza alcun avallo giudiziario è andato oltre, oscurando l’intero sito, ovvero circa 1.000 articoli.
Secondo la Provincia, infatti, il provider “è responsabile delle informazioni memorizzate quando sia messo a conoscenza del fatto che l’informazione sia illecita, attraverso lettera in tal senso della Provincia”.
Tesi assai originale: è inutile svolgere un processo per accertare se l’informazione sia illecita o veritiera, il giudice perde tempo quindi, basta che lo sostenga una parte citando l’altra.
Strana concezione della giustizia, se prendesse campo le pratiche arretrate verrebbe smaltite velocemente, basta dare sempre ragione alla parte che accusa.
Peccato che la legge dica l’opposto e la citiamo .
L’art 17 comma 3 recita ” Il prestatore (Altervista nel caso) è civilmente responsabile del contenuto di tali servizi nel caso in cui, richiesto dall’autorità giudiziaria o amministrativa avente funzioni di vigilanza, non ha agito prontamente per impedire l’accesso a detto contenuto, ovvero se, avendo avuto conoscenza del carattere illecito o pregiudizievole per un terzo del contenuto di un servizio al quale assicura l’accesso, non ha provveduto ad informarne l’autorità giudiziaria”.
In pratica necessita giustamente una “richiesta dell’autorità giudiziaria” al provider per far togliere un articolo non gradito, altrimenti chiunque potrebbe pretendere la cancellazione di un testo che gli risulta antipatico citando semplicemente la controparte in tribunale.
Altervista avrebbe potuto al massimo “informare” l’autorità giudiziaria per farsi dire che fare.
Lo stesso art. 16 non prescinde mai dal concetto di intervento e comunicazione dell’Autorità giudiziaria, senza la quale le richieste di una parte sono carta straccia.
Altervista è andata oltre, non solo si è fatta piccola di fronte alle richieste di una parte, ma invece che chiederci in amicizia di eliminare gli articoli contestati, ci ha oscurato il sito intero per 11 giorni, senza una motivazione giudiziaria.
E alla nostra manifestata disponibilità a eliminare temporaneamente dall’archivio i 17 articoli contestati, riattivando il sito, ha risposto no.
Di fronte alle nostre contestazioni successive, precise e documentate, tramite anche il ns.legale, è iniziata una marcia indietro.
Anche perchè non siamo agnellini sacrificali e sappiamo difenderci dai soprusi, chiamando in causa ministeri ed esperti.
Mentre arrivava l’autorizzazione ad aprire presso un nuovo provider, arrivava anche la disponibilità di Altervista a riaprirci il sito con la stessa dicitura, gli stessi contenuti, cambiando solo l’Url.
Ma ormai il trasferimento lo avevamo fatto: peccato che per 11 giorni siamo stati privati della possibilità di far conoscere le nostre ragioni, ridotti al silenzio, impossibilitati a far valere il diritto costituzionale alla “libera espressione”, ivi compreso il diritto di cronaca e di critica.
Perchè, lo ribadiamo con orgoglio, noi non diffamiamo nessuno, conduciamo inchieste dove esponiamo fatti reali, con tanto di documentazioni e testimonianze.
E non ci facciamo mettere i piedi in testa da nessuno, questo penso sia ormai evidente a tutti.
Se qualcuno voleva farci tacere, gli è andata male e la prossima volta gli andrà anche peggio. Intanto chi sbaglia sarà chiamato a rispondere dei danni arrecati, tanto per far capire che aria tira da queste parti.
Un consiglio: copritevi bene che la bufera è solo agli inizi.
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