PIOGGIA DI EMENDAMENTI PER RALLENTARE LA LEGGE SUI SOLDI AI PARTITI
NEL TESTO RISPUNTA IL FINANZIAMENTO AUTOMATICO
Allarmato dalle manovre in corso, Enrico Letta ha già consegnato il messaggio agli ambasciatori della maggioranza: «Non permetterò che il mio ddl venga snaturato».
Eppure, nonostante l’avvertimento del premier, la cancellazione del finanziamento ai partiti traballa pericolosamente.
La tentazione dei partiti è quella di non abolire del tutto l’automatismo. La furia emendativa minaccia di stravolgere il testo e il rischio è che il provvedimento resti incagliato nelle secche dei veti incrociati.
Tanto da spingere Palazzo Chigi a preparare il piano B: «Il ddl è un punto fermo del governo. Altrimenti c’è la strada del decreto ».
Il via libera in commissione è previsto entro luglio, ma difficilmente la tabella di marcia sarà rispettata. Pd, Pdl e Scelta civica reclamano tempo.
Nonostante Letta.
Per Palazzo Chigi, però, non esistono alternative all’abrogazione totale del finanziamento.
La ratio è chiara: «Nessuno che non voglia dare un euro deve essere costretto a farlo». Il premier ha scelto la strada del ddl per mostrare la volontà di aprirsi ai «miglioramenti» delle Camere. Ma rispettando la filosofia che sta dietro all’intervento: «Nessuno pensi di far rientrare dalla finestra quello che vogliamo far uscire dalla porta».
I dubbi, però, lacerano la maggioranza.
A partire dal Pd. I deputati che si occupano del ddl si riuniranno già stamane con il tesoriere
Antonio Misiani per discutere pregi e difetti del testo.
«La direzione indicata dal governo è quella giusta», premette Misiani. Che però poi aggiunge: «Il Parlamento potrà migliorare il provvedimento ».
È proprio sulle tentazioni emendative che si gioca la sfida. Il ddl, infatti, prevede la cancellazione di ogni forma di finanziamento automatico.
Ma il rischio, per i partiti più strutturati, è l’asfissia
«Chi sostiene di voler cancellare ogni forma di finanziamento diretto — ammette il tesoriere Pd — dice una cosa che non esiste in nessuna democrazia».
Misiani non si sbilancia oltre, se non quando assicura che sono allo studio correttivi: «Esistono molte tecnicalità . Vedremo, discuteremo. L’importante è migliorare il ddl».
Di certo, i democratici spingeranno per introdurre «un tetto massimo alle singole donazioni», in modo da evitare lo strapotere del «miliardario di turno»
Chi ha in tasca una soluzione per risolvere il rebus è il tesoriere di Scelta civica, Gianfranco Librandi: «Sono favorevole all’abolizione. Sarebbe una bella sfida. Però capisco che diventi problematico sostenere così un partito».
Ecco quindi l’idea: «dimezzare» gli attuali rimborsi. «Noi — ricorda Librandi — siamo passati da 11 a 5 milioni. Così scenderemmo a 3 milioni… ».
A via dell’Umiltà si coltivano dubbi di altra natura. Ma comunque dubbi.
Maria Stella Gelmini, che del ddl è relatrice, giura: «Noi ci riconosciamo nel testo». Poi sottolinea: «Vogliamo migliorarlo, ma non ci sono passi indietro».
In particolare, i berlusconiani si batteranno per rendere meno stringenti i rigidi paletti di democrazia interna ai partiti pensati dall’esecutivo.
I grillini restano alla finestra.
Tommaso Ciriaco
(da “La Repubblica”)
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