PRESIDENTE DELLA CORTE DI CASSAZIONE: “CORRETTIVI SULLA RIFORMA DELLA PRESCRIZIONE O ANDREMO IN CRISI”
“AVREMO 25.000 PROCESSI IN PIU'”
In Italia sono quasi 6 milioni i processi aperti tra civile e penale. Il dato è emerso all’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte di Casazione nella relazione del Primo presidente Giovanni Mammone che ha citato i numeri al 30 giugno 2019: 3.312.263 i procedimenti civili – in calo del 4,8 per cento sull’anno precedente – e 2.675.633 quelli penali, in calo del 4%.
Per quanto riguarda l’afflusso di nuove cause, nel civile c’è stato un decremento pari a -1,4% e nel penale pari a -2,6%.
Davanti alle massime autorità dello Stato – dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella al premier Giuseppe Conte, dalla presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati al guardasigilli Alfonso Bonafede, fino alla presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia e al vicepresidente del Csm David Ermini – Mammone ha ricordato i magistrati caduti in servizio e rilanciato l’allarme sulla prescrizione dopo la riforma Bonafede: “È auspicabile che intervengano misure legislative in grado di accelerare il processo, in quanto ferma è la convinzione che sia la conformazione stessa del giudizio penale a dilatare oltremodo i tempi processuali”. Per Mammone “è tuttavia necessario che le concrete misure acceleratorie vengano adottate non solo nella parte del processo successiva al primo grado, ora non più coperta dalla prescrizione, ma anche in quella anteriore, soprattutto nelle fasi dell’indagine e dell’udienza preliminare, in cui si verificano le maggiori criticità che determinano la dispersione dei tempi e la maturazione della prescrizione”.
“A oggi, ovvero nel momento in cui sul dato delle prescrizioni non ha ancora inciso la disciplina della sospensione dopo la sentenza di primo grado, è utile evidenziare quali conseguenze potrebbero derivare da tale innovazione al giudizio di legittimità una volta entrata a regime. Accanto a un auspicabile riduzione delle pendenze in grado di appello derivante dall’attesa diminuzione delle impugnazioni meramente dilatorie, si prospetta un incremento del carico di lavoro della Corte di Cassazione di circa 20.000 – 25.000 processi per anno corrispondente al quantitativo medio dei procedimenti che negli ultimi anni si è estinto per prescrizione in secondo grado” ha detto Mammone, illustrando i possibili effetti della riforma Bonafede.
Per Mammone “ne deriverebbe un significativo incremento del carico penale, vicino al 50%, che difficilmente potrebbe essere tempestivamente trattato nonostante l’efficienza delle sezioni penali della corte di cassazione, le quali definiscono già attualmente circa 50.000 procedimenti annui”.
Nel lavoro delle strutture giudiziarie per effetto della riforma Minniti, “le impugnazioni in materia di protezione internazionale”, “prima diluite tra le Corti di appello, sono affluite tutte in Cassazione, gravando oltre modo la corte di legittimità ” ha segnalato Mammone rilevando che questi ricorsi erano 856 (2,8% dei ricorsi civili) nel 2017, passati a 5221 (14,1%) nel 2018, per lievitare a 10366 (26,7%) nel 2019.
Il vicepresidente del Csm David Ermini, con un riferimento al caso Palamara, ha ricordato “le vicende, dolorosissime per il Consiglio superiore, venute alla luce nel corso di una indagine giudiziaria. Questa indagine ha disvelato un agire prepotente, arrogante e occulto tendente ad orientare inchieste, influenzare le decisioni del csm e screditare altri magistrati. Durissimo è stato il colpo al prestigio, alla credibilità e alla autorevolezza del consiglio e dell’intero ordine giudiziario. Gravissima la lesione della legittimazione dell’uno e dell’altro agli occhi dei cittadini”. Ermini ha anche ringraziato Mattarella parlando di “consiglio autorevole, esempio animatore, guida illuminata” del Presidente che guida anche il Consiglio superiore della Magistratura. Ermini ha anche chiesto alle toghe maggiore prudenza nell’utilizzo dei social.
Parla anche il ministro della Giustizia. “Considero,personalmente, una conquista di civiltà il nuovo regime della prescrizione entrato in vigore dal 1 gennaio 2020” dice Bonafede, ammettendo che esistono nella maggioranza di governo “‘divergenze, ma “è in atto un confronto serrato per superarle e consegnare ai cittadini un processo idoneo a rispondere alle loro istanze di giustizia, garantendo tempi certi ed eliminando ogni spazio di impunità “.
E sul caso Palamara “la crisi che ha investito il Csm nella primavera del 2019 si è scontrata con un assetto istituzionale forte e compatto che, sotto la guida fondamentale del presidente Mattarella, ha saputo reagire. Adesso è il momento di intervenire in maniera tale da evitare che episodi così gravi che minano alla base la credibilità del sistema giustizia possano ripetersi in futuro”.
*Altri dati sono poi arrivati nella relazione di Giovanni Salvi, procuratore generale della Cassazione: dal calo dei femminicidi – “131 nel 2017, 135 nel 2018 e 103 nel 2019, ma resta un’emergenza nazionale. Aumenta il dato percentuale, rispetto agli omicidi di uomini, in maniera davvero impressionante” – al numero degli omicidi, che sono stati 297 nel 2019, l’allarme per il sovraffollamento carcerario – “ha raggiunto livelli allarmati” – alla precisazione che le assoluzioni “depurate dagli esiti non di merito” sono state il 21% del totale.
“Lo scorso anno giudiziario è stato segnato dalla discussione circa la distonia tra l’esercizio dell’azione penale e i suoi esiti dibattimentali. Si affermò infatti da taluno che circa il 50% delle azioni terminava in assoluzione e che ciò dimostrava un cattivo esercizio del potere e la necessità di rivedere tanto i meccanismi di filtro, quanto i criteri previsti dalla legge perchè si passasse alla fase del giudizio. Analoghe conseguenze sul piano del dibattito istituzionale, finalizzato a proposte di riforma, ha avuto l’affermazione che la maggior parte delle prescrizioni si verifica in realtà nel corso delle indagini preliminari”. Per Salvi il dato del 21% “è ben diverso da quello da cui ha preso le mosse il dibattito politico e nella giurisdizione”.
Racconta poi Salvi che “nel 2019 sono state esercitate in totale 156 azioni disciplinari (in netto incremento rispetto all’anno precedente, quando erano state 116, con un aumento del 34,5%), di cui: 73 per iniziativa del Ministro della Giustizia (nel 2018 erano state 60, con un aumento del 21,7%); 83 per iniziativa del Procuratore generale (erano 56 nel 2018, con un aumento del 48,2%)”.
Salvi ha anche detto che “affidare esclusivamente al diritto penale” i valori della società reca “rischi preoccupanti”. Si rischia di “spostare le politiche” ai “soli risvolti punitivi”. “La tentazione del ‘governo della paura’, ha riflessi anche sul pm.
(da agenzie)
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