PRESTITI, SE SI ESTINGUONO IN ANTICIPO LE BANCHE DEVONO RESTITUIRE I SOLDI
DALLA CONSULTA UN ASSIST AI CONSUMATORI
Una vittoria per i consumatori, una sconfitta per banche e finanziarie. Lo scorso 22 dicembre la Corte Costituzionale ha depositato una sentenza che secondo l’esperto di diritto privato Stefano Cherti “è una delle più importanti degli ultimi anni per i diritti dei risparmiatori. Di fatto, un grande regalo di Natale”.
La Consulta infatti ha stabilito che se il consumatore estingue in anticipo un finanziamento relativo al credito al consumo, deve avere indietro parte dei soldi spesi per l’accensione della pratica.
Più è anticipata l’estinzione, maggiore è la quota da restituire al cliente. Sembra un principio di buon senso, ma in realtà un decreto legge varato dall’esecutivo Draghi (il 73 del 2021) lo aveva messo in discussione.
In pratica la norma limitava solo “ad alcune tipologie di costi il diritto alla riduzione” che spetta al consumatore, scrive in un comunicato la Consulta.
Non solo: la legge limitava questo diritto solo a chi avesse acceso un finanziamento dall’entrata in vigore della legge in poi, quindi solo a partire dal 2021, tracciando così un solco tra risparmiatori “fortunati” e “sfortunati”.
La sentenza ha dichiarato incostituzionale proprio questa parte della legge. “In questo modo, la Consulta allinea finalmente la normativa italiana a quella comunitaria: è stato sanato un vulnus” commenta Cherti, ex membro del collegio di Roma dell’Arbitro bancario finanziario e docente all’università di Cassino.
L’Italia torna quindi a tutelare tutti i risparmiatori, come già avviene in Europa dopo la sentenza della Corte di Giustizia Ue del 2019, il cosiddetto “caso Lexitor”, che aveva fatto chiarezza sulla materia. Per limitare i danni alle proprie banche l’Italia aveva quindi varato la legge ora stracciata dalla Consulta.
Difficile calcolare quanti italiani siano interessati dalla sentenza, ma secondo l’esperto “parliamo di migliaia di persone: pensiamo a quanti finanziamenti per auto, elettrodomestici, mobili e altro ancora vengono accesi ogni anno”.
Anche le cifre in ballo sono notevoli: “Su un finanziamento da 7000 euro, in base all’anticipo con cui lo si estingue, parliamo di cifre tra i 500 e i 1000 euro”. Cherti ribadisce che “estinguere in anticipo un mutuo, un finanziamento o una cessione del quinto è diritto di tutti i risparmiatori, così come di ottenere la restituzione proporzionale dei costi iniziali”.
Secondo Stefano Albertini, coordinatore del Centro europeo consumatori, ufficio di Bolzano, “la sentenza taglia le gambe a chi vorrà applicare la legge in modo restrittivo, per il governo sarà difficile continuare a escludere i consumatori che hanno acceso finanziamenti prima del 2021. Possiamo immaginare che la norma verrà modificata, ma in ogni caso, per le banche si tratta di sborsare molti soldi”. In effetti dal comunicato della stessa Corte Costituzionale non ci sono dubbi: “Per effetto della sentenza spetterà ai consumatori il diritto alla riduzione proporzionale di tutti i costi sostenuti in relazione al contratto di credito, anche qualora abbiano concluso i loro contratti prima dell’entrata in vigore della legge 106 del 2021”.
(da La Repubblica)
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