LE CHIESE ORTODOSSE UCRAINE AFFILIATE A MOSCA SONO UN COVO DI SPIE DI PUTIN
UN ARCIPRETE LEGATO A MOSCA È STATO ACCOLTELLATO DA UNO SCONOSCIUTO IN UCRAINA… IL 25 NOVEMBRE I SERVIZI SEGRETI UCRAINI HANNO ARRESTATO E IDENTIFICATO 30 ECCLESIASTICI FILORUSSI ACCUSANDOLI DI ESSERE SPIE
Non si ferma la caccia alle spie nelle chiese ortodosse ucraine.
Ieri – a pochi giorni dal Natale ortodosso che si celebra il 7 gennaio – l’arciprete Anthony Kovtonyuk della Chiesa legata al Patriarcato di Mosca è stato accoltellato alla gola da uno sconosciuto a Vinnytsya, nell’Ucraina centrale. Kovtonyuk non è morto ma è in gravi condizioni. Ed è stato ferito proprio davanti all’altare della sua chiesa, quella dell’Intercessione della Madre di Dio.
Quello di Vinnytsya è solo l’ultimo episodio di una lunga serie di veleni, vendette e odio che dal 24 febbraio agita la chiesa ortodossa ucraina. Quando il 25 novembre l’Sbu, l’intelligence ucraina, ha fatto irruzione nel monastero delle grotte di Kiev, santuario tra i più celebri di Ucraina, la frattura è emersa con tutta la sua forza.
Dopo il raid, gli agenti hanno arrestato o identificato come sospetti più di 30 ecclesiastici e suore della Chiesa ortodossa ucraina filorussa, accusandoli di alto tradimento.
A maggio, la Chiesa ucraina affiliata a Mosca ha proclamato «piena indipendenza» dalla Chiesa ortodossa russa, affermando di «condannare la guerra» e di non essere d’accordo con la posizione del patriarca Kirill di Mosca, lo stesso Kirill accusato dal governo di Kiev di essere uno dei maggiori sponsor dell’invasione e di aver fornito con i suoi sermoni una giustificazione teologica all’aggressione di Vladimir Putin.
Per gli scettici, i proclami della Chiesa ortodossa ucraina fedele a Mosca sono solo uno stratagemma per placare gli animi: il ramo ucraino non a caso non ha dichiarato «autocefalia», termine ortodosso che si usa per indicare la vera indipendenza e che implicherebbe la sua fusione con la Chiesa ortodossa indipendente dell’Ucraina, operazione cui Mosca si oppone. E il motivo è solo uno: la Chiesa ortodossa ucraina filorussa è ancora filorussa.
Sul tavolo del presidente Volodymyr Zelensky è arrivata la richiesta di annullare le sanzioni stabilite contro i rappresentanti della Chiesa ortodossa ucraina. Secondo i diretti interessati queste misure «hanno bloccato le attività di intere diocesi», comprese quelle di assistenza alla popolazione interessata dalla guerra e di aiuto ai militari.
La Chiesa affiliata a Mosca ha anche esortato Zelensky a impedire l’adozione di quattro progetti di legge che limitano i diritti della chiesa, definendoli «incostituzionali» e «discriminatori». Richieste cui il 2 dicembre il presidente ucraino ha risposto con un decreto che approva la proposta del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale e bandisce la Chiesa ucraina filorussa.
Nella black list di Zelensky compaiono Vadym Novynsky, ex legislatore del blocco di opposizione filorusso; Rotyslav Shvets, vescovo che ha «annesso» la sua diocesi di Crimea alla Chiesa ortodossa russa a giugno in segno di totale fedeltà a Putin. E soprattutto compare Pavlo Lebid, vicario del monastero delle grotte di Kiev dal 1994 ed ex deputato del partito delle Regioni filorusso. Lebid, alias «Pasha Mercedes» – è stato soprannominato così dai suoi detrattori perché si muove solo su auto di lusso – è un personaggio discusso.
Contrario alle operazioni ucraine in Donbass fin dal 2014, oppositore del movimento di Euromaidan e degli studenti che vi hanno preso parte, nemico giurato del sindaco di Kiev Vitaly Klitschko e dei giornalisti in generale (li ha aggrediti più volte, spezzando loro arti e lanciando anatemi di ogni tipo), nel 2021 per sua stessa ammissione non ha consegnato alla polizia un serial killer che aveva ucciso 52 persone, pronto a costituirsi alla polizia dopo essersi confessato.
Nel 2019, soprattutto, Lebid ha dichiarato pubblicamente come la Crimea non sia parte dell’Ucraina. Facile capire perché «Pasha Mercedes» non riscuota al momento molte simpatie nella capitale. Ma non è solo Kiev ad essere travolta dallo scandalo. Durante le perquisizioni di novembre, agenti dell’Sbu hanno trovato un passaporto russo.
Era del patriarca Meletiy di Chernihiv e della Eparchia di Bukovyna scappato in Moldavia solo poche ore prima, per evitare l’arresto. Sulla Chiesa ortodossa ucraina fedele a Mosca – secondo la stampa ucraina – graverebbero inoltre accuse di pedofilia. Un episodio su tutti: il giorno del raid, il segretario della diocesi di Chernihiv Archimandrite Nikita è stato trovato a letto con un ragazzo del coro locale.
I giornalisti ucraini hanno pubblicato una foto che lo mostra accanto al giovane in biancheria intima che, secondo la Bbc Ucraina , avrebbe 17 anni. Nikita ha negato le accuse e sostiene che durante le perquisizioni, gli agenti dell’Sbu lo avrebbero costretto a spogliarsi e solo poi avrebbero scattato le foto. §
All’ombra delle cupole d’oro dei monasteri ortodossi ucraini si agitano veleni e colpi di scena che non sembrano destinati a finire. Ai quali ieri, a Vinnytsya, si è aggiunto il tentato omicidio di padre Kovtonyuk.
(da il Corriere della Sera)
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