QUELL’ESERCITO DI PADRI SEPARATI CHE NON PAGA IL MANTENIMENTO
BOOM DI CAUSE, DA GENNAIO UN FONDO STATALE
“Da sei mesi mio marito non ci versa più l’assegno di mantenimento. E i miei figli, Giada e Pietro, sono diventati bambini poveri. Cosa vuol dire povero? Vuol dire che abbiamo tagliato la piscina, il calcetto, la mensa a scuola, eliminato i vestiti nuovi, i libri sono un lusso già da un pezzo, e ad ogni festa di compleanno non so come comprare il regalo… Mi vergogno, ma riesco a garantire soltanto la sopravvivenza. Il mio ex scappa, fugge, dice che non ha soldi, ma intanto si è costruito una nuova famiglia…”.
Adachiara, maestra d’infanzia e giovane mamma separata di Udine dice che non appena il nuovo “Fondo di solidarietà per il coniuge in stato di bisogno” diventerà effettivo, sarà tra le prime a presentare la domanda.
Perchè d’ora in poi, come prevede la legge di Stabilità , sarà lo Stato a versare i soldi dell’assegno di mantenimento a famiglie come quella di Adachiara, rivalendosi poi sul padre inadempiente.
Un passo di civiltà , spiegano gli avvocati matrimonialisti, ma anche la testimonianza di un’emergenza non più legata alla crisi ma diventata endemica, la povertà cioè che segue la fine di un amore, e dunque le separazioni e i divorzi.
I dati sono impressionanti: secondo le stime dell’Ami, Associazione matrimonialisti italiani, i processi penali per il “mancato pagamento dell’assegno ai figli” sono aumentati del 20 per cento negli ultimi cinque anni, trecento in sei mesi i casi solo al tribunale di Trento.
Lasciarsi, ormai è assodato, è sempre più un lusso per coppie con doppio reddito, o per chi ha soldi, per tutti gli altri la rottura di un matrimonio può diventare l’anticamera della povertà .
Eppure in Italia le nozze durano sempre meno, dal 1995 a oggi sono triplicati gli addii dopo dieci anni vita in comune, e le separazioni cresciute del 70 per cento.
Ma nello stesso tempo il 12 per cento degli “utenti” delle mense della Caritas sono proprio i separati e i divorziati, anzi le divorziate, visto che l’8,5 per cento sono donne con figli minori a carico.
Spiega Gian Ettore Gassani, fondatore dell’Ami e grande sostenitore del Fondo varato dal Governo: “Sono anni che lo chiedevamo, anni in cui abbiamo visto la tragedia di famiglie ridotte sul lastrico dopo una separazione, e quasi sempre a pagarne il prezzo più alto sono le donne e i bambini. Nella maggioranza dei casi infatti a non pagare l’assegno di mantenimento sono i padri, in parte perchè non possono, in parte perchè ne approfittano. Ma il dato sociale è durissimo. Si può fare addirittura un calcolo matematico: in una coppia con due figli, un mutuo e due redditi da 1500 euro, dopo la separazione uno dei due coniugi diventerà povero…”.
Racconta Adachiara: “Ci siamo separati perchè lui aveva un’altra storia, ma abbiamo entrambi sofferto per la fine di un matrimonio in cui avevamo creduto. All’inizio è stato presente, affettuoso con i bambini, puntuale nei pagamenti. Poi la sua “altra” famiglia è diventata più importante, ha iniziato a trascurarci, e da quando è diventato padre di nuovo è come se ci avesse dimenticati. Il mio ex è un libero professionista, io guadagno meno di mille euro al mese. Eravamo una famiglia normale, oggi i miei bambini sono poveri, ed esposti ad una doppia sofferenza, il suo abbandono e le privazioni”.
Aggiunge Gassani, che di tutto ciò parla nel suo libro “Vi dichiaro divorziati”: “Il Fondo servirà in situazioni come queste, ma ci vuole una stretta vigilanza: temo infatti che i padri inadempienti possano approfittarne per abdicare ancora di più dalla proprie responsabilità “.
Mitiga Timberio Timperi, giornalista e esponente dei padri separati, protagonista di una lunga vicenda giudiziaria con la ex moglie.
“È una misura giusta, ma è anche una toppa sulle inefficienze della giustizia, dove ancora troppo spesso i giudici privilegiano d’ufficio il collocamento dei figli con le madri, e impongono ai padri assegni di mantenimento impossibili da onorare, fino a ridurli im miseria. Oltre ai soldi serve un cambio culturale nei tribunali”.
Per Alessandro Sartori, presidente dell’Aiaf, associazione italiana avvocati della famiglia, il vero problema è però l’impunità : “I processi aumentano, ma la realtà è che quasi mai gli “inadempienti” finiscono in carcere. E per le vittime l’unica strada è quella della battaglia legale…”.
Maria Novella De Luca
(da “La Repubblica”)
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