REDDITO DI CITTADINANZA, L’ANGOSCIA DI CHI NON LO PRENDERA’ PIU’: “DOVREMMO SCENDERE IN PIAZZA COME IN FRANCIA”
SUI SOCIAL I BENEFICIARI DANNO SFOGO ALLA LORO AMAREZZA
“E ora che succederà?”. Per molti beneficiari del reddito di cittadinanza quella di luglio sarà l’ultima “ricarica”. Secondo le stime (non ci sono ancora numeri ufficiali) le persone che verranno escluse dal sussidio dopo la riforma voluta dal governo Meloni sono almeno 500mila.
Per i così detti “occupabili” o “abili al lavoro” nel 2023 sono previste al massimo sette mensilità. A chi ne ha ricevute già sei, da gennaio a giugno, ne spetterà solo un’altra. Il reddito continuerà invece a essere erogato fino a dicembre ai nuclei familiari al cui interno vi sono minorenni, disabili o persone con più di 60 anni, nonché a coloro che “sono stati presi in carico dai servizi sociali, in quanto non attivabili al lavoro”.
Ma per circa un quinto dei percettori quello di luglio sarà l’ultimo mese. E agosto sarà un mese da incubo. Un po’ di ossigeno arriverà solo a settembre quando dovrebbe debuttare “il supporto per la formazione e il lavoro”, ovvero il contributo da 350 euro al mese che spetterà agli esclusi dal nuovo assegno di inclusione (ne parleremo più tardi) con un Isee non superiore a 6mila euro.
Paura e incredulità, ma tra i beneficiari c’è anche tanta confusione
Nei tanti gruppi Facebook dedicati al reddito di cittadinanza si percepisce un misto di angoscia e incredulità, ma a prevalere è soprattutto la confusione. Non tutti hanno capito cosa li aspetta. E non sono pochi quelli che temono, a torto, di finire nel girone degli esclusi: “Io ho tre figli minori, uno di 7, uno di 12 e uno di 11. Mi tolgono il reddito a luglio?” chiede un genitore. Ignaro di essere tra i fortunati che continueranno a incassare l’assegno. “E che succede?” continua. “Come mangiano questi bambini senza niente da un giorno all’altro?”.
Non sempre le risposte sono d’aiuto. Spesso anzi finiscono per generare ulteriore caos. “Non è vero che lo tolgono a luglio. Al Caf mi hanno detto che non c’è nulla di ufficiale” dice un utente. Altri riferiscono di telefonate con l’Inps con responsi alterni. “Ho 26 anni e ho una bimba di 3 anni. Sono occupabile o no?” domanda una ragazza. E ancora: “Ho 53 anni, mia figlia è ragazza madre con due bimbe, una di 3 e una di 1 mese. Lo prendiamo il reddito?”.
I dubbi abbondano. Le risposte pure, ma troppo spesso finiscono per essere fuorvianti. “Finisce a luglio o è veramente anche per gli occupabili fino a dicembre?” si chiede una donna. “Sì c’è per tutto l’anno” dice qualcuno tra i commenti, riportando però un’informazione inesatta. Gli fa eco un altro: “Non c’e’ ancora l’applicabilità del decreto (falso, ndr), cioè deve entrare in vigore per cui gli enti non ne sanno nulla”.
Le domande sono le più disparate: “Ma chi frequenta l’università risulta occupabile?”; “io ho 25 anni e vivo con mio fratello di 22. Posso sapere quando finirà?”; “sono vedova e senza reversibilità” scrive una signora, “se mi tolgono il reddito significa che non posso mangiare o pagare l’affitto e le bollette”.
“Da Meloni un abuso di potere, dobbiamo fare come in Francia”
Tra i beneficiari c’è rassegnazione, ma anche tanta rabbia. “C’è un clima di incertezza generale e quando la gente si renderà realmente conto che da agosto in poi non ci sarà nulla sarà un problema” scrive un uomo. “Dovremmo scendere in strada a protestare per i nostri diritti” suggerisce un altro. Che sintetizza così la situazione comune a tanti percettori, occupabili ma non occupati: “Anche se vuoi lavorare il lavoro non c’è. E ormai chiedono referenze anche per pulire i cessi”.
“Quello del governo Meloni è un abuso di potere” argomenta una donna. “Dovremmo scendere tutti in piazza e chiederne le dimissioni. Parlo seriamente”. Una delle espressioni più ricorrenti è “fare come in Francia”.
Ovvero occupare le strade e le piazze per costringere il governo al dietrofront. Qualcuno usa toni più pacati: “Signori del governo, non potete togliere il reddito a chi ha più di 50 anni ed è escluso dal mondo del lavoro. È inutile girarci attorno, non viene assunto, neanche con gli sgravi”.
“Abbiamo sbagliato, abbiamo sottovalutato le elezioni” dice una donna, “non credo ci sia molto da fare purtroppo, o scendiamo in piazza o ci affidiamo a Dio”. “Meloni ha vinto” dice sconsolata una ragazza. Molti incolpano chi non è andato alle urne: “Gli italiani fanno tante chiacchiere, ma pochi fatti”, osserva un’altra. Non manca chi si infervora per il ripristino dei vitalizi agli ex senatori e chi tenta di dare una lettura filosofica alla vicenda: “Il ricco non crede mai al povero, ma il povero crede sempre al ricco”.
Il sostegno per la formazione e il nuovo assegno di inclusione
Ad agosto centinaia di migliaia di italiani saranno in condizioni di oggettiva difficoltà. Al di là di quanto si vociferi sui social e nelle chat, con la circolare datata 12 luglio l’Inps ha confermato che nel 2023 la misura verrà riconosciuta nel limite massimo di sette mensilità, fatta eccezione per i casi (presenza di over 60, disabili o minori) che abbiamo già elencato all’inizio.
Va però anche rimarcato che dal 1° settembre partirà il “supporto per la formazione e il lavoro” che prevede un contributo di 350 euro al mese per le persone di età compresa tra 18 e 59 anni con un Isee inferiore a 6mila euro. Condicio sine qua non per ottenere l’assegno è l’obbligo di seguire dei percorsi di politiche attive per il lavoro. Il beneficio ha però una “data di scadenza”: la durata massima è in effetti di 12 mesi.
In ultima analisi non si tratta di uno strumento contro la povertà, ma di una sorta di indennizzo che viene erogato a chi si impegna a seguire un percorso di formazione professionale per inserirsi nel mondo del lavoro. Per chi a partire da agosto non potrà più contare sul reddito di cittadinanza sarà comunque un aiuto prezioso.
L’assegno di inclusione è invece lo strumento messo a punto dal governo Meloni per sostituire il reddito di cittadinanza. Il contributo, spiegano dal ministero del Lavoro, spetta a tutti i nuclei familiari nei quali ci sono persone con disabilità, minori, over 60 o “componenti in condizione di svantaggio, inseriti in programmi di cura e assistenza dei servizi socio-sanitari”. Uno dei requisiti è quello di avere un Isee di 9.360 euro (lo stesso del Rdc).
L’importo dell’assegno, che debutterà nel 2024, può arrivare fino a 6mila euro l’anno (500 al mese), più un contributo affitto di 3.360 euro l’anno, (280 al mese). Se il nucleo è costituito da tutte persone di almeno 67 anni o disabili gravi la cifra sale a 630 euro al mese più 150 euro di contributo per l’affitto. Per determinare gli importi reali bisogna però tenere conto anche della scala di equivalenza che si basa sulla composizione del nucleo familiare. Esattamente come avviene oggi con il reddito di cittadinanza. L’assegno di inclusione è dunque nei fatti molto simile allo strumento che sostituisce. Con la differenza, non proprio trascurabile, che non prevede nessuna tutela per centinaia di migliaia di persone indigenti, ma “occupabili”.
(da today.it)
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