RIFORMA DEI PARTITI, STOP AL M5S: CI SARA’ L’OBBLIGO DI DEMOCRAZIA INTERNA
SCONTRO IN COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI ALLA CAMERA
Sulla scia del caso Pizzarotti, il derby fra M5s e Pd si sposta a Montecitorio.
Questa volta lo scontro è sulla riforma dei partiti, che affronta i temi della trasparenza finanziaria ma anche della democrazia interna dei movimenti politici.
Il testo base della nuova legge è all’esame della commissione Affari Costituzionali della Camera che, questa mattina, ha bocciato l’emendamento targato 5S che puntava a eliminare l’obbligo di democrazia interna.
Per i pentastellati, infatti, il vincolo di democrazia interna è un modo per ripristinare l’obbligo di costituirsi come partito, abbandonando lo status distintivo di “movimento”.
Inoltre, accusano i 5S, la norma sull’obbligo di democrazia interna non è contenuta nel testo in discussione predisposto dal relatore Matteo Richetti.
Ma compariva nella prima proposta di legge firmata dal vice segretario del Pd, Lorenzo Guerini, che escludeva dalle elezioni i partiti privi di statuto e poi abbandonata perchè considerata “anti-5stelle”.
Il testo di Richetti non ha fatto propria l’impostazione sanzionatoria proposta da Guerini. Ma sancisce che la vita interna di partiti e movimenti sia “improntata al metodo democratico”.
Nel pomeriggio verrà votato un emendamento di Stefano Quaranta (Sel) che impone a partiti e movimenti di avere un organo disciplinare o di garanzia diverso dall’organo esecutivo (il cosiddetto emendamento “Salva-Pizzarotti”).
L’emendamento per abolire l’obbligo di democrazia interna.
Il deputato M5S Danilo Toninelli ha spiegato il senso dell’emendamento dei grillini: “Il metodo democratico interno è già previsto all’articolo 18 della Costituzione”. Mentre, le norme contenute nel testo base predisposto dal relatore del Pd Matteo Richetti, ha aggiunto, “violano l’articolo 49 della Costituzione. Il metodo democratico può e deve essere solo esterno al partito. Per questo lo abbiamo fatto”.
Il testo Richetti.
Prevede più obblighi per i partiti che vogliono usufruire del due per mille e dei benefici fiscali, mentre per i movimenti che non vogliono ricorrervi , come appunto il M5s, gli oneri sono minori.
Tuttavia anche per loro è obbligatorio avere un sito internet per la “trasparenza”, in cui pubblicare le procedure e gli organi che assicurano la democrazia interna.
Il M5S chiede l’abrogazione anche di questo comma, con un emendamento a prima firma di Federica Dieni.
Mazziotti (Sc): “M5s non trasparente”.
Il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, Andrea Mazziotti (Sc), intervenendo ieri sul caso del sindaco di Parma Federico Pizzarotti, lo ha messo in relazione alla riforma dei partiti.
“Vorrei sottolineare – ha dichiarato Mazziotti a Repubblica – l’approccio double face alla trasparenza dei 5Stelle: chi si iscrive e chi si candida ha un dovere assoluto di trasparenza. Ma non un diritto alla trasparenza. Da un punto di vista legale, la decisione di sospendere Pizzarotti è probabilmente illegittima. Perchè non si capisce su quali regole, principi e delibere si fondi. Grillo pare abbia il potere assoluto di sospenderti, senza contraddittorio. Casi come questo dimostrano quanto sia urgente una legge sui partiti e movimenti politici”.
Pd: “I 5s preferiscono i diktat del guru”.
È il commento, espresso in un tweet, di Silvia Velo, sottosegretario all’Ambiente e deputata del Pd.
(da “La Repubblica”)
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