ROSSO MARCIO, IL POMODORO CINESE VENDUTO COME ITALIANO
L’ITALIA E’ IL SECONDO PAESE PRODUTTORE AL MONDO DI POMODORI E CONSERVE… MA QUELLO CHE VIENE VENDUTO COME ITALIANO A VOLTE NON LO E’
“Rosso marcio” (Edizioni Piemme) è il titolo di un libro di Jean-Baptiste Malet, che negli ultimi due anni ha inseguito pomodori dalla Cina all’Italia, passando per l’Africa e gli Usa, e racconta con chiarezza tutti i lati oscuri di un business da dieci miliardi di euro l’anno.
La Cina è la prima esportatrice al mondo di concentrato industriale di pomodoro
È da qui che gli stabilimenti cinesi tirano fuori il concentrato che esportano in barili in tutto il mondo. E tantissimo in Italia. Dove, racconta Malet, spesso «viene riconfezionato da operai e macchine in scatolette “prodotte in Italia”».
Significa che il pomodoro italiano, spesso, in realtà è cinese. In un mese al porto di Salerno, hub di tutte le aziende di trasformazioni campane leader nel mondo, arrivano fino a 10mila tonnellate di concentrato dalla Cina.
Prodotto che, in alcuni casi, viene “ritrasformato” e mischiato con gli scarti del pomodoro raccolto in Italia e inviato sulle tavole di mezzo mondo
L’Italia resta la seconda produttrice al mondo di pomodori (5,1 milioni di tonnellate come la Cina, la metà della California) e realizza il 77 per cento delle esportazioni mondiali di conserve.
Il concentrato mischia prodotti dello Xinjiang e della Mongolia interna per un proprietario di marchio indiano.
Da qualche tempo, scrive Malet, il pomodoro ha cominciato a fare anche il giro inverso: dall’Africa all’Italia. La Cina ha delocalizzato la produzione, per esempio in Ghana.
(da “NextQuotidiano”)
Leave a Reply