SABINA GUZZANTI, L’ESPERTA DI MORALIZZAZIONE
IL SUO FILM “LE RAGIONI DELL’ARAGOSTA” FINANZIATO CON 400MILA EURO DALLO STATO FA FLOP …ALLORA LEI NE CHIEDE ALTRI 350MILA …EFFETTIVAMENTE FA RIDERE.
Non so se Sabina Guzzanti sia una esperta di rapporti orali, vista la finezza con cui ha apostrofato la Carfagna, ricevendone una querela, certamente non si può dire che non se ne intenda di rapporti venali. Riuscire a farsi finanziare al 40% un film dallo Stato, riesce solo a una “eletta casta di moralizzatori”, abituata a frequentare i salotti bene della capitale. Ovviamente con un passaporto progressista in tasca. E’ del 2006 la richiesta di finanziamento pubblico che la Guzzanti fece alla direzione generale per il cinema del Ministero dei beni Culturali, per la realizzazione del film ” Le ragioni dell’aragosta”. Il 25 settembre si riunì la commissione per la cinematografia che decise a quali pellicole concedere il finanziamento pubblico e a quali no. A fronte di un preventivo globale di un miliardo di euro, la commissione stanzia per il “capolavoro” della Guzzanti il 40%, ovvero 400mila eurini. Il film viene girato, arriva nelle sale il 7 settembre 2007 e, nonostante molte promozioni ( compresa una ospitata da Santoro ad Anno Zero), al 13 aprile 2008 risulta aver incassato 440.635 euro.
In gergo cinematografico un buco pazzesco, forse colpa degli italiani progressisti che non hanno capito la genialità dell’artista e l’avvincente trama ( è la storia di un gruppo di comici che si ritrovano in Sardegna e realizzano uno spettacolo teatrale).
Dopo essersi finanziata con 400mila eurini dei contribuenti, dopo gli scarsi introiti del film, che si inventa la Guzzanti? Chiede una modifica del piano di produzione e un incremento a posteriori dei finanziamenti.
Documenti alla mano, Verbale n° 6/2007, stralcio seduta del 28/09/07 ” Le società StudioUno, Secolsuperbo e Sciocco chiedono una variazione del preventivo da 1.052.725 a 1.400.380 euro ” . Si legge nel verbale che ” la modifica più rilevante è quella relativa a ulteriori compensi per la cessione dei diritti per il soggetto e la sceneggiatura della signora Guzzanti, incrementati di 150mila euro” ( da 100mila a 250mila euro). La Commissione però stavolta dice no a un nuovo contributo, giudficandolo immotivato, in quanto il preventivo iniziale è perfettamente congruo. Tra l’altro furono distribuite ben 101 copie dell’opera che ha quindi goduto di un’ottima copertura del territorio nazionale. Semplicemente le sale sono andate deserte e già lo Stato aveva tirato fuori il 40% del costo del film, praticamente finanziando un flop miserabile.
Il direttore generale del Ministero ha confermato che la ” Sabina Guzzanti si è pure molto arrabbiata con il Ministero, in quanto pretendeva altri soldi di finanziamento, ma trattandosi di soldi pubblici abbiamo agito con la massima trasparenza”.
Per uno, come me, che non è mai riuscito a ridere una volta alle battute di questa sedicente comica, resta almeno la soddisfazione che stavolta è riuscita a estorcerci una risata : evidentemente la signora pensa che i suoi capolavori non debbano essere pagati dagli spettatori in sala, ma dallo Stato, coprendone quasi interamente le spese.
Lei che si augura che il Pontefice finisca al buio dell’inferno, inseguito da omosessuali, forse è più abituata alla oscurità dei fondosala vellutati dei cinema deserti dove proiettano i suoi capolavori, dobbiamo capirla e apprezzarla. Solitamente è il luogo dove localizzano i cessi.
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