SALVINI DI FRONTE ALLA SVOLTA DI MARINE LE PEN, CHE PER LA PRIMA VOLTA HA CONDANNATO L’AGGRESSIONE RUSSA ALL’UCRAINA, NON STATO NEMMENO CAPACE DI ANTICIPARE LA SVOLTA TATTICA DELLA SUA AMICA MARINE
CIÒ LO CONDANNA A UN RUOLO DI ETERNO SECONDO. HA FATTO TANTO PER USCIRE DAL CONO D’OMBRA IN CUI LO HA CONFINATO LA MELONI, SOLO PER RITROVARSI SUCCUBE DEL RASSEMBLEMENT
Qualcosa si muove nell’estrema destra europea. E a prendere l’iniziativa è Marine Le Pen, amica e alleata del nostro Salvini.
La presidente del Rassemblement National è la leader di fatto del gruppo trasversale che si definisce “Identità e Democrazia”, più a destra dei Conservatori (ECR) che fanno riferimento a Giorgia Meloni e con cui i rapporti sono ai minimi termini. La discriminante è la politica verso la Russia di Putin.
Le Pen, Salvini, ovviamente i semi-nazisti di AfD in Germania, ora anche i portoghesi di Chega e altri sono gli amici dell’autocrate russo in Europa. Sullo sfondo, il premier ungherese Orbán è il più autorevole interprete della linea che aspetta solo la vittoria di Trump in America per destabilizzare l’Unione.
L’altro fronte, i Conservatori, è più ambiguo. La premier Meloni ha scelto di condividere la scelta atlantica sull’Ucraina, affermata ancora di recente in sintonia con Biden, altri sono più sfuggenti circa la relazione con Mosca (come il nuovo arrivato, il francese Zemmour, l’anti-Le Pen).
Cosa è accaduto dunque nelle ultime ore per iniziativa della presidente del FN? Due cose.
Da un lato l’estrema destra transalpina ha votato contro l’ultimo pacchetto di aiuti a Kiev deciso da Macron. Tuttavia l’aspetto originale è la condanna dell’aggressione di Mosca all’Ucraina. Mai la Le Pen si era spinta a tanto. Mai aveva avuto il coraggio di esprimersi con tanta chiarezza circa l’origine della guerra. Tuttavia questa mossa imprevista non significa che il RN abbia modificato la sua politica estera. Al contrario.
Il rapporto con Putin è troppo antico e consolidato per essere messo in crisi. Tra l’altro, i russi avrebbero finanziato a suo tempo la campagna elettorale dell’estrema destra francese con 9 milioni di euro. Non risulta che si siano pentiti del loro investimento. Quel che è mutato è il profilo di Marine Le Pen.
Oggi lei è a tre passi da un risultato strepitoso : essere il primo partito di Francia, sconfiggendo Macron alle europee e rendendo così meno nebbioso il traguardo delle elezioni presidenziali nel ’27.
Dopo secoli, siamo ancora alla celebre affermazione di Enrico di Navarra, vicino a coronare l’ambizione di essere re: “Parigi val bene una messa”.
La differenza è che la conversione al cattolicesimo del pretendente al trono era definitiva, mentre oggi l’attacco ai russi invasori è pura tattica. Il vero stato d’animo del Rassemblement è nel voto contrario agli aiuti a Zelensky: è quello che davvero interessa al Cremlino .
Si tratta di tattica per creare sconcerto nel campo di Macron […]. L’estrema destra, viceversa, si prepara a trasformarsi nell’interlocutrice di Trump. E se questo comporta un aggiornamento della posizione contraria a Kiev, ben venga. Il sapore del successo, peraltro, spinge la Le Pen, ma non il capo leghista, ad allentare un po’ il legame coi tedeschi di Alternative.
E Salvini in tutto questo? Il suo ruolo resta marginale. Il capo del Carroccio non stato nemmeno capace di anticipare la svolta tattica della sua amica Marine. Ciò lo condanna a un ruolo di eterno secondo. Ha fatto tanto per uscire dal cono d’ombra in cui lo ha confinato la Meloni, solo per ritrovarsi succube del Rassemblement. Anche lui, ovviamente, spera in Trump. A lui sono rivolti i suoi pensieri quando si scaglia contro Ursula Von der Leyen e invoca “meno Europa”. Ma deve quanto meno attendere novembre e non è detto che la crisi della Lega non esploda prima. Anzi, è alquanto probabile.
(da Repubblica)
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